L'OCCIDENTE TRASFIGURATO di Enzo Bianchi

L'OCCIDENTE TRASFIGURATO L'OCCIDENTE TRASFIGURATO Mistici cristiani e pagani L misticismo è la ripetizione, in una civiltà non più corale, dell'esperienza iniziatica: è un ritomo della tradizione in senso proprio, ricordo involontario di cosa sepolta», afferma Elémire Zolla nella nota introduttiva ai Mistici dell'Occidente. Forse è anche in base a questo che, nell'attuale nostra società post-tradizionale, che ha smarrito il senso dei simboli e in cui manca l'iniziazione, si spiega la nostalgia e il rinnovato interesse per la mistica. Rinnovato interesse constatabile dalle molte opere dedicate all'argomento e pubblicate negli ultimi tempi. Tra cui un posto a parte occupa l'imponente lavoro di Zolla, adesso ripubblicato da Adelphi. Posto a parte anzitutto perché si tratta dell'edizione riveduta di un'opera che uscì per la prima volta da Garzanti nel 1963, dunque in tempi assolutamente non sospetti, e riedita presso Rizzoli in sette volumi nel periodo 1976-1980. Quindi per l'impostazione: non tanto un discorso «sulla» mistica (l'autore infatti si limita a una nota introduttiva di un centinaio circa di pagine, in realtà molto erudite e dense), quanto un tentativo di lasciar parlare i testi mistici attraverso un'antologia che seleziona testi e autori dall'antichità classica fino al XVIII secolo, da Pitagora e dall'orfismo fino ai mistici dell'età moderna, suddivisi tra italiani, francesi, inglesi, tedeschi e fiamminghi, spagnoli e portoghesi. Inoltre per il fatto che l'autore non si limita alla mistica cristiana, ma abbraccia anche il mondo antico pagano. Un particolare dalla Santa Teresa del Berninico, il mondo zodiacale, la simbolica dei numeri, la musica, i colori ecc. Ma all'autore, mi pare, interessa soprattutto ascoltare e far ascoltare l'esperienza e la voce dei mistici, conscio anche che la mistica, pur così sfuggente alle definizioni perché «perpetua inversione», perché per comprenderla appieno occorrerebbe «riesumare prima il cono L'opera è dunque significativa in ordine alla storia della nostra cultura e civiltà occidentali. Essa si segnala anche per il numero di autori ripresi - più di duecentoventi - e quello ben superiore delle opere di cui sono riportati brani. Testi e autori spesso sconosciuti o noti soltanto agli addetti ai lavori. L'attuale nuova edizione inoltre appare molto migliorata rispetto alla precedente: maggior precisione e completezza nelle citazioni e nelle note, con segnalazione delle traduzioni italiane apparse nel frattempo (ma non con aggiornamento bibliografico), maggior accuratezza nella segnalazione finale delle fonti bibliografiche con indicazione dei traduttori dei testi, correzioni di errori di vario tipo presenti nella precedente edizione (date, citazioni bibliche, parole greche, attribuzioni di testi, titoli di opere), precisazione delle brevi notizie che introducono ciascun autore, più accurata e meglio visibilizzata indicazione dei brani citati che possono essere così facilmente reperiti nell'insieme dell'opera da cui sono tratti, aggiunta di riferimenti biblici in passi dove non erano stati segnalati nella precedente edizione, riordino della disposizione dei testi citati di uno stesso autore (p. es., Evagrio), aggiunta di riproduzioni di immagini ecc. Certo, resterebbe ancora qualcosa da fare: se è stato giustamente tolto il primo paragrafo della Nota introduttiva, dedicato alle «cattive definizioni» della mistica, e ritenuto datato già nell'edizione del 1976, non è stata aggiornata la nota 1 a pag. 320 del I voi., che già nell'edizione precedente si apriva con l'annotazione che «metodi analoghi di rigenerazione spirituale venivano applicati fino a cinque o sei anni fa nella Chiesa cattolica dagli eredi diretti dei Padri»; se molti errori sono stati corretti, altri son restati: un «Benedetto Magno» per «Benedetto», un Talmud che in realtà è il Midrash rabbah (Nota introduttiva, p. 54)... Così come il criterio antologico ogni tanto lascia perplessi: perché Simone di Taibutheh sì e Isacco il Siro no? Perché non ricordare le Omelie su Ezechiele fra le opere di Gregorio Magno? E magari anche qualche altra opera di Basilio? Ma sia chiaro, sono dettagli tutto sommato trascurabili all'interno di un'opera complessa e di vastissimo respiro. Che ha tra l'altro il merito di far emergere alcuni elementi portanti della grammatica del linguaggio mistico, veri e propri filoni di pensiero, strutture simboliche capaci di attraversare epoche e mondi culturali e religiosi differenti: il rapporto con la natura, tra corpo umano e corpo cosmi- Un particolare dalla Santa Teresa del Bernini co, il mondo zodiacale, la simbolica dei numeri, la musica, i colori ecc. Ma all'autore, mi pare, interessa soprattutto ascoltare e far ascoltare l'esperienza e la voce dei mistici, conscio anche che la mistica, pur così sfuggente alle definizioni perché «perpetua inversione», perché per comprenderla appieno occorrerebbe «riesumare prima il conoscere pieno, fondato sui cinque sensi, per poi negarlo, e negarne la negazione», appare però essenzialmente come «conoscenza acustica del reale ovvero della natura acustica del reale», «è conoscenza completa rispetto all'intelletto discorsivo, che è organizzazione della conoscenza secondo un modello meramente ottico». E ascoltare i testi mistici significa essere riportati alle radici profonde dell'essere, significa partecipare, almeno per un momento e parzialmente, di quella stessa esperienza mistica che è «un porsi dalla parte del mistero senza il quale l'intelletto non avrebbe vita, e che è la fonte dell'intelletto». Così questi due volumi sono un invito all'ascolto, e anzitutto dei due grandi testi, le due Bibbie dell'esperienza mistica che qui sono intenzionalmente omesse perché avrebbero dovuto essere riportate per intero in quanto «tutta la mistica antica è un commento a quei testi»: le opere di Platone e le Scritture (AT e NT). Da lì si dipana un articolato, ricchissimo, assolutamente non sintetizzabile cammino, da cui veramente molto ha da apprendere l'uomo contemporaneo, bisognoso di cogliere la luce nella e dell'oscurità, assetato di sapienza e di unificazione, di conoscenza di sé e di Dio, dell'anima e del mondo. E che nelle sue radici di uomo occidentale trova l'eredità pagana e cristiana, la sapienza di Marco Aurelio e la profondità di Agostino. E l'intero libro di Zolla potrebbe essere ben suggellato da una sentenza di Angelo Silesio: «Amico, adesso basta. Poi leggerai dell'altro. Ora vai e diventa tu stesso Scritto ed Essere». Enzo Bianchi

Persone citate: Benedetto Magno, Bernini, Elémire Zolla, Garzanti, Gregorio Magno, Pitagora, Platone, Zolla

Luoghi citati: Adelphi