IL CONSIGLIO

IL CONSIGLIO IL CONSIGLIO di Anacleto Verrecchia SOSSIO Giametta spicca, per competenza, tra gli studiosi e i cultori di Nietzsche. Chi non conosce le sue eccellenti traduzioni? E chi non sa che egli ha collaborato con Colli e Montinari all'edizione completa delle opere di Nietzsche? A differenza di Montinari, però, che era soprattutto un filologo, Giametta pensa anche filosoficamente. Molto più vicino, dunque, a Colli che a Montinari. Lo dimostrano i suoi scritti, fra cui il Commento allo Zarathustra, pubblicato l'anno scorso da Bruno Mondadori. L'ultimo suo lavoro è la traduzione della Genealogia della morale (BUR Rizzoli, pp. 215, L. 15.000). L'introduzione è molto accattivante anche per chi, come il sottoscritto, non è un adoratore di Nietzsche. Al filosofo, qualunque cosa se ne pensi, vanno riconosciute due grandi qualità: il coraggio morale e lo stile letterario. In quest'epoca di pietismo istituzionalizzato e di snobismo caritativo, in cui tutti piangono e piangono, anche più del necessario, non fanno poi male gli attacchi frontali di Nietzsche contro il cristianesimo e la morale di quelli che egli chiama «malriusciti» o «ciàndala». Servono a ristabilire un minimo di equilibrio. Già Lichtenberg prendeva di mira la letteratura lacrimevole: «Se un'altra generazione dovesse ricostruire l'uomo in base ai nostri scritti sentimentali, crederebbe che esso non sia stato altro che un cuore con i testicoli. Un cuore con lo scroto». Nel frattempo quel cuore ha perso anche i testicoli.