IL CONSIGLIO
IL CONSIGLIO IL CONSIGLIO di Niccolò Ammaniti ESISTONO degli scrittori thriller che s'interessano più degli ambienti che dei personaggi e della trama. Dove la descrizione è minuziosa al punto che le pagine emanano l'odore dei posti che descrivono, in questo senso esemplare è l'ultimo romanzo di Martin Cruz Smith, La rosa nera (Mondadori, pp. 387). Si racconta di Wigan, Inghilterra, nel 1876, un centro minerario dove disperati diavoli neri scavano nel carbone senza un futuro. Quando ho letto il libro avevo i polpastrelli coperti di nero. E non credo che fosse l'inchiostro. Siciliano e un'immagine da «Tutti giù per terra» letteratura-cinema. Un connubio che oggi procede a gonfie vele: non c'è regista che andando in libreria non si porti a casa una sporta di opere fresche di stampa o di capolavori del Novecento per vedere di ricavarne spunti cinematografici. E spessissimo li trova. In libri recenti, da Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi e Marianna Ucria di Dacia Marami, portati sullo schermo da Roberto Faenza, a Va' dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro diventato film con la regia di Cristina Comencini, a Tutti giù per terra di Giuseppe Culicchia, arrivato nelle sale diretto da Davide Ferrario. Ma anche nei meno recenti capolavori del Novecento, da La tregua di Primo Levi, tradotto in pellicola da Francesco Rosi, a Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi girato da Francesca Archibugi. Il numero dei volumi star del set è in crescita. E' il gran revival di un legame fecondo come quello che c'era nel dopoguerra? Quale sorte oggi aspetta i testi d'autore sotto l'occhio della cinepresa? La fedeltà o il tradimento? «Della Roma cinematografica del dopoguerra si poteva ripetere ciò che si disse per la Vienna del 1900: che c'era un genio in ogni strada. Oggi i geni non abitano più qui, ma di cineasti interessanti ve ne sono parecchi - osserva il saggista e critico cinematografico "Tullio Kezich -. Comunque bisogna poi distinguere tra registi capaci di inventare i propri copióni, o almeno di collaborarvi efficacemente, e quelli che devono ricorrere allo sceneggiatore anche per mandare una cartolina alla zia. L'adattamento teatrale o cinematografico è una difficile forma di interpretazione di un'opera. Oggi il cinema italiano non avrebbe che da giovarsi di buone spalle letterarie, come lo sono stati Zavattini, Soldati, Debenedetti, Flaiano, Pasolini. Purtroppo è più facile trovare in giro gente che sa un po' girare, meno facile trovare chi sappia veramente scrivere». Non è tutt'oro quel che riluce e
Luoghi citati: Inghilterra, Vienna
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