«Fona Italia ci ripensa»: un giallo di Alberto Rapisarda

| Berlusconi sconfessa il capogruppo azzurro: non vedo come io possa aver cambiato parere | Berlusconi sconfessa il capogruppo azzurro: non vedo come io possa aver cambiato parere «Fona Italia ci ripensa»; un giallo «Modello francese modificabile», la destra puntai piedi ROMA. Scorreva quieto il primo pomeriggio a Montecitorio, come sempre accade il venerdì, giorno in cui non c'è seduta e i deputati se ne tornano a casa. Ma ieri uno era rimasto, il presidente dei deputati di Forza Italia, Giuseppe Pisanu, e con una notizia-bomba da comunicare ai cronisti. Convoca tutti alle 15,20 nel suo studio e dice che riferisce «l'autentica interpretazione» delle parole di Berlusconi. E cioè che il voto sul semipresidenzialismo per Berlusconi non è immodificabile, quel che conta è che ci sia «l'elezione diretta del capo dell'esecutivo». E per quel che riguarda la legge elettorale, Forza Italia non pensa di aumentare l'attuale quota proporzionale (come aveva ipotizzato Berlusconi giovedì per assecondare i suoi «cespugli»). Quella quota, invece, può essere utilizzata «per garantire gover- nabilità». Insomma, per creare un premio di maggioranza. Apriti cielo. Insorge Gianfranco Fini che tempesta di telefonate Berlusconi ad Arcore pretendendo una smentita in difesa del semipresidenzialismo. Protestano ccd e cdu pretendendo assicurazioni che il turno unico non li penalizzi. Gianfranco Fini fa diffondere dall'ufficio stampa di An un comunicato di fuoco: «E' indispensabile una sollecita, tempestiva quanto scontata smentita da parte dell'on. Pisanu. Nessuno può infatti pensare, nemmeno per ipotesi o per un attimo, che il Polo possa rinunciare all'elezione diretta e popolare del Presidente della Repubblica sancita dal voto della Bicamerale». Pisanu risponde precisando, sì, che non c'è un passo indietro rispetto al semipresidenzialismo, ma che la formula «elezione diretta del capo dell'esecutivo» sta scritta nel documento approvato all'unanimità dal Polo quando decise di partecipare ai lavori della Bicamerale. Deve intervenire personalmente Berlusconi per acquietare gli alleati assicurando che non si torna indietro sul semipresidenzialismo. «Non vedo come possa immaginarsi che io abbia cambiato parere. Non hanno quindi ragione d'essere gli equivoci delle ultime ore, evidentemente interessati e strumentali. Ad ogni buon con- to, valga questa mia dichiarazione a dissiparli tutti e definitivamente» dice il capo del Polo con evidente irritazione. Stato d'animo reso esplicito da una chiosa di Enrico La Loggia, presidente dei senatori di Forza Italia: «Quelli di An, se avessero aspettato qualche ora, avrebbero potuto risparmiarsi di intervenire per protestare». Ma, insomma, che succede? Succede che, dopo l'euforia iniziale dei presidenzialisti (accompagnata dal sollievo di chi vuole il turno elettorale unico), cominciano ad emergere i dubbi di Forza Italia sulla reale utilità della partita nella quale si è imbarcata. Utilità che sarebbe scarsa se la conseguenza fosse il drastico indebolimento di Massimo D'Alema e la rinunzia ad un sistema elettorale che semplifichi gli schieramenti. 0 col doppio turno o con qualcosa che abbia un effetto simile. Così Berlusconi lancia palloni di prova per vedere quali sono le reazioni nell'altra metà campo. Reazioni nel complesso positive, anche se venate da scetticismo e incredulità. «E' un comportamento schizofrenico» afferma Antonio Soda del pds. Dalla Svezia, Massimo D'Alema non esclude che alla fine il modello semipresidenzialista venga bocciato dalla commissione, visto che il Polo vuole il turno unico. E se non in commissione, il semipresidenzialismo rischierebbe la bocciatura in aula, dove Polo più Lega non avrebbero i voti sufficienti per farlo passare. Comunque Pisanu (Berlusconi) dice sin da ora che la riforma deve avere «almeno» una maggioranza del 60-70 per cento e che «non si basi su politiche corsare». Ovvero, basta con le in¬ cursioni della Lega. A ben vedere, la parte più interessante (e non smentita da Berlusconi) della conferenza stampa di Pisanu è quella dedicata alla riforma elettorale. Che contiene la vera apertura a D'Alema. Va bene l'attuale legge elettorale, dice Pisanu, e la quota maggioritaria non si può toccare perché è stata scelta dagli elettori col referendum. E poi, «i partiti più piccoli possono essere garantiti dall'elezione ad un turno, ina non possono pretendere di fare delle loro esigenze la chiave di volta delle riforme». Col sistema proporzionale potrebbe rinascere la de, avvisa Giorgio Rebuffa, anche lui berlusconiano. Chiarimento nel Polo martedì prossimo per concordare gli emendamenti per le riforme. Alberto Rapisarda I fulmini di An costringono il Cavaliere a correggere l'onorevole Pisanu «Non rinunceremo» «Mi avevano chiesto un voto di bandiera Berlusconi sembra sincero, Fini invece cerca propaganda» | A sinistra Massimo D'Alema con il premier francese Jospin A destra Francesco D'Onofrio

Luoghi citati: Arcore, Italia, Roma, Svezia