NON BASTA UN COLPO RIUSCITO di Francesco La Licata

anniversari NON BASTA UN COLPO RIUSCITO rato il rituale attacco al procuratore Giancarlo Caselli. Ma la cattura di Aglieri è provvidenziale soprattutto perché stringe nuovamente alle corde una mafia, certamente provata, ma da qualche tempo orientata verso una strategia nuova, distante dai riflettori e dalle maniere rudi della precedente scelta stragista. I ferri ai polsi dei latitanti sono il modo migliore per ridimensionare, psicologicamente e concretamente, l'immagine di un avversario davvero duro ad arrendersi. Proprio negli ultimi mesi la lotta alla mafia era stata al cen¬ tro di un dibattito politico aspro e le strategie di contrasto alla Piovra sono poi risultate messe in difficoltà da modifiche tecniche e legislative. Senza voler entrare nelle valutazioni, si può dire che il «risultato complessivo», magari in parte frutto di suggestioni ed avventatezze, era stato di una qualche preoccupazione tra le file dei magistrati delle Procure più esposte. Come se la riforma della legge sui collaboratori di giustizia, con la conseguente rescissione di più di 200 «contratti» di protezione, e quella dell'art. 513 del codice di procedura penale (che annulla le accuse dei pentiti non confermate in aula) fossero stati recepiti alla stregua di campanelli d'allarme. Da un clima come quello appena descritto è ovvio che Cosa Nostra tragga linfa vitale. Ed è persino possibile che si vada convincendo di poter «passare la china» in tempi brevi per tornare alle antiche relazioni. Se è vera l'esistenza all'interno dell'organizzazione mafiosa di un asse Aglieri-Provenzano, cioè dell'ala moderata e capace di mediare senza ricorrere alla forza bruta, è abbastanza probabile che la cattura del boss della Guadagna equivalga ad aver mandato per aria una strategia di ripresa. E quindi, come dice il procuratore Caselli, «qualcuno dovrà rifare i conti». Ma attenzione. Cosa Nostra ha una struttura agile e flessibile. Finito un capo ne arriva un altro, in tempi incredibilmente rapidi. Per anni investigatori e giornali hanno inseguito nomi che nella realtà erano stati già soppiantati da altri, come nel caso di Luciano Liggio, eterno capo sui mass media, anche quando da anni aveva passato lo scettro a Totò Riina. Per questo bisogna che magistrati, investigatori, tutta la struttura di contrasto sia continuamente sostenuta. La cattura di un latitante è un momento della lotta. Ma la Piovra è strutturata per riassorbire i singoli colpi che subisce. La strategia vincente deve essere quella dei tempi lunghi, del giorno dopo giorno, della continuità. Francesco La Licata

Persone citate: Aglieri, Caselli, Giancarlo Caselli, Luciano Liggio, Provenzano, Totò Riina