«Avevano ucciso 5 nostri compagni» di Angelo Conti

«Avevano ucciso 5 nostri compagni» «Avevano ucciso 5 nostri compagni» In Albania parlano i reduci di Restore Hope RINAS (Tirana) DAL NOSTRO INVIATO Piove a dirotto sui para che vegliano sull'aeroporto di Tirana. «E non soltanto acqua...» commenta contrariato il maresciallo di guardia all'inizio della pista. L'eco del servizio pubblicato da un settimanale italiano sulle presunte torture inferte ai prigionieri somali è già arrivata sin qua, portata per il momento soltanto dalla televisione. Quotidiani e settimanali italiani, bloccati dallo sciopero che ha portato alla cancellazione del volo Alitalia Roma-Tirana, arriveranno solo oggi. «Per ora possiamo fare solo congetture, sulla base di immagini intraviste alla tivù». TJ graduato, come quasi la metà degli uomini della Folgore schierati nell'operazione Alba, ha prestato servizio anche in Somedia. «Se quelle foto sono della primavera-estate '93, io ero là quando sono state scattate». Ma le torture? «Se per torture vanno intese le lesioni deliberatamente portate, magari con gli elettrodi, a un prigioniero per indurlo a parlare, posso dire con non ne ho mai assolutamente avuto sentore». Il rapporto con i prigionieri è stato sempre corretto? «Quello era un periodo molto critico, culminato con la strage del pastificio, quando i somali ci hanno teso un agguato ammazzando tre nostri commilitoni e ferendone ventidue. Sì, qualche scappellotto in talune occasioni è volato. Ma eravamo in stato di guerra, con i cadaveri dei nostri compagni ancora caldi, all'interno del campo». In Albania, in questo momento, ci sono circa 700 militari della Folgore. Sono inquadrati nel 187° Reggimento di stanza a Tirana-Rinas, nel 1° Reggimento Carabinieri Tuscania di stanza a Tirana e a Valona, e nel 9° Reggimento Col Moschin che si occupa della sicurezza del Comando. La consegna è quella del silenzio. L'ordine è stato perentorio: «Nessun commento deve venire dalla Forza multinazionale di protezione». Solo il portavoce del generale Forlani, il colonnello Giovanni Bernardi, ha parlato a denti stretti, al quotidiano breefing con i media: «Quella che stiamo svolgendo è una operazione che richiede nervi molto saldi, li abbiamo avuti sino ad ora e continueremo ad averli». Una libera interpretazione della frase potrebbe essere: «Qui stiamo rischiando la pelle tutti i giorni e qualcuno gioca sporco, cercando di toglierci la serenità di cui ab¬ biamo bisogno». Spiega meglio il maresciallo di Rinas: «Noi ci chiediamo perché mai queste fotografie debbano saltare fuori quattro anni dopo essere state scattate proprio nel preciso momento in cui siamo impegnati in una missione di estrema delicatezza, in più la prima realmente affidata alle capacità del nostro Paese. Questa vicenda puzza di congiura, magari pilotata dagli stessi gruppi di potere che hanno cercato di affondare l'ambasciatore Foresti». E l'ex caporalmaggiore che ha scattato e poi passato al settimanale le foto pubblicate? Sono in diversi a ricordarlo: «E' assolutamente incredibile che una persona che ha vissuto con noi momenti così delicati e così terribili, ora cerchi di pugnalare alle spalle le stesse persone con cui è uscito di pattuglia, con cui ha rischiato la pelle. Raccontando per giunta episodi che non sono probabilmente veri e che sono stati comunque enfatizzati». Ma la domanda sulla bocca di tutti è «perché?». Il carabiniere del Tuscania che sta accanto al blindato fuori dall'hotel Tirana vuol conoscere il valore commerciale di quelle immagini: «Quel para l'ha fatto per soldi, scegliendo il momento in cui quelle fotografie gli avrebbero reso di più. Ho parlato con un collega di Bari, mi ha detto che erano in vendita presso un'agenzia. Al miglior offerente». Angelo Conti «Al massimo saranno scappate sberle quando catturavamo qualcuno dopo uno scontro»

Persone citate: Foresti, Forlani, Giovanni Bernardi, Moschin