«Bimbi stranieri, niente ricoveri» di Paolo Lingua
«Bimbi stranieri, niente ricoveri» Genova, l'ospedale replica: la legge dice che devono pagare, ma garantiamo le urgenze «Bimbi stranieri, niente ricoveri» Associazioni umanitarie accusano il Gaslini GENOVA. I bambini extracomunitari non potranno essere più curati presso gli ospedali italiani, se non sarà garantito agli istituti di cura il pagamento delle spese di cura e di ricovero? Il grido d'allarme è stato lanciato a Genova da parte di alcune associazioni assistenziali umanitarie (il «Forum antirazzista» della Cgil e l'associazione «Città Aperta»), in seguito a una disposizione dell'Istituto Giannina Gaslini. Le associazioni umanitarie hanno denunciato il fatto, sostenendo che in Italia esiste a questo proposito «una situazione di carenza legislativa, aggravata dall'atteggiamento "contabile" di alcuni dirigenti sanitari». Emilio De Maria, responsabile di «Città Aperta», aggiunge: «Ci pare incredibile dover ribadire che una persona (e a maggior ragione un bambino) deve prima di tutto esseie curata e poi si affronteranno anche le eventuali questioni economiche». Le cose stanno davvero così? Ha reagito il direttore amministrativo dell'Istituto Gaslini, Antonio Infante: «In effetti, il 20 maggio siamo stati costretti, per legge, ad assumere una decisione che, se riferita letteralmente, può apparire disumana. Ma la situazione è differente». Nel documento dell'Istituto, infatti, è scritto: «L'extracomunitario, con l'eccezione di chi risiede in Italia e può usufruire del servizio sanitario secondo le leggi vigenti, deve garantire il pagamento delle spese per poter essere ricoverato, salvo motivi di urgenza che intervengano durante un soggiorno temporaneo». L'ospedale, quindi, richiede all'interessato (o ai familiari, se è un bimbo) «un bonifico bancario presso la Tesoreria dell'Istituto» che sia d'importo, ovviamente, pari alle tariffe stabilite, in questo caso, dalla Regione Liguria. Ha precisato Infante: «Faccio notare che è sufficiente, per godere del servizio sanitario gratuito, che il padre del bimbo sia iscritto almeno nelle liste di collocamento. Poi, come dice la legge, ci sono tutti i casi in cui si ravvisino gli estremi dell'urgenza. In pratica, non abbiamo mai respinto un bimbo». Il problema s'è fatto più complesso perché la prefettura - ha spiegato ancora il direttore amministrativo del Gaslini - ha avvertito l'Istituto che «non si assumerà più l'onere delle spese relative a stranieri recatisi in Italia per ricevere cure mediche». Il distinguo si fa sottile: c'è, insomma, dal Maghreb, dall'Albania o dall'ex Jugoslavia, chi viene nel nostro Paese solo per farsi curare gratis? Sembrerebbe di sì. Tant'è vero che dalla prefettura si precisa: «Qualora la venuta in Italia dello straniero abbia avuto luogo per ragioni non mediche, ma umanitarie, l'onere del pagamento della degenza dovrà essere a carico dell'ente o deiramministrazione che ha organizzato il viaggio in Italia dello straniero». Potrebbe toccare dunque alla Croce Rossa o alla Caritas? Paolo Lingua
Persone citate: Antonio Infante, Emilio De Maria, Gaslini, Infante
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