In trappola la banda dei videopedofili

Denunciate nove persone. Forse anche alcuni bambini italiani fra i violentati nelle pellicole Denunciate nove persone. Forse anche alcuni bambini italiani fra i violentati nelle pellicole In trappola la banda dei videopedofili Roma, sequestrati500film porno ROMA. Un mercato di film pornografici con protagonisti bambini e bambine. Cassette destinate ai pedofili romani sequestrate dai carabinieri, che hanno preso nella loro rete una banda di nove persone, tutte coinvolte nel traffico. Per ora niente carcere ma l'accusa è pesante: associazione per delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di videocassette contenenti scene di sesso in danno di bambini. In questa «cineteca» di 500 film hard, ben 176 hanno come protagonisti minori tra i 6 e i 13 anni. Bambini europei ed asiatici. Tra di loro, forse, anche italiani. Per arrivare alla banda i carabinieri sono partiti da messaggi e inserzioni gratuite apparsi su alcuni periodici. Non è stato facile, perché nel mondo dei pedofili esiste una potente rete di autodifesa e reciproche coperture. Ma dopo una serie di pedinamenti e intercettazioni telefoniche, i carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Italo Ormanni, hanno individuato l'organizzazione che aveva la base operativa a Roma, nel quartiere Appio, con «ramificazioni» che arrivavano fino a Prosinone e Latina. Mente della banda è il titolare di un'agenzia di pulizie. Ai suoi ordini operavano un tecnico fotografo e due coppie, aiutate nella vendita da madri e suocere. Una vera azienda dell'orrore con mansioni ben definite. C'era chi si occupava di reperire i clienti, il responsabile per le vendite, il setto¬ re «tecnico» per riversare le videocassette, chi badava alla custodia della cineteca e alla sicurezza dei componenti della banda. Per camuffare le trattative, poi, veniva usato un linguaggio mutuato dall'enologia dove i gradi del vino, il film, indicavano l'età dei protagonisti. «Dopo i 17 gradi il vino diventa aceto», spiegava il venditore. I luoghi degli scambi venivano scelti tra i più affollati per non dare nell'occhio e spesso cambiati per evitare i pedinamenti. Individuati anche alcuni degli acquirenti delle cassette a luci rosse, che hanno un'età tra i 40 e i 60 anni, ma per loro la legge non prevede provvedimenti penali. I filmini, comunque, sono stati girati e montati da mani esperte. Il che fa pensare a una rete di professionisti, magari al soldo della criminalità organizzata. Ma la Criminalpol esclude questa ipotesi. «Tutto il materiale pornografico sequestrato fino ad oggi - afferma Carmine Corvo della direzione centrale della polizia criminale, che con il programma "Arcobaleno" persegue i reati contro i minori - viene dall'estero per essere duplicato e venduto in Italia. Le immagini contenute in queste videocassette ritraggono, infatti, tutti bambini asiatici o nordeuropei». «Le poche cassette che abbiamo sequestrato, prodotte in Italia aggiunge Corvo - sono il prodotto di video amatoriali di pedofili che hanno ripreso le loro vittime. Non è escluso che questi video "fai da te" girino poi tra persone dedite alla pedofilia ma non possiamo parlare di organizzazioni vere e proprie». Resta il fatto che ieri sono state denunciate nove persone e le 500 cassette sequestrate - che sarebbero state vendute dalle 500 mila lire al milione - dimostrano qualcosa di più di una produzione «artigianale». Adesso questa terribile cineteca è agli atti. Le cassette so- no state visionate per scoprire qualche elemento utile per risalire alle altre persone coinvolte. Gli attori, che poi sono coloro direttamente responsabili per la violenza sui minori, non sono identificabili perché portano tutti maschere o comunque hanno il viso oscurato. Ma sono di nazionalità europea, probabilmente italiani. Nei filmati dicono qualche parola, ma questo non basta per essere sicuri della loro provenienza. Secondo il maggiore Paolo La Forgia, che ha condotto le indagini, i video potrebbero essere stati prodotti «in una nazione vicina all'Italia». Quest'ultimo caso fa invocare a gran voce l'approvazione della legge antipedofilia. Chiede un'accelerazione dei tempi il ministro della Solidarietà Sociale Livia Turco. Mentre il portavoce dei Verdi, Luigi Manconi, vorrebbe che venissero puniti anche i clienti delle cassette. E dalla commissione Giustizia la vicepresidente Anna Serafini fa sapere: «La legge è pronta. Per approvarla basterebbe un'ora». Fino ad allora l'unica norma che si potrà continuare ad applicare in questi casi è quella contro il commercio di materiale pornografico, con pene irrisorie. Maria Corbi L'organizzazione usava ori linguaggio in codice «enologico» per coprire le caratteristiche delle videocassette. VINO. Il filmato pornografico con protagonisti minorenni QUANfITA'. Un litro di vino: una cassetta di un'ora. Venivano piazzati anche video da «meno litro», «due litri» e cosi via. CASATTIRISf ICHi. Vino bianco: video a contenuto pornografico di «medio impatto»; vino rosso: ì vìdeo più «spinti». &MUM(Z!ON! ALCOLICA, indicava l'età dei protagonisti dei film. Do «sei-gradi»,; per i bambini di set anni, a «17 gradi», per i più granai. IL VSNMTOm. li «vinaio»: cosi si qualificava chi metteva in vendita il film. ASSAGGIO. Lo prima vidcocas<.aHo visionata dal diente di solito più breve e meno «.forte» del costo di 200 mila lire. B?ICHETIB. Fotografìe che venivano vendute oltre ai film. Un^im completo costava Una delle immagini che rivelano il mercato di film hard per pedofili

Persone citate: Anna Serafini, Carmine Corvo, Italo Ormanni, Livia Turco, Luigi Manconi, Maria Corbi, Paolo La Forgia

Luoghi citati: Italia, Latina, Roma