I vizi dorati del professore

« I vizi dorati del professore IIprestanome accusa: così mi ha ingannato MILANO. Aveva una sola passione, Giuseppe Poggi Longostrevi. Il suo jet privato, un turboelica parcheggiato nella zona vip dell'aeroporto di Linate. Il «comandante», come chiamava il suo pilota personale, era sempre pronto, anche con un preavviso minimo. Ma adesso che il professor Longostrevi è finito in disgrazia, manette per truffa sulle anabsi cliniche, sono in molti a non ricordare più i voli della domenica. Una consuetudine, con la bella stagione. Il professore convocava gli amici, la sera del sabato. Al telefono, mangiandosi le parole come sempre, diceva una cosa sola: «Dai, ci vediamo domani alle 10, andiamo a fare il bagno». Impossibile dire no, più che un invito era un ordine. Non andarci, significava uscire per sempre dal giro. Partenza alle 10, destinazione Calvi, Corsica. Due ore ad arrostire al sole. A seguire: aragosta, vino bianco, pennica, un ultimo bagno e via di ritorno. A Milano per sera, per la cena dove esibire quella sfrontata abbronzatura. In alter- nativa all'aereo c'era sempre lo yacht, un motoscafo per gli amici intimi. «Ma no, una barchetta di 4 metri, comperata 23 anni fa», secondo altri, mmimalisti. «Adesso ho capito dove trovava i soldi. Se è vero che esportava 500 milioni al mese...», si mangia le mani Alberto Ballarin, amico di famiglia, titolare del 38% delle quote della società quando era già nel mirino della magistratura. «Sono andato alla Guardia di finanza tre ore dopo aver letto i titoli sui giornali», ricorda quei momenti da brivido. Ai militari, Ballarin racconta tutto: «Non sono un truffatore. Se avessi saputo, mi sarei fatto dare un miliardo. E invece gli ho fatto un favore gratis». «Mi diceva: "Ho dei problemi, ho tutti addosso, c'è una guerra per bande, vogliono far fuori il mio laboratorio... Intestati tu le quote della società"», racconta Ballarin, che non è neppure indagato per questa storia che i magistrati stanno srotolando come il filo di Arianna, dal Centro medico nucleare di Poggi Longostrevi ai 700 medici e passa finiti nel mazzo. «Adesso fanno finta di non conoscerlo, ma io me li ricordo tutti, quando al suo passare eran tutti lì, in ginocchio: "Professore di qui", "Professore di là"», è impietoso, Ballarin, ex direttore di Telelombardia, giornalista professionista passato ai documentari in mezzo mondo, dal Sud Africa al Mozambico. E stando ai «si dice», un tempo molto vicino all'entourage di Bettino Craxi. Attorno al professor Longostrevi c'era una vera corte. Ai miracoli ci pensava lui. Dieci anni fa la prima copertina su «Leadership medica», rivista di settore. Negli stessi giorni le prime moltiplicazioni delle analisi, le duplicazioni delle scintigrafie. Con relativo incasso dalle Usi, più o meno 700 milioni al mese che per dieci anni fa 840 miliardi. «E a me aveva promesso, quando fossi andato in pensione, che mi avrebbe fatto investire dei soldi nel laboratorio...», non si capacita Ballarin, prestanome per un mese, senza retribuzione se non quel «grazie, sei un amico». Che forse gli brucia più di tutto. Ai convegni il professor Giuseppe Poggi Longostrevi era stimato, riverito e sempre presente. Era in Italia il mago del cuore Christian Barnard, lui c'era. Un luminare per i trapianti del fegato teneva una relazione a Milano, lui c'era. In prima fila, emerito professore, truffatore nell'anima. Gli unici pettegolezzi, quando aveva deciso di sposare in seconde nozze la Lia, 35 anni, 27 anni secchi in meno del professore. «A lei non si poteva dire mai di no», racconta un amico della coppia. Di Lia, che in realtà si chiama Rosalia, non c'è traccia.' Spento il Gsm svizzero - che non si può in¬ tercettare - nell'appartamento di via Paolo Giovio risponde una voce femminile. Dice di essere la madre, giura che la figlia non vuol parlare e taglia corto: «Avete scritto che lui è un mostro, non è vero». Bella coppia, la loro. Sempre in viaggio. In Messico, a Miami, in mezzo mondo. Aereo privato, hotel di lusso, feste e cene. Una serenità ostentata, da professionisti. Malgrado la truffa a nove zeri che andava avanti da almeno dieci anni. «Era un uomo di grande successo», spiega Ballarin, che si è salvato per un soffio. Portando carte e documenti ai magistrati «ma tanto sapevano già tutto, conoscevano i traffici... una cosa allucinante». «Adesso penso a sua figlia, che ha 20 anni e legge il nome di suo padre sui giornali...», scuote la testa Ballarin. E giura di aver imparato la lezione: «Se un amico mi chiede un favore, gli dò una mano. Ma in questo caso più che di semplicità, ho peccato di pirlaggine». Fabio Potetti professor Giuseppe Poggi Longostrevi

Luoghi citati: Corsica, Italia, Messico, Miami, Milano, Sud Africa