«Garibaldi? Non merita una via»
LA SOSTANZA La Lega di Chioggia «Garibaldi? Non merita una via» VENEZIA. Un'alzata di mano e via. Cancellata l'Italia, l'odiatissima Roma e il mai abbastanza vituperato Garibaldi. Aboliti Turati, Parri, Amendola, Berlinguer. Non dalle pagine dei libri di storia ma dai cartelli delle strade. Nomi estranei, tramontati, protagonisti di un passato su cui dal 15 settembre dell'anno scorso è stata tirata una riga netta. Accade a Chioggia, 54 mila abitanti, il primo comune conquistato dalla Lega in provincia di Venezia e il più grosso amministrato dal Carroccio. Nella città padana gli indirizzi attuali verrebbero dunque sostituiti da via Repubblica Veneta, via 15 Settembre, via Pontida, via dei Celti. L'altra notte il consiglio comunale ha approvato la proposta del consigliere leghista Marco Sambo, sottoscritta da nove compagni di partito in cui si proponeva di cambiare 0 nome a ben 14 vie, cancellando le intitolazioni a Roma, Italia e Garibaldi, per sostituirle con Mantova, Padania e Daniele Manin, l'eroe dell'insurrezione veneziana del 1848 contro gli austriaci. Complice l'ora tarda e qualche sbadiglio l'idea è passata, votata da 4 consiglieri con un voto contrario. Ma l'euforia del consigliere leghista Sambo è durata poche ore. Il tempo, per i cittadini di rendersi conto che la toponomastica leghista si scontrava con le leggi dell'Italia, che prevedono per i cambi dei nomi delle strade percorsi burocratici complessi e tortuosi. E soprattutto da parte di tutti la spesa consistente per cambiare l'indirizzo sui documenti. Infatti ieri pomeriggio il sindaco di Cnioggia Sandro Boscolo Todaro ha spento gli entusiasmi: «Non adotterò la mozione approvata dal consiglio comunale, la toponomastica è competenza del sindaco e della giunta». La decisione è stata giustificata con una semplice considerazione: «L'amministrazione leghista non vuole creare disagi ai cittadini, che sarebbero costretti a perdere tempo e soldi per cambiare l'indirizzo su tutti i documenti, dalla carta d'identità alla patente». «A convincermi che la mia scelta di non cambiare i nomi delle vie e piazze è giusta - ha ammesso Todaro - sono state proprio le telefonate, con proteste non tanto per il cambio dei nomi quanto per i disagi connessi. Proteste anche di elettori della Lega». [m. g. r.]
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