Fini mette in guardia Di Pietro di Fabio Martini

Fini inette in guardia Di Pietro Fini inette in guardia Di Pietro «Per candidarsi occorre avere già un partito» ROMA. Gianfranco Fini lo dice papale papale: «Chi si batte contro il presidenzialismo per paura Di Pietro non sa di cosa parla...». Un paradosso? Mica tanto. E' ancora Fini a spiegare: «Per candidarsi alla presidenza della Repubblica secondo il modello-Salvi serve un certo numero di firme tra parlamentari, sindaci e consiglieri regionali. Col premierato invece chiunque può farsi un partito e presentare la propria candidatura...». Sono le quattro del pomeriggio di martedì 3 giugno, mancano 22 ore alla votazione-choc della Bicamerale e le parole di Gianfranco Fini pronunciate in uno dei tanti crocchi del Transatlantico passano inosservate. Ma Fini ha alzato in anticipo il velo su una delle norme poi approvate dalla Bicamerale e che, di fatto, costituiscono uno sbarramento anti-Di Pietro. Dice l'articolo 1 del testo-base, scritto da Cesare Salvi: «Le candidature alla Presidenza sono presentate da parlamentari, consiglieri regionali, presidenti di Province e sindaci che vi provvedono nel numero e secondo le modalità stabilite con legge bicamerale». Fini non lo dice, ma lo fa capire: Di Pietro non dispone di una schiera di eletti e molto diffìcilmente potrà tentare una avventura solitaria. Certo, le norme approvate dalla Bicamerale sono mutuate da modelli esteri. Certo, lo sbarramento delle firme sarebbe valicabile da un Di Pietro che decidesse di candidarsi alla Presidenza della Repubblica sull'onda popolare. Ma una vecchia volpe della politica come Francesco D'Onofrio è pronto a fare una scommessa: «Ho la netta impressione che il reticolo di sottoscrizioni previste dal testo-Salvi per presentare una candidatura alla Presidenza, un domani potrebbe diventare un ... reticolone, un autentico sbarramento. Non mi meraviglierei se nella legge fi¬ nale si prevedesse la sottoscrizione anche dei consiglieri circoscrizionali...». E già da qualche giorno lo stesso Di Pietro aveva subodorato qualcosa, quando aveva scritto su Oggi: «Fermate Di Pietro: questo sembra essere il primario obiettivo» di «molti notabili di partito». Difficile dire se alludesse anche a quella griglia «anti-Di Pietro» contenuta nel testo approvato dalla Bicamerale. Ma Elio Veltri - uno degli amici di Tonino - non sembra dell'idea: «Il modello semipresidenziale mi sembra l'ideale per Di Pietro. Il Presidente può candidarsi a prescindere dai partiti ed assume un ruolo di arbitro che si attaglia molto bene alle caratteristiche di Di Pietro». E Tonino, a prescindere dalle proprie ambizioni, lo ha detto in tempi non sospetti: il modello preferito è proprio il semipresidenzialismo in salsa francese. «Lo aveva detto nel 1995, se non sbaglio...», dice Veltri. E intanto Di Pietro sta rifinendo l'organizzazione del convegno di Castellanza, destinato a diventare la sua prima uscita politica dopo le dimissioni da ministro. E man mano che il 13 giugno si avvicina, cresce anche la febbre: premono le televisioni di mezzo mondo, così come crescono le richieste di invito. Inizialmente il «pubblico» avrebbe dovuto accomodarsi in tre sale da 150 posti, ma alla fine il convegno potrebbe essere spostato in un capannone in grado di ospitare oltre 600 persone. E nel frattempo ha preso forma definitiva la struttura del convegno, «nato» nella casa romana del deputato della Rete Scozzari dalle chiacchierate di Di Pietro con Achille Occhetto e il suo ghost-writer Enzo Carone, con Francesco Cossiga, con Caterina Koch della associazione Ora. E l'ordine degli interventi è eloquente. Con D'Alema e Fini (ma non Berlusconi) inzialmente ad ascoltare, si parte con le relazioni di Di Pietro, Cossiga e Occhetto. E cioè il pm che ha mandato alla sbarra una classe dirigente, il Presidente della Repubblica che ha picconato il sistema e il segretario che ha chiuso il pei. Tre personaggi che hanno contribuito a sbriciolare la Prima Repubblica. Fabio Martini Veltri: non è affatto vero Questo modello mi sembra tagliato su misura per il mio amico Tonino Antonio Di Pietro ex magistrato-simbolo di Mani pulite ed ex ministro del Lavori pubblici

Luoghi citati: Castellanza, Roma