Algeria oggi il rito delle urne con un'opposizione dimezzata di Igor Man

Algeria, oggi il rito delle urne con un'opposizione dimezzala Algeria, oggi il rito delle urne con un'opposizione dimezzala PAGINA H L vertice del Fis è in carcere I perché, essendo moderato, fa ■ più paura, politicamente bene inteso, della turpe galassia islamista clùamata Già. Ma se è vero come è vero che anche stavolta ci saranno brogli, e in ogni caso il Regime s'è dato da fare per raffreddar le «teste calde» con una raffica di arresti nei cosiddetti «quartieri a rischio» ovvero davanti alle moschee subito dopo la preghiera del venerdì (scorso), perché il vecchio patriota Hocine Ait Ahmed corre lo stesso? Glielo abbiamo chiesto, a Milano, qualche giorno fa, durante la presentazione alla «Cattolica» di Algeria in ostaggio, il libro-denuncia dì Impagliazzo e Giro (entrambi della Comunità di Sant'Egidio). Risposta: «Bisogna tentare, tentare, tentare di ritagliarsi uno spazio di contestazione democratica: ecco il senso della nostra partecipazione a queste elezioni in stato di guerra». Certo l'emergenza, la tensione, gli attentati, i gala, la paura: l'infame frullato di frode e terrore fanno di questa elezione una tragica buffonata. Ci vengono in mente certe tornate elettorali nel Salvador che i muchachos, vale a dire i ribelli (radicali) del Fronte di Liberazione Farabundo Marti, proclamavano di voler impedire e non ci riuscivano mai; o perché costretti o perché ingenuamente speranzosi di operare il famoso cambio, i salvadoregni alle urne ci andavano comunque e ridevano dei bravi «osservatori internazionali» venuti a garantire la trasparenza del voto. I brogli elettorali finirono, in Salvador, quando gli Stati Uniti si decisero a non far più d'ogni erba un fascio, a dare spazio politico e respiro elettorale all'ala moderata della guerriglia. Oggi, sino a prova contraria, il Salvador è tornato alla normalità (quella vera) dopo elezioni davvero libere: vinte, guarda caso, dagli Ait Ahmed della situazione: i moderati del Fronte rivoluzionario. Non tutta l'opposizione al regime di Zeroual è fatta di sadici assassini ma poiché in alto loco è stato deciso che il ruolo di Nemico dell'Occidente, dopo la fine dell'equilibrio del terrore, spetta all'Islam, ecco gli Stati Uniti, secondo la funesta logica del «male minore» (do you remember Pinochet?) puntare, oggi, «verso una legittimazione democratica sempre più grande del generale Zeroual». Perché, ci viene spiegato, su Zeroual si possono esercitare pressioni, sul Fis no. Giusto: il Fis vero, moderato, il Fis che si paventò stesse per vincere le elezioni del 1992 (quella consultazione libera venne annullata: per salvare la neonata democrazia si pensò, infatti, di strozzarla nella culla), il Fronte Isla¬ mico della Salvezza non esiste più. Sicché non può subir pressioni. Perché non ha, come si dice, «visibilità». I suoi capi, in galera, riescono ogni tanto a far giungere «indicazioni» a chi, in diaspora, li rappresenta (mediocremente) ma codeste «indicazioni» (come la recentissima riproposta del dialogo per il bene del Paese; per il sollievo della società civile stretta nella feroce tenaglia del terrorismo islamista e del terrorismo ufficiale) cadono nel vuoto poiché l'eterno padrone dell'Algeria, l'Esercito, a sua volta plagiato dalla inossidabile Sm (Sicurezza Militare: i cosiddetti Servizi) modellata sulla Stasi, non vuole perdere il potere. Per il generatone dell'Armata che si vuole popolare, per i sopravvissuti gerarchi del vecchio e corrotto Fin, annegato nel sangue dei mille ragaz¬ zini uccisi durante la rivolta del cuscus del 1988, esiste un solo problema: resistere (al potere) il più a lungo possibile. Giacché il potere permette di gestire l'immensa ricchezza algerina: gas e petrolio; consente di accumulare molto denaro con il trebendo, il contrabbando eretto a sistema. Gli americani riconoscono che Zeroual non è proprio un campione di democrazia ma osservano che mentre il generale uccide «terroristi», costoro uccidono «gente inerme». Che i cosiddetti «afghani», macchine umane addestrate all'assassinio al tempo dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, commettano scelleratezze, che i vari gruppuscoli della Già oltre al gusto dello sgozzamento siano afflitti da un pernicioso infantilismo politico è un fatto incontrovertibile. Qualcuno, tuttavia, dovrebbe spiegare come mai avran fatto uomini armati si di coltello, di kalashnikov, di tritolo ma non certamente di napalm né di cannoni veri, e tanto meno di aerei, a provocare sessantamila morti (ma c'è chi dice che siano centomila) durante cinque anni di quella che già definimmo «guerra contro i civili)», contro la società civile che manda avanti la macchina-Paese, la vera vittima degli «opposti estremismi». Certamente a noi europei, a noi italiani non dispiace che il regime militare protegga le fonti (preziose) di energia ma così come noi europei abbiamo bisogno del gas, del petrolio algerino, l'Algeria ha bisogno della nostra buona valuta. Invece sembra proprio che l'Europa abbia ceduto a un qualche ricatto (o che l'abbia temuto) dal momento che s'è affrettata, Italia in testa, a inviare laggiù «osservatori» (legittimatoli) quando s'era deciso di non farlo. Soltanto la Francia, sino a prova contraria, non ha voluto spedire «osservatori» in Algeria. Si può e si deve discutere la incerta politica di Chirac verso l'Algeria dei generali, ma questa volta il Presidente francese ha dato a tutti i partners europei una lezione. Non soltanto politica. Il problema vero, tuttavia, non è tanto il voto (scontato) di oggi. Il problema vero è la salvezza d'un popolo antico e fiero, amico, dal terrore, dalla disperazione. La tragedia algerina non si risolve rassegnandosi al «male minore». Dopo tanti sacrifici per Maastricht, i Paesi europei abbiano la forza di correre il rischio di qualche (possibile) sacrificio in più dicendo «no» alla farsa della restaurazione democratica in Algeria. Non è (soltanto) un problema etico: non potrà esserci un futuro tranquillo per l'Europa (unita?) di domani con il Sud del Mediterraneo infettato da una Cernobil nordafricana, quale minaccia di diventare l'Algeria dei generali. Igor Man Gli Usa scelgono Zeroual perché «sul Presidente si possono fare pressioni sul Fis no» La polizia veglia sulle elezioni in Algeria