« Nelle mani di Kohl »

« « Nelle mani eli Kohl » Glucksmann: Parigi non guida più l'Ue IL «NOUVEAU PHILOSOPHE» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO «La vittoria della gauche segna la fine del ruolo propulsivo della Francia nella costruzione dell'Europa. Una parte della sinistra non vuole la moneta unica. Così come i leader emergenti della destra. Ora tutto dipende dalla Germania. La serratura e la chiave dell'Europa sono nelle mani di Kohl, Francia e Italia aspettano fuori dalla porta. In vista delle elezioni dell'anno prossimo, il Cancelliere può scegliere la via facile: tenersi il marco, rabbonire gli elettori (e la Bundesbank). Oppure prendere in braccio l'Europa e farla crescere. Se l'Ue nascerà davvero, sarà solo grazie a Bonn». André Glucksmann, quattro anni fa lei, irregolare maitre-àpenser del radicalismo di sinistra, si era rallegrato per la caduta dell'intelligencija socialista. La gauche pareva un campo di rovine. Ora è al potere. Com'è potuto accadere? «I francesi adorano lo zapping. E sullo schermo vogliono vedere la Sorpresa, e la Sconfitta. Si divertono a contemplare le facce distrutte di coloro che li hanno governati fino a pochi giorni prima. C'è anche un lato positivo in questo atteggiamento. La Francia dubita. Il popolo non si lascia usare dal potere». Infatti ha cambiato maggioranza 5 volte in 15 anni. E' così profondo il distaccò dalle élites? «No. Non c'è frattura tra popolo e élites, perché entrambi condividono la cattiva coscienza. La vera frattura è tra il 90% della popolazione e il 10% di esclusi, che si materializzano ad esempio nei 400 mila senzatetto. Eppure nella campagna elettorale non è stata detta una sola parola su di loro. Allo stesso modo, né i socialisti né i gollisti hanno speso una parola per l'Europa dell'Est, l'Albania, dove abbiamo nostre truppe, l'Algeria, lo Zaire. Finisce un'epoca, quella dell'influenza francese in Africa, e nessuno pare accorgersene. La pratica delle élites coincide con il disinteresse della gente. Entrambe parlano un doppio linguaggio. Gli eletti sono ipocriti, distribuiscono morfina perché nessuno badi alla sofferenza degli altri. E gli elettori approvano questa ipocrisia. E' un.egoismo condiviso». Che cosa cambierà per l'Europa con Jospin premier? «La Francia non sarà più soggetto, ma oggetto della costruzione europea. La sinistra è divisa. Comunisti e verdi non vogliono la moneta unica, e anche i socialisti hanno assunto un atteggiamento ambiguo. Pure la destra ha i suoi euroscettici, che condizioneranno l'Eliseo. Risultato: Parigi è fuori gioco. Kohl deciderà anche per noi. Se guarderà i suoi interessi immediati, l'Europa è finita. Se riuscirà a indorare la pillola del rigore, e sarà coerente con U suo Dna politico - la scelta europeista di Adenauer -, trascinerà con sé Jospin, Prodi e gli altri. Ma sarà solo merito suo». E Chirac? Aveva la Francia in pugno, non ha saputo sentirne il polso. Ora cosa farà? «Chirac è vittima del paradosso francese. La sinistra vive a destra, come ha fatto Mitterrand, e la destra pensa a sinistra. La droite soffre di un complesso di inferiorità: crede di gestire meglio, ma è con¬ vinta che la sinistra pensi meglio. Gli esempi non mancano. Quando si è cristiani si è cristiani di sinistra, quando si è tolleranti si ha imparato dalla sinistra. E i pochi liberali che contestano la gauche lo fanno con virulenza giacobina. Ma l'incarnazione di questo paradosso è Qiirac. La campagna che l'ha portato all'Eliseo è stata giocata su un concetto la frattura sociale - di derivazione marxista e saint-simoniana. Ora paga il divorzio tra la parola e l'azione. La decisione masochista di sciogliere l'Assemblea nazionale è un atto consciamente mancato, ma inconsciamente riuscito: come se Chirac non osasse vincere, e preferisse delegare il lavoro sporco - i tagli, il rigore - agli altri». Cioè a Jospin. Come si muoverà il nuovo premier? «L"'integro" Jospin. Tutti i giornali lo chiamano così. Dimenticando che Lionel Jospin è stato segretario del partito dall'81 all'88: gli anni degli scandali, dei fondi neri, di Tapie. O non si è accorto di niente, e allora non è competente; oppure sapeva e ha taciuto, e allora non è affatto integro. Lui, dal canto suo, tiene a ribadire che "rispetta" i francesi. La parola "rispetto" ricorre dodici volte nella lettera agli elettori con cui ha aperto la campagna. E il suo slogan è "governare in altro modo". Non è importante quel che si fa, ma come lo si fa, e soprattutto come lo si comunica. I socialisti organizzeranno meeting, feste, conferenze. Così creeranno in effetti qualche posto di lavoro ben remunerato. Gli intellettuali, che in gran parte sono schierati a sinistra, gliene saranno grati. Vede, oggi va al potere la generazione del baby-boom, che è cresciuta nella tranquillizzante sicurezza del progresso, e ignora che il miracolo della ricostruzione non era spontaneo, ma nasceva dal "contratto nazionale" di cui parlava de Gaulle. Ora quel patto è infranto. Jospin non farà l'unica cosa che può rilanciare l'economia: un piano Marshall per l'Est europeo, la nostra nuova frontiera. Perseguirà invece un disegno dalle gravi conseguenze, riformare la Costituzione in modo da far coincidere elezioni presidenziali e parlamentari. Destra e sinistra si giocheranno tutto in un solo colpo, i gollisti saranno costretti a cercare un accordo con Le Pen. E non vinceranno, perché i francesi non voteranno mai un fascista. In questo modo il ps punta a emarginare gli avversari. Ma non vede il pericolo che l'estremismo di destra - una malattia contagiosa - alimenti l'estremismo di sinistra». A proposito: che effetto le fa vedere il pcf raddoppiare quasi i seggi e condizionare il governo? «Per uno che fin dagli Anni 70 ha lavorato alla destalmizzazione degli intellettuali francesi non è un bel segnale. Occorre però considerare un'altra anomalia di questo Paese, il comunismo municipale. Il lavoro sul territorio di sindaci e militanti e anche le parziali aperture di Hue hanno pagato». Un'altra anomalia di cui non si intravede il tramonto: il Front National. «Le Pen prospera grazie alla stessa rimozione collettiva, alla mancanza di memoria che hanno reso possibile la vittoria di Jospin. La sinistra non ha ripensato l'era Mitterrand, e gli elettori hanno fatto finta di nulla. L'estrema destra prospera nelle regioni che non hanno ancora fatto i conti con le grandi questioni del passato: il collaborazionismo in Alsazia, l'Oas in Provenza, lo stalinismo nelle ex banlieue rosse. Gli elettori del Front sono convinti, come e più degli altri, che la Francia possa restare fuori dalla storia, dimenticare il passato e sottrarsi al futuro della mondializzazione e dell'apertura a Est, chiudendosi in una camera sterile. Ecco perché Le Pen è la deformazione caricaturale del vero volto di tutti gli altri politici francesi». Aldo Cazzullo «I francesi amano lo zapping politico ma scordano poveri e Est europeo» «Ora la costruzione europea dipende solo dalla Germania» «Dietro il successo di Le Pen la perdita della memoria storica» ti filosofo André Glucksmann «Le chiavi e la serratura dell'Europa sono nelle mani di Kohl (nella foto a destra) Italia e Francia aspettano fuori dalla porta»