Più soldati italiani

Più soldati italiani Più soldati italiani Per difendere il voto Spatafora presto a Tirana ROMA. L'Italia si prepara a dare un sostanzioso contributo alle elezioni albanesi del 29 giugno in stretto raccordo con l'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa, aumentando in primo luogo il numero dei nostri soldati al fine di dislocarli in tutti i seggi. Lo ha spiegato nei dettagli il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, intervenendo ieri pomeriggio davanti alle commissioni Esteri e Difesa del Senato, poco dopo che il Consiglio dei ministri aveva designato Marcello Spatafora a nuovo ambasciatore italiano a Tirana. Secondo la procedura, la nomina era stata in precedenza comunicata alle commissioni Esteri dei due rami del Parlamento. Il governo ha prima tenuto a chiarire quali saranno i rapporti all'interno del team italiano incaricato di seguire la crisi. Il commissario straordinario, Franco Angioni, avrà come interlocutore a Tirana il nuovo ambasciatore, a cui risponderà il diplomatico Vittorio Surdo, capo della delegazione speciale inviata in Albania. L'arrivo di Spatafora a Tirana è previsto «in tempi strettissimi». Il primo impegno del nuovo team sarà il contributo italiano alle elezioni. «Stiamo mettendo a punto assieme all'Osce le predisposizioni del caso per creare le migliori condizioni organizzative e di sicurezza sul terreno» ha detto Dini. Vediamo di cosa si tratta. L'Italia invierà altre truppe per un periodo ristretto: le due settimane a cavallo del voto. La Difesa sta decidendo quanti e quali reparti partiranno «per garantire - ha spiegato Dini - la sicurezza di tutti i luoghi dove si vota». I soldati italiani saranno presenti in tutti i seggi, venendo incontro ad una richiesta presentata a più riprese dal premier di Tirana Bashkim Fino. La Farnesina sta inoltre tentando di mettere assieme, consultando partner ed alleati, circa mille osservatori internazionali incaricati di monitorare il voto nel timore di brogli. Il Consiglio d'Europa ha nominato proprio ieri la sua delegazione, che include anche tre senatori e cinque deputati italiani. Ma c'è dell'altro: durante la riunione del comitato di direzione della Forza multinazionale svoltosi ieri, l'Italia ha assicurato all'ambasciatore dell'Osce Gerard Stoudman, incaricato dell'ufficio elettorale, la massima disponibilità a fornire il contributo logistico per l'organizzazione e la gestione di una macchina elettorale praticamente inesistente. «Dopo il voto - ha concluso Dini - organizzeremo a Roma una conferenza per decidere i seguiti dell'azione internazionale». Una cosa però è già nota. Al delicato nodo dell'ordine pubblico sta pensando l'Unione Europea Occidentale (dove è in arrivo come nostro nuovo ambasciatore proprio Paolo Foresti) con un team di 20 esperti in procinto di sbarcare a Tirana per aiutare la formazione dei nuovi quadri della polizia locale e degli agenti di frontiera. La chiave di lettura dell'«operazione elezioni» illustrata da Dini al Senato sta nello stretto raccordo con l'Osce, che la Farnesina reputa interlocutore indispensabile nella crisi nell'ambito di una Ostpolitik che punta su un rafforzamento progressivo di tutte le organizzazioni multilaterali presenti nei Balcani. Non a caso uno stretto collaboratore del mediatore Vranitzky racconta che «l'ex Cancelliere austriaco non passa giorno senza sentire Prodi, Dini o Andreatta». Resta tuttavia da vedere se gli altri partner della forza multinazionale raccoglieranno il messaggio di Dini. Ieri sera a Parigi c'era infatti forte scetticismo sull'ipotesi di inviare nuove truppe in Albania, [m. mo.l