Centro e sinistra, doppio strappo nell'Ulivo

D'Alema: è chiaro che a questo punto devono darci il doppio turno. Ma il ppi non ci sta D'Alema: è chiaro che a questo punto devono darci il doppio turno. Ma il ppi non ci sta (entro e sinistro, doppio strappo nell'Ulivo Bertinotti minaccia: il Parlamento deve cancellare tutto ROMA.«Se vogliono il semipresidenzialismo devono darci il doppio turno, altrimenti non se ne fa niente, questo mi sembra chiaro». E' un Massimo D'Alema alquanto nervoso quello che riemerge dalla Bicamerale ripetendo a tutti i deputati che incontra queste parole. Ma il voto della Lega per lui non era una sorpresa: Bossi, in mattinata, lo aveva chiamato per dirgli che i suoi avrebbero appoggiato il premierato e il segretario del pds ha sentito puzza di bruciato. «Poi, quando li ho visti che stavano ancora in commissione, alle due, invece di andare a mangiare la minestra, ho compreso che qualcosa sarebbe successo», sbuffa D'Alema. Ma più che lo smacco per la bocciatura del premierato ciò che preoccupa il leader pidiessino sono le difficoltà che quel voto apre in seno al centro sinistra. Rifondazione non vuol trangugiare il semipresidenzialismo. Figuriamoci poi il doppio turno, che è indigesto anche al ppi. Franco Marini convoca una segreteria in fretta e furia e spiega: «Con il pds, se insiste su quel sistema elettorale, si va allo scontro e D'Alema sbaglia a mostrarsi soddisfatto». Insomma ora tutto si complica e il leader della Quercia è costretto a mediare all'esterno, con il Polo, e all'interno, in casa sua. E quando si dice casa non si intende solo quel condominio talvolta rissoso che è l'Ulivo, ma anche Botteghe Oscure. L'aria che tira nel centro sinistra non è delle migliori. La annusa anche un signore che con quella parte politica non ha niente a che fare, come Gianfranco Fini, che, uscendo dalla Bicamerale, domanda ironico, riferendosi a D'Alema: «Allora chi è il più furbo?». Figuriamoci se non l'avverte il segretario del pds. Tanto più che in Transatlantico, tra i capannelli dell'Ulivo e di Rifondazione, il malumore è palese. Quel voto non viene accettato. Tonino Soda, uno dei commissari pidiessini più attivi, pronostica: «Faremo il premierato». Bertinotti propone un emendamento che sopprima il testo appena approvato dalla Bicamerale. Il popolare Sergio Mattarella lo segue: ((A questo punto - osserva - è necessario un emendamento che cancelli la riforma presidenzialista». Ma nella riunione della segreteria del ppi prevale l'ipotesi di non fare finta che quel voto non ci sia stato, bensì di annacquarlo secondo il modello austriaco. I malumori, conditi di ironia a volte sorprendentemente pesante, si concentrano anche su D'Alema. Il presidente popolare, Gerardo Bianco, tuona così: «Questa volta ha dimostrato di non essere un leader. Se non ci ha portato delibera¬ tamente in questa situazione, allora vuol dire che si è fatto imbrogliare dalla Lega». Bertinotti è arrabbiato: «Tutto questo - spiega - è successo per la politica sbagliata del pds, per gli errori politici di D'Alema che ha fatto venir meno la discriminante programmatica tra le due proposte consentendo alla Lega questa iniziativa corsara». Cossutta profetizza: «Ora D'Alema avrà problemi nell'Ulivo e all'interno del pds». Il rifondatore Franco Giordano è ancora più pesante: «Conosco D'Alema da quando stavo nella Fgci - afferma - e non ne ha mai azzeccata una». Parole analoghe usa Achille Occhetto, che dice: «D'Alema le ha proprio sbagliate tutte anche dandomi ragione». L'ex leader del pds si riferisce al discorso del segretario della Quercia in Bicamerale, quello che ha fatto arrabbiare tutti. E poi Occhetto prosegue così: «Il delirio di onnipotenza gioca questi scherzi». La sinistra del pds sciama per il Transatlantico in fibrillazione. Osserva Gloria Buffo: «La Bicamerale poteva essere condotta meglio». Rincara la dose Marco Fumagalli: «Da parte di D'Alema c'è stato un eccesso di furbizia e ora ha preso una bella smusata». Ironizza Fulvia Bandoli; «Che gran tattico che è il segretario». Il retino Diego Novelli, che passa da quelle parti, chiede maliziosamente: «Ma non era stato D'Alema a invitare Bossi a rientrare in Bicamerale?». E in questo clima la notizia che chi ha parlato con Romano Prodi dopo il voto in Bicamerale lo ha trovato di buon umore viene amplificata a dismisura, mentre nel centro sinistra nasce la polemica nella polemica. Quella contro gli ulivisti che hanno appoggiato il semipresidenzialismo. Ma Enrico Boselli fornisce la spiegazione di quel voto: «D'Alema ci voleva ammazzare, noi lo abbiamo capito da un anno, Dini lo ha capito da qualche giorno. Certo se ci fosse stato Prodi a guidare la Bicamerale non saremmo a questo punto». L'atmosfera è quella che è, eppure D'Alema non si perde d'animo: «Noi - dice - non abbiamo vincoli di maggioranza». Un avvertimento all'indirizzo di ppi, Prc e dissenzienti pidiessini? Maria Teresa Meli Occhetto: stavolta il segretario le ha sbagliate proprio tutte Marini: se va avanti così si va allo scontro Fini: allora, chi è il più furbo? IL SEMIPRESIDENZIALISMO Prime esempio: la ML /» IN EUROPA Francia di De Gaulle nel 1958 (elezione indiretta del Presidente tramite grandi elettori) e poi nel 1962 (prima elezione a suffragio universale e diretto) Casi successivi in 39 anni: circa 20 (i principali: Austria, Bulgaria, Finlandia, Irlanda, Islanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Slovenia) Modelle «forte»: Russia (il Capo dello Stato coincide con il leader della maggioranza) Modello «medio»: Portogallo (coabitazione quasi normale) Modello «soft»: Austria (il Presidente svolge un ruolo essenzialmente di garanzia) Accanto il leader del Polo Silvio Berlusconi A destra Achille Occhetto Fausto Bertinotti Accanto il leader del Polo Silvio Berlusconi A destra Achille Occhetto Fausto Bertinotti