Uno sfidante per Netanyahu

Finisce l'era di Peres cui è stata rifiutata anche la presidenza onoraria del Labour Ex generale e ministro degli Esteri. La vedova di Rabin: è l'uomo giusto Uno sfidante per Netanyahu Ehud Barak eletto leader delpartito laborìsta TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO I laboristi israeliani sono entrati ieri in un nuovo ciclo storico quando l'ex premier settantenne Shimon Peres ha ceduto la guida del partito al cinquantenne Ehud Barak, un generale della riserva che è stato anche ministro degli Esteri. Secondo gli exit poli trasmessi in serata dalle reti televisive israeliane, oltre il 56-57% dei 160 mila membri del partito laborìsta ritengono che il volitivo Barak - entrato con grande irruenza nella politica attiva solo tre anni fa, su pressante richiesta di Yitzhak Rabin - sia la persona giusta per sconfiggere il leader del Likud Benyamin Netanyahu: al più tardi, alle elezioni politiche del Duemila. Secondo gli exit poli, l'ex delfino di Peres Yossi Beilin riceve il 2628% dei voti, seguito da Shlomo Ben Ami (11%) e da Efraim Sneh (fra il 4 e il 7%). Peres (che non rivolge più la parola a Barak da quando questi il mese scorso ha silurato la proposta di nominarlo presidente onorario del partito) ha ostentato ai fotografi uno smagliante sorriso e si è ostinatamente rifiutato di rivelare per chi abbia votato. Dietro le quinte si è impegnato per Beilin. Molto più esplicita la vedova di Rabin, Lea, secondo cui Barak è il continuatore della strada intrapresa dal marito, bruscamente interrotta il 4 novembre 1995. dalle pallottole del suo assassino Igal Amir. Come Rabin, anche Barak ha mantenuto i modi del generale anche quando veste giacca e cravatta. Ieri dalla sua limousine bianca bombardava i collaboratori con raffiche di ordini perentori attraverso tre telefoni cellulari e un fax: «Occorre - diceva - che gli uomini delle retrovie avanzino verso le urne». E ancora: «Perché non intervenite di più nelle trasmissioni radio?» Come Rabin, Barak è un pragmatico che rifugge dalle ideologie e che dice di voler puntare a un accordo con i palestinesi che garantisca la sicurezza delle retrovie israeliane: i rilievi montagnosi della Cisgiordania sono per lui più importanti dei piccoli insedia¬ menti ebraici sparsi sul terreno dai governi del Likud. L'ex delfino di Peres, Yossi Beilin - uno dei principali artefici degli storici accordi di Oslo che portarono al riconoscimento fra Israele e Olp - ha attaccato Barak a spada tratta, accusandolo di essere troppo centrista. Beilin - che nelle settimane scorse ha incontrato re Hussein, Yasser Arafat e Hosni Mubarak per rafforzare la propria immagine di uomo di Stato a suo agio con i leader vicini - si è presentato inoltre come un politico creativo capace al tempo stesso di elaborare un documento con Abu Mazen (il n. 2 dell'Olp) e di dialogare con i dirigenti dei coloni nei Territori. Ma secondo gli osservatori locali l'uomo nuovo della contesa fra i laboristi è senz'altro Shlomo Ben Ami, un professore di storia entra¬ to di recente nella politica attiva, nato a Tangeri in Marocco cinquant'anni fa, cresciuto in una umile famiglia di Kiryat Shmona in Galilea, primo ambasciatore israeliano a Madrid. Ben Ami ha detto ai laboristi che né Barak né Beilin (entrambi ashkenaziti, cioè membri della vetusta élite politica di origine europea) potranno sconfiggere Netanyahu che, pur appartenendo alla medesima élite, si regge su una coalizione molto eclettica di forze sociali che nel corso degli anni hanno maturato forte antagonismo verso i laboristi. Secondo Ben Ami, finché i laboristi si concentreranno sulle questioni politiche (ossia il conflitto arabo-israeliano) e non su quelle sociali, sono destinati a perdere una volta dopo l'altra tutti i confronti con il populista Likud. Per vincere Netanyahu - ha concluso Ben Ami - non basta presentare un candidato telegenico dal passato militare glorioso (Barak è il militare israeliano più decorato per atti di eroismo), ma bisogna sgretolare la coalizione sociale che sostiene il Likud: muoversi cioè fra i ceti meno privilegiati (in gran parte sefarditi), gli ebrei tradizionalisti e ortodossi, gli immigrati dalla Russia. Guardando anche all'esperienza inglese, il ritorno dei laboristi israeliani al potere richiede - secondo il professore di storia - molti anni di duro lavoro sul terreno. Barak ha seguito con favore la sortita di Ben Ami nella politica attiva e, secondo i suoi collaboratori, gli affiderà in futuro un ruolo centrale in seno al Labour. Il suo primo compito è quello di infondere a un partito demoralizzato la voglia e la determinazione di riconquistare il potere. Aido Baquis Finisce l'era di Peres cui è stata rifiutata anche la presidenza onoraria del Labour Shimon Peres e il suo successore alla guida del partito laborìsta l'ex comandante in capo dell'esercito Ehud Barak

Luoghi citati: Cisgiordania, Israele, Madrid, Marocco, Oslo, Russia, Tangeri, Tel Aviv