Polonia, sette Presidenti alla Messa del Papa

Polonia, sette Presidenti alla Messa del Pupa VIAGGI APOSTOLICO A Gniezno, l'antica capitale, i capi di Stato dell'Europa centrale attorno alle reliquie di Sant'Adalberto Polonia, sette Presidenti alla Messa del Pupa «Un muro invisibile continua a dividere i cuori del Continente» GNIEZNO DAL NOSTRO INVIATO Un Papa e sette presidenti intorno alle reliquie di un santo, e a una speranza di Europa futura. Questa l'immagine di ieri a Gniezno, antica capitale polacca, dove Ottone DJ. e Boleslao il Prode firmarono mille anni fa un accordo storico. Papa Wojtyla ha invitato (convocato?) i presidenti delle Repubbliche tedesca, polacca, ungherese, ceca, slovacca, lituana e ucraina. Una messa di fronte a trecentomila persone, cori, aquile, bandiere e tutto il colore cupo e vivace dell'Europa centrale. Un incontro, e - forse - un impegno. Ma prima, una constatazione: caduto il muro di Berlino, la nuova Europa, dal Baltico e dal Mar Nero fino all'Atlantico, deve abbattere altre barriere. Le reliquie di Sant'Adalberto, partito da Praga, via Roma, per andare a morire martire missionario in Prussia, sono in un'urna d'argento massiccio. Di fianco all'alta¬ re, eretto su un pendio della collina dominata dalla cattedrale. I sette Presidenti sono seduti su un banco di legno chiaro, sotto un padiglione verde e giallo; la loro processione Herzog, Havel, Kwasnieski e gli altri, e decine di uomini in abito scuro - si è snodata quasi parallela a quella bianca e oro dei vescovi, con un punto rosso al centro, lento, zoppicante, aggrappato al bastone pastorale, U Papa. Wojtyla ha pregato prima, da solo, in cattedrale, sulle reliquie. Il muro di Berlino è caduto; ma un «muro invisibile continua a dividere il nostro Continente - accusa il Pontefice - il muro che passa attraverso i cuori degli uomini. La sua ombra si estende su tutta l'Europa». Nel momento in cui alcuni Paesi dell'ex blocco sovietico stanno per entrare nella Nato e nell'Unione Europea, Giovanni Paolo n denuncia il pericolo di nuovi drammi, dopo quelli vissuti nell'ex Jugoslavia e in Albania. Insidie che nascono dalla divisione invisibile: «E' un muro fatto di paura, di aggressività, di mancanza di comprensione per gli uomini di diversa origine, di diverso colore della pelle, di diverse convinzioni religiose; è il muro dell'egoismo politico ed economico, deU'affievolimento della sensibilità riguardo al valore della vita umana e alla dignità di ogni uomo». Non bastano i successi economici, l'unità del Continente è ancora lontana, grida Wojtyla. «Non ci sarà l'unità dell'Europa fino a quando essa non si fonderà nell'unità dello spirito». Che, per Papa Wojtyla, è quello cristiano; ma, si difende, «questo non significa volersi appropriare della storia. Le fondamenta dell'identità dell'Europa sono costruite sul cristianesimo. E l'attuale mancanza della sua unità spirituale scaturisce principalmente dalla crisi di questa autocoscienza cristiana». Quale Europa sogna Wojtyla? Secondo il prof. Jadwiga Staniskis, sociologo e consigliere di Solidarnosc, l'idea della «conversione» della Russia è stata abbandonata, e il Papa vede un'Europa «integrata» fino alla Bielorussia e l'Ucraina, con una Germania cristiana come forza motrice. Roman Herzog, presidente tedesco, ci commenta così l'appello del Papa: «Immagino che fra vent'anni nel mondo ci saranno otto o dieci mega-regioni, e non tutte si fonderanno su radici spirituali come quelle europee. L'Europa dovrà essere forte nelle sue convinzioni per affermarsi. Non è una questione economica, o di sviluppo tecnico. Sono cose importanti, ma non di primo piano. Ciò che unisce l'Europa è la cultura, le radici cristiane, il valore, la dignità e la libertà della persona. Voglio un'Europa comune di cui possano far parte tutti i Paesi che la vogliono». Anche se le ferite del passato bruciano, eccome. Ieri sera, parlando ai giovani, a Poznam, il Papa ha ricordato il monumento all'Indipendenza, eretto nel 1919, e di- strutto dai nazisti. E il «Monumento alle vittime del giugno 1956», agli operai uccisi dai russi. «Volevo venire presso questo monumento nel 1983 - ha rivelato Papa Wojtyla - quando visitai per la prima volta la vostra città come Papa, ma allora mi fu rifiutato il permesso di pregare sotto le Croci di Poznam. Sono lieto che oggi posso insieme con voi, la giovane Polonia, inginocchiarmi davanti a questo mo¬ numento e rendere omaggio agli operai che diedero la loro vita in difesa della verità, della giustizia e dell'indipendenza della patria». Marco Tosati! L'incontro a Gniezno, antica capitale della Polonia, tra il Papa e i sette Presidenti dei Paesi dell'Europa centrale