Il Carroccio in piazza fischia Scalfaro di Renato Rizzo

Il Carroccio in piazza fischia Scalfaro Il Capo dello Stato ad Alessandria per consegnare la medaglia d'oro alla Resistenza Il Carroccio in piazza fischia Scalfaro Dopo il suo appello: Italia unita nel rispetto di leggi e Costituzione ALESSANDRIA DAL NOSTRO INVIATO Sembrava una giornata all'insegna della «tregua»: il Presidente che usa toni insolitamente pacati nei confronti della Lega, il Carroccio che si limita ad esibire, attraverso i suoi amministratori, un freddo distacco nei confronti del Capo dello Stato. Ma questa sorta di tacito accordo resiste solo per due ore e mezzo, ad Alessandria: nel pomeriggio, quando Oscar Luigi Scalfaro giunge a Casale, la rabbia leghista si sfoga in una vibrante protesta: fischi, urla, muggiti di trombe sotto lo sventolio di una ventina di bandiere con il Sole delle Alpi. Lui, il Contestato, apparentemente non si lascia turbare. Anzi: apre le braccia come un sacerdote che invita alla preghiera e sollecita l'applauso di quella fetta di piazza restata muta. Un escamotage che riesce: i battimani annacquano sibili e grida e il Presidente entra senza fretta, con un sorriso più tirato che compiaciuto, nel teatro municipale dove lo attende una più rassicurante platea ed una dotta e innocua disquisizione sullo spirito europeista di De Gasperi. Quando, un'ora più tardi, lascia la dorata bomboniera tutta stucchi ed ori e sorrisi devoti, Scalfaro trova una piazza senza più bandiere bianco-verdi e senza sussulti di «rivolta»: i militanti leghisti, dopo essere stati sollecitamente fotografati, hanno sgombrato il cam- MMM Si chiude, così, la giornata piemontese del Capo dello Stato iniziata con un invito «all'unità nel rispetto delle leggi e della Costituzione» lanciato da Alessandria durante la cerimonia per la consegna della medaglia d'oro per la Resistenza. Davanti a lui, tutti i gonfaloni della Provincia: tutti, meno uno, quello della ribelle Aqui il cui sindaco, Bernardino Bosio, era troppo impegnato per portarlo, tra gli altri, in piazza Libertà «Oggi, da noi, è giorno di mercato - ha spiegato con un tono così serio da rendere ancor più irridente il concetto - ed io non avevo tre vigili urbani da mandare con lo stendardo». E, poi, gli agenti municipali, in quelle ore, oltre a sorvegliare banchetti e venditori ambulanti, erano probabilmente in ben altre faccende affaccendati: ad Acqui, in mattinata, il carroccio sta¬ va organizzando, infatti, la risposta alle sollecitazioni all'unità che il Presidente elargiva 35 chilometri più a Nord. Davanti all'onorevole Giancarlo Pagliarini ((ministro delle Finanze e dell'Economia del governo provvisorio della Padania» venivano scoperte le targhe delle nuove vie e piazze volute dall'amministrazione leghista ed intitolate, tra gli altri, ad Alberto da Giussano e all'indipendenza. Scalfaro, durante la cerimonia alessandrina non ha voluto commentare questo «sgarbo». Anche se Fabrizio Palenzona, presidente della Provincia, aveva sottolineato che il gesto «offendeva la dignità dei partigiani acquesi e la memoria dei loro caduti». Accanto alla prima cittadina di Alessandria, Francesca Calvo, leghista con provocatorio fazzoletto verde nel taschino, il Capo dello Stato ha preso la parola per rivolgere l'ennesimo appello all'ecumenismo in modo dichiaratamente «non polemico», non «divisorio»: «Bisogna andare avanti insieme per l'Italia, anche se si hanno pensieri diversi. Ognuno ha il diritto di manifestare le proprie opinioni ma nei limiti dettati dalla Costituzione e dalle leggi». Perché, se è vero che «c'è spazio per ciascuno» è altrettanto vero che ci si deve attenere ad un denominatore comune: «camminare insieme e insieme lavorare per questa terra». E, così, la Resistenza, con i suoi simboli e con i suoi valori inesausti diventa «la pagina opposta» a chi, invece, ((pensa a sé» provocando ((rovine, disastri, divisioni e sofferenze». Ben altre parole, ben altri riferimenti erano stati espressi dal Presidente nei suoi ultimi discorsi quando, ad esempio, aveva invitato la magistratura ad intervenire pesantemente nei confronti di una Lega che aveva superato i limiti delle leggi e, addirittura, aveva paventato un ipotetico rischio di guerra civile in quest'Italia aggredita da pulsioni secessionistiche. Oggi l'imperativo è: sopire, ricercare (d'armonia». Anche a costo di regalare un'estemporanea lode al presidente della Regione, Ghigo, per «l'equilibrio e la saggezza con cui governa il Piemonte». Tutto bene, tutto tranquillo. Poi la corsa a Casale e l'impatto con i leghisti monferrini. Scalfaro se ne toma a Roma pensando che, magari, non basta appellarsi alla politica per sedare certe rabbie: bisogna, forse, rivolgersi ai santi, ((pregare» come, con cattolica convinzione, aveva sospirato in mattinata quando aveva auspicato che «questa supplica ad essere popolo unito diventi realtà viva per l'intero Paese». Renato Rizzo E fra i gonfaloni manca quello della leghista Acqui Il Presidente: ci addolora Nella foto a sinistra il presidente della Fiat Cesare Romiti Qui accanto il conduttore Gad Lerner Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro durante la visita di ieri ad Alessandria