Bomba nascosta nella bandiera di F. Poi.

Bomba nascosta nella bandiera Bomba nascosta nella bandiera Treviso, l'ordigno trovato sotto un ponte VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO C'era la bandiera di San Marco, ma pure una bomba che sarebbe esplosa se qualcuno avesse cercato di ammainare il vessillo col leone e la spada in mano. L'hanno trovata gli artificieri lunedì notte, ai piedi di un ponte sul Piave, tra Maserada e Cimadolmo, in provincia di Treviso. L'ordigno, una bombola da campeggio piena di polvere nera, era collegato con dei tiranti alle corde della bandiera. Per disinnescarlo, sono stati chiamati alcuni esperti di esplosivo da Padova. E' la prima volta, se sarà provata la paternità dell'ordigno, che alcuni Serenissimi passano all'azione, con l'esplosivo. Il procuratore capo di Verona, Guido Papalia, che si occupa di tutte le indagini sul gruppo secessionista veneto, preferisce smorzare i toni. «E' una dimostrazione che c'è ancora molta tensione», spiega. Ma poi mette il freno a mano: «Non credo però che ci sia il rischio che la protesta si allarghi». Eppure è da giorni, che in Veneto si susseguono gli allarmi attentati. All'Iris Max Planck di Treviso, pochi giorni fa era stato trovato dopo una telefonata anonima, un finto ordigno. Al posto dell'esplosivo, dei sottaceti. Altre telefonate anonime che annunciavano la presenza di bombe erano arrivate in un'altra scuola e in Tribunale. Lunedì notte, invece, l'esplosivo era vero. Gli artificieri hanno sottolineato che l'or ligno era stato preparato con cura, da mani esperte. Particolare attenzione era stata impiegata nel realizzare l'innesco, costituito da una serie di fui collegati alle corde della bandiera sul pennone. Un depistaggio, spirito di emulazione o i Serenissimi armati hanno fatto il grande balzo? Non ci sono risposte certe, anche perché oramai l'inchiesta sul gruppo secessionista veneto coinvolge decine di persone, tra Padova, Treviso e Verona. Si sa di un vertice tra i responsabili dell'ordine pubblico a Treviso, mentre le procure di Verona e Venezia, che si occupano più direttamente dei Serenissimi, sono state allertate. Manca il collegamento diretto, con il gruppo di Fausto Faccia e degli altri sette che hanno dato l'assalto al campanile di San Marco. Non ci sono prove che dietro ci sia una unica strategia, una medesima tattica armata per «liberare» il Veneto. E' certo, invece, che gli otto Serenissimi di piazza San Marco hanno sempre rivendicato il carattere pacifico della loro azione. Malgrado quella mitraglietta di cinquanta anni fa e il blindato con il lanciafiamme fatto con il tubo di una stufa. [f. poi.]

Persone citate: Guido Papalia, Iris Max Planck