Metti Don Chisciotte nella nebbia padana
Con Enzo Iacchetti e Vito uno spettacolo mitico-allucinatorio Con Enzo Iacchetti e Vito uno spettacolo mitico-allucinatorio Metti Don Chisciotte nella nebbia padana Uno staff cine-tele-cabarettistico ha dato vita, e con risultati non spregevoli, a un «Don Chisciotte» che, pur non avendo nulla in comune con Cervantes, porta nelle nebbie della Bassa Padana un respiro mitico-allucinatorio che qualche parentela con l'hidalgo forse ce l'ha. Andato in scena al Colosseo, dinanzi a un pubblico non foltissimo, «Don Chisciotte» è interpretato da Enzo Iacchetti e da Vito (Stefano Bicocchi per l'anagrafe). Il copione è firmato da Francesco Freyrie, che ha scritto molto per la televisione ed è fra gli autori dei testi recitati da Antonio Albanese. Regista è Daniele Sala, che ha diretto molti fra i nuovi comici (per esempio i Ruggeri e Albanese) ed è assiduo in televisione. Abituati come siamo alle corrività e alla volgarità con cui, spesso, la tv invade il palcoscenico, dobbiamo ammettere che «Don Chisciotte» ci è sembrato una sorprendente eccezione. Esiste una storia: quella di un orfano cresciuto in un convento di suore; il monastero sta per essere venduto a una fabbrica svizzera di cioccolato; le monache, per non abbandonare l'ex trovatello, lo affidano a un cugino che vive in Svizzera; riunitisi in un'esi¬ gua famiglia, i due vanno verso il confine... Oltre alla storia, esiste un'atmosfera: un clima intimistico-crepuscolare che potremmo ritrovare in certi film di Pupi Avati o in certe creazioni di Ugo Chiti, una parlata emiliana e una minuta quotidianità dove un qualunque gesto può acquistare un valore grandioso. Esiste una regia, che predispone un'azione ben ritmata e bada a caratterizzare i personaggi senza eccessive coloriture. Infine, esiste un'interpretazione. Iacchetti e Vito affrontano da soli una bella quantità di personaggi, che interpretano con misura e con convinzio¬ ne, senza lasciare vuoti o silenzi tra un travestimento e l'altro. Sono due suore, sono Guerino e suo cugino, sono le figurine che frequentano il convento o i «tipi» che la coppia incontra nel viaggio verso la Svizzera, ma deviando verso Comacchio, dove abita una vedova di cui Guerino si dichiara invaghito. Iacchetti e Vito recitano con attenzione e abnegazione. Vitalistico il primo, allibito e candido il secondo (che però parla, e quanto parla), tengono tesa la corda della comicità con effetti di sicuro divertimento. Osvaldo Guerrieri Storia di un orfano allevato in convento che va in Svizzera ma sogna l'amore Qui accanto Enzo Iacchetti e Vito nel «Don Chisciotte» in versione padana di cui sono gli unici interpreti. A sinistra Antonio Albanese uno degli attori con cui hanno lavorato il regista e l'autore di questo «Chisciotte»
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