«Quell'alunno un po' speciale» di Primo Levi

«Quell'alunno un po' speciale» Dal 1925 al '28 lo scrittore frequentò la scuola elementare di via Massena 39 «Quell'alunno un po' speciale» Primo Levi nella ricerca di quaranta studenti «Un alunno un po' speciale» ricerca dedicata a Primo Levi dall'elementare di via Massena 39 perché lì fu allievo fra il 1925 e il 1928. Opera dei 40 ragazzi delle classi quinte in collaborazione con le maestre Toffanin, Veraldi, Serra, D'Onofrio e della direttrice Barbagiovanni Gasparo. Ora è raccolta in un dossier che verrà distribuito a tutti gli alunni. La presentazione ufficiale domani alle 17 in aula magna. Un centinaio di pagine con notizie, riflessioni, disegni, ritagli di giornale per dimostrare la «scoperta» di un Primo Levi bambino e poi dell'uomo giusto, grande scrittore, perseguitato perché ebreo. «La ricerca nasce dal ritrovamento dei registri con gli elenchi dei nomi - dice la direttrice Maria Concetta Barbagiovanni Gasparo Poiché quest'anno ricorre il decimo anniversario della sua scomparsa, mi è parso giusto coinvolgere gli allievi più grandi, quelli che lasceranno la nostra scuola». Con lo scopo di offrire una esperienza importante affinché possano portare in futuro un monito a chi ancora tenta di negare la catastrofe dei lager, l'Olocausto. Scrivono i ragazzi dell'ex alunno Primo Levi: «Ci ha colpito pensare che aveva passeggiato anche lui per gli stessi corridoi. In quale aula sarà stato? Come erano le aule allora, i banchi, le maestre? Sarà stato un bambino studioso o un po' pigro e chiacchierone?». Eccoli quei registri in carta ingiallita, compilati con calligrafia minuta, inchiostro nero e pennino sottile. Dà una stretta al cuore il pensiero di quel bambino che faticava con profitto sui banchi, cresceva con aspirazioni e speranze. Senza poter immaginare che sarebbe stato travolto con altri 6 milioni di ebrei dalla follia nazifascista. Dice il registro: Levi Primo, di Cesare e Luzzati Ester, nato a Torino il 31 luglio 1919. Firma la maestra Emilia Guada per le classi prima, seconda e terza. Tanti anni dopo Levi amava ricordarla con affetto e tenerezza. In quarta la firma è del mestro Edmondo Spagnolo. Si leggono giudizi di un alunno studioso, sempre promosso. In seconda, c'è anche un «premio di 1° grado». In terza c'è «buono» di canto, disegno e bella scrittura, ortografia lettura e esercizi per iscritto di lingua, aritmetica, ginnastica e giochi. «Lodevole» di lettura espressiva e recitazione, igiene e pulizia, condotta. «Sufficiente» di nozioni varie, geografia, lavori manuali. In quarta tutti «buono» e «lodevole», perciò arriva un altro premio. Quel bambino cresce e i bambini di oggi raccontano come hanno cercato di capire lo scrittore: naturalmente leggendo i suoi libri, ma ascoltando anche la testimonianza di chi l'aveva conosciuto perché fu insieme ad un parente nel lager di Auschwitz. E andando alla ricerca della storia. Poi le riflessioni. Una più di tutte sembra dimostrare che questi ragazzini hanno capito. E' di Stefano e dice: «Niente è più duro del cuore di Hitler, niente è più duro dei lager, niente è più duro di essere ebrei, ma soprattutto dei ricordi». Maria Valabrega «Abbiamo ritrovato i registri del tempo con la lista dei nomi» Maria Concetta Barbagiovanni

Luoghi citati: Emilia, Torino