Fuga di squadra, vince Fontanelli
Al Giro non cambia nulla in classifica e già si aspetta la cronometro di domani CICLISMO Al Giro non cambia nulla in classifica e già si aspetta la cronometro di domani Fuga di squadra, vince Fontanelli La Mg lancia all'offensiva quattro corridori che si salvano in extremis dal ritorno del gruppo DALMINE DAL NOSTRO INVIATO C'è una rinomata squadra, la Mg Technogym, che al Giro non ha ancora azzeccato un traguardo e il suo stratega Ferretti non ci dorme la notte. La veglia gli porta un audace consiglio: si rompano gli indugi e si appronti un assalto corale. A sessanta chilometri dal traguardo di Dannine, approfittando d'un rifornimento rallentatore, quattro ferrettisti, cioè Pistore, Loda, Fontanelli e Lecchi, si tuffano in fuga, accogliendo tra le loro maglie gli estranei Roscioli, militante nell'Asics, e Volpi, rappresentante della Batik. Siccome Volpi e Roscioli delle esigenze dell'Emmegi possono infischiarsene, si è propensi ad immaginare che non profonderanno nell'operazione neppure una goccia di sudore. Ma, contrariamente alle vigenti usanze, i due profondono eccome. Nel gruppo non c'è un Batik o un Asics che se ne possa addolorare e allora, via, divertiamoci. Una tappa di minimi significati si converte dunque in uno spettacolare prendeteci se ci riuscite. In testa al gruppo, prima la Saeco di Cipollini, poi la Scrigno di Rossato e l'Aki di Leoni infiammano la caccia. I velocisti scatenano i loro bersaglieri, ma i sei filando in perfetta armonia si esibiscono in una forsennata cronometro a squadre, toccano un vantaggio di 50" che, a poco a poco, si squaglia perché alle spalle folleggia un reggimento di assatanati. L'epilogo è crepitante. Il gruppo, nemmeno i sei gli avessero rubato i portafogli, arremba ferocissimo, è a un pelo dai fuggitivi che danno l'anima per non farsi acchiappare. Alla fine Fontanelli si salva e vince. Ferretti esulta, stanotte dormirà. Roscioli è secondo, Lecchi terzo, Volpi quarto. Pistore e Loda sono sommersi dall'onda velocistica dello svedese Magnusson. Bravi anche loro. Sventolano al di là delle transenne le bandiere leghiste tenute nascoste sino al momento del duello conclusivo. Già sappiamo come la pensa Gotti: sebbene bergamasco, mira al trionfo del Giro dell'Italia unita. Leoni, sprinter del Nord Est, si piazza dodicesimo. In testa all'ordine d'arrivo latitano i secessionisti. Mica è andata tanto bene. Aspettando le tappe decisive, il Giro cerca lumi, si interroga, indaga sulle condizioni di Tonkov. La sconfitta di Cervinia non aiuta alla comprensione del soggetto. In quella tappa, che non lo uccide e neppure lo tramortisce, il russo cade in due errori. Punta sul cavallo perdente, Leblanc, e assegna a Gotti il ruolo di fuggitivo che non arriva al traguardo. Quando s'accorge che Gotti al traguardo ha tutte le intenzioni di arrivarci, innesta l'inseguimento ma, come si è visto, è troppo tardi. Due errori in una sola tappa di montagna, commessi da un corridore noto per essere un maniaco della livella e per tenere sotto il cuoio capelluto una calcolatrice, stimolano a ritenere che il russo non sia un fenomeno di intuizione. Ma a cronometro le intuizioni servono a poco, anzi non servono a nulla. Nelle cronometro si pedala e basta. E ci risiamo con l'insistente quesito: domani, nella crono verso Cavalese, Gotti riuscirà a conservare il primato? Due partiti si contrappongono. Il folto ed entusiasta partito gottista che afferma essere la maglia rosa un talismano, uno straordinario coadiuvante, e il partito tonkoviano che, sorvolando sul colore della maglia e sui di lei poteri taumaturgici, assicura che tra il russo e l'italiano ci sono, a tenersi stretti, almeno l'30" di distanza. L'opinione di Gotti è la seguente: «Tonkov ha 40 km per attaccarmi. Non so in quale posizione mi troverò a Cavalese, io penso al tappone e al Mortirolo perché quello è il mio terreno». Oggi si va da Dalmine a Verona, con uno scoppiettante finale. Gianni Ranieri Fabiano Fontanelli ha conquistato la prima vittoria per la Mg Technogym
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