RONALDO«Non cedo allo sponsor col Barcellona ho chiuso»

Il campione brasiliano affronta la Francia con i miliardi dell'Inter nella testa Il campione brasiliano affronta la Francia con i miliardi dell'Inter nella testa «Non cedo allo sponsor col Barcellona ho chiuso» LIONE DAL NOSTRO INVIATO Dice Mario Zagallo che Ronaldo è un ragazzo confuso dai numeri che gli ronzano dentro la testa come api d'oro dentro un'arnia smisurata: ogni numero è un dollaro che il ragazzo andrà a guadagnare e ce ne sono a migliaia, a milioni. Troppi persino per la comprensione di un vecchio navigante della vita come il et che portò Pelé e il Brasile al successo nel Mondiale messicano e per campare inseguì i denari nei deserti d'Arabia e del Kuwait. «Ha in testa solo le pesetas», ha sentenziato Zagallo, con l'aria di chi si prepara a cacciare i mercanti dal tempio perché «la Nazionale non è un bazar e non permetterò a nessuno di fare del mercato qui. La vicenda di Ronaldo e del suo contratto la risolvano a Barcellona». Beata illusione. Ieri notte sono arrivati a Lione i due manager brasiliani dell'attaccante: Martins e Pitta. Li aveva preceduti Cees Van Nieuwenhuisen, l'olandese che trattò con Ronaldo la sponsorizzazione della Nike. Sono tutti qui. Formalmente per tenere tranquilla la gallina dalle uova d'oro, in realtà per decidere dove conviene che le deponga. In tutta questa situazione il Brasile si inquieta e Ronaldo rischia di sparire dalla sua funzione primaria, quella del calciatore: oggi gioca contro la Francia il match di apertura del torneo premondiale, però mentre lo vedevamo allenarsi allo stadio di Lione abbiamo intuito che si sentiva lontano dall'erba tagliata di fresco, perso dietro ai suoi pensieri di vita e di denaro. «In allenamento i due attaccanti hanno impegnato troppo poco la difesa», ha notato Zagallo. Bontà sua. Ronaldo non ha toccato la palla e se il ragazzo non fosse quello che è e non avesse portato alla Nazionale un contratto della Nike da 400 miliardi in 10 anni, il et forse lo terrebbe fuori con i francesi o domenica contro l'Italia. C'è, nel gruppo, gente molto più motivata di lui che fa ginnastica con l'irruenza di un ottantenne afflitto dall'ernia: un piegamento invece di due, una flessione ogni venti secondi, come faceva Sivori. Ma questo calcio non lo permette più. «Nel giro di un paio di giorni gli passerà - sostiene Dunga, l'ex fiorentino, che di vicende di mercato ne passò non poche ai tempi dei Pontello -. Per fortuna Ronaldo è un bravo ragazzo e a 20 anni un brasiliano possiede la maturità di un trentenne: intanto però pensa a quanto gli sta succedendo». Nessuno sa o vuole sapere quale sarà la fine della storia. Né quando si concluderà. «Ne parlerò il 29 giugno alla fine dela Coppa America», ripete spesso l'attaccante. Possibile? Di certo Ronaldo si sente travolto dagli eventi e l'intrusione della Nike non gli è piaciuta. «Non voglio nessuna intermediazione con il Barcellona, al Barcellona non torno», ha insistito obbligando il suo sponsor a una retromarcia rispetto alle dichiarazioni di domenica sera favorevoli alla sua permanenza in Spagna. «E' stata un'iniziativa autonoma di qualcuno della filiale spagnola, a noi non importa dove finirà il giocatore e non abbiamo mai ritenuto l'Inter una seconda scelta», si sono affrettati a spiegare quelli della Nike italiana con qualche imbarazzo. E dall'Italia sono rimbalzate anche le dichiarazioni di Massimo Moratti che chiede di «partecipare a un gioco pulito», anche se si ritiene soddisfatto dal comportamento del brasiliano: «E' normale che il Barcellona rischi tutte le carte per trattenerlo, a me basta il tono con cui Ronaldo fa capire che vuole venire all'Inter». Tutti parlano. E tutti presentano almeno due versioni della stessa storia: ad esempio non abbiamo ancora capito se Ronaldo si è mai incontrato di persona con Moratti, come ha raccontato a un giornale italiano, oppure non lo ha mai visto in faccia, come riporta un quotidiano spagnolo. Il ragazzo che vive con il jackpot nella testa, in attesa che qualcuno tiri la leva e faccia scendere le monete si sta perdendo in campo. Ieri, i curiosi che osservavano l'allenamento lo hanno fischiato, delusi. E mentre lui ripete che «la Nazionale è molto più importante delle mie vicende», ci si dimentica che oggi si gioca e ci sarà la Francia che lui giudica «più temibile dell'Italia». Certo, anche i francesi hanno le loro storielle di sponsor, perché la Federazione pretende che calzino le scarpe di una certa marca mentre i calciatori che giocano in Italia si sono ribellati e calzeranno le proprie. Pure lì, per una questione di soldi. Forse un giorno torneremo a parlare di pallone. Marco Ansaldo Francia (4-4-2): 16Barthez; 15 Thuram, 5 Blanc, 8 Desailly, 12 Lizarazu; 13 Ba, 17 Vieira, 7 Deschamps, 10 Zidane; 20 Ouedec, 14 Pires. Ct Jacquet. Brasile (4-4-2): 1 Taffarel; 2 Cafu, 15 Celio Silva, 3 Aldair, 6 Roberto Carlos; 8 Dunga, 5 Mauro Silva, 10 Leonardo, 7 Giovanni; 9 Ronaldo, 11 Romario. Ct Zagallo. Arbitro: Milton Nielsen (Dan). «Saprete dove vado il 29 giugno alla fine della Coppa America» Il et Zagallo: «Vìa i mercanti la Nazionale non è un bazar» or uso» gno a» »