La DANZA del maschio italiano

del mondo. Si ispirano ai classici e al rap del mondo. Si ispirano ai classici e al rap maschio italiano DAL NOSTRO INVIATO Prendere la platea della Royàl Albert Hall (quella davanti alla quale cadeva in deliquio il giovane David Helfgott nel film «Shuie») e trasformarla in un brumoso lago popolato da sessanta cigni è un'idea pop. Vuol dire portare (semmai in Inghilterra ce ne fosse bisogno) il balletto classico alle masse: l'Albert Hall tiene 5000 spettatori. E per rendere l'idea ancora più pop, Derek Deane, il direttore e coreografo dell'English National Ballet ha riempito la sua nuovissima versione colossal del «Lago dei Cigni», che ha debuttato il 29 maggio; di saltimbanchi e giocolieri, oltre a 120 danzatori. Tanto ha risparmiato sulle scene: dove metterle visto che nell'unico punto dell'arena ai cui bordi non c'è pubblico è situata l'orchestra? Così, mentre schiere di ballerini si esibiscono al centro, tutt'intorno applaudono migliaia di spettatori. E' vero, in certi momenti sembra di essere al circo, e forse l'operazione non è riuscita: manca la magia. Ma è riuscito certamente Roberto Bolle, 21 anni, primo ballerino della Scala, a debuttare in una delle capitali della danza nel ruolo del protagonista, accanto a una superstar, la russa Altynai Asilmuratova; è riuscito a occupare con il suo corpo statuario e il suo viso sorridente l'intera terza pagina di «Time Out» il settimanale degli spettacoli di Londra. E soprattutto, in sole quattro recite, ha totalizzato chea ventimila spettatori che hanno decretato un trionfo alla sua danza sicura, elegante, dove lo stile sembra annullare la difficoltà dei virtuosismi, pur perigliosi, in cui si lancia. E la stampa inglese lo ha ricolmato di lodi. Da quanto non capitava a un ballerino italiano un successo così? Anni. Dai tempi di Marco Pierin e Maurizio Bellezza (ex scaligeri anche loro) e Raffaele Paganini. Ma Bolle non è solo. Perché alla Scala, Massimo Murru, 26 anni, ha appena dato una grande prova nel «Lago dei Cigni» e a Marsiglia, la scorsa estate, ha entusiasmato il pubblico in coppia con Lucia Lacarra nel nuovo «Bolero» di Roland Petit. E non basta. Perché a Monaco di Baviera, alla Staatsoper, Alen Bottami, 23 anni, vi areggino, è chiamato a interpretare i ruoli più difficili. E ancora: all'English National Ballet Giuseppe Picone, classe '76, napoletano, è arrivato carico di gloria ad appena 18 anni. E in giro per l'Europa sono acclamatissimi i fratelli maggiori di questi ragazzi: Tony Candeloro e Alessandro Molin, sui trenta anni, sono guest star molto richieste. A Stoccarda, Ivan Cavallari interpreta tutti i ruoli creati da John Cranko (Romeo, Onegin, Petruccio). E' arrivata l'ondata italiana? Latina, sarebbe meglio dire. Perché a New York, all'American Ballet Theatre, ma anche in Italia dove sono spesso stelle ospiti, spopolano gli argentini Julio Bocca e Maximiliano Guerra, il cubano Jose Manuel Carreno, lo spagnolo Angel Corella, il cui sorriso ricorda quello di Miguel Bosé da giovane. «Ballet's men have lipped into the Limelight» titolava a piena pagina, il 4 maggio scorso, il «New York Times»: i ballerini sono balzati alle luci della ribalta. Dando un'ulteriore prova del luogo comune che l'800 è il secolo della ballerina e il '900 quello del danzatore maschio? Certo se non ci fosse stata all'inizio secolo la leggenda di Ni¬ jnskij, e poi la grande scuola russosovietica, questo exploit non ci sarebbe. E i giovani a quei modelli si riferiscono. A Rudolf Nureyev per il coté dionisiaco; a Michail Baryshnikov per l'eleganza apollinea; a Vladimir Vassiliev per l'essenza buonista. Ma il merito è anche di coreografi come George Balanchine prima, e William Forsythe dopo, che ai danzatori chiedono sempre maggiore velocità, grinta, un modo moderno di danzare. Poi c'è chi arriva dal rap, come il nero Desmond Richardson, che dalle strade dell'Hip Hop nel Bronx è passato al Metropolitan per interpretare Otello. Se questi sono i modelli, chi sono i nuovi quattro moschettieri italiani? ROBERTO B0UE è nato a Trino, in provincia di Vercelli, ha incominciato la danza a 9 anni ed a 11 era già alla scuola della Scala da dove è uscito nel '94: «Studiavo danza di giorno e facevo il Liceo scientifico di sera. Sono stati anni duri, ma non li rimpiango. Certo che in quel periodo, di libri, oltre a quelli di scuola, ne ho presi in mano pochi. Rimpianti? A volte di non avere fatto la vita degli altri teenagers: cinema, discoteche. Anche adesso non si scherza, di fronte alle responsabilità bisogna agire seriamente. Nel tempo libero? Vado al cinema, esco con gli amici. Gente fuori della danza ne vedo poca. Frequento un gruppo di giovani della compagnia. Lavoriamo insieme di giorno e la sera usciamo ancora insieme. Vivo a Milano con mio fratello Maurizio che studia alla Bocconi: lui i libri, io la danza. Era già così da piccoli. Sono single. Avevo una fidanzata, una danzatrice della compagnia, ma è finito. Siamo rimasti buoni amici». MASSIMO MURRU, milanese, entra alla Scuola della Scala a 11 anni: «L'elemento decisivo è stata l'incoscienza totale. Non sapevo che cosa avrei fatto da grande. Un giorno arrivò mio padre con il bando della scuola e ci andai. Poi è nata la passione: fu quando vidi alla scuola per la prima volta un video del "Lago" con Antony Dowell e Natalija Makarova. Non credo nel virtuosismo fine a se steso. Conta di più l'eleganza, lo stile, l'interpretazione, ballare senza far vedere la tecnica. Mi piace l'idea di essere un danzatore più moderno. Prossimamente sarò Quasimodo in "Notre Dame de Paris" e Albrecht nella "Giselle" moderna di Mats Ek. Nella danza contemporanea si deve superare l'estetica dei bei gesti. Non importa apparire brutto, ma dare vita a un personaggio. Aspetto con interesse il prossimo lavoro con Roland Petit: potrebbe essere "Il diario di un curato di campagna" da Bernanos». GIUSEPPE PK0HE è nato a Napoli nel 1976, ha studiato quattro anni alla scuola del Teatro San Carlo, con Zarko Prebyl, grande docente, e due a Roma all'Accademia: «E' stato un caso fare il ballerino in una famiglia dove il padre è giudice. I miei fratelli più grandi mi portavano alle feste e a 8 anni facevo divertire tutti imitando Michael Jackson. Un percussionista del San Carlo, amico nostro, mi ha visto e mi ha suggerito di fare un'audizione alla scuola. Dopo 6 mesi Zarko Prebyl mi prediceva già una grande carriera. A16 anni ero al Ballet de Nancy con Pierre Lacotte che mi ha preso al volo dopo avermi visto al concorso di Positano e per prima cosa mi ha fatto fare "Petrushka": niente tecnica e tutto interpretazione. Roba che si fa alla fine della carriera. Dopo otto mesi sono passato all'English National Ballet dove ho affrontato il grande repertorio: Romeo, "Schiaccianoci", "Bella addormentata", "Giselle", ma anche "Square Dance" o "Who cares?" di Balanchine». Si parlava di un suo ingaggio alla Scala: «Non se ne fa più nulla dopo che Elisabetta Terabust ha dato le dimissioni dalla direzione del corpo di ballo». Presto lo vedremo in Italia? «Sarò a Cagliari il 22 luglio e a Pescara il 14 agosto. Forse farò una "Bella addormenta¬ ta" nell'aprile del '98 a Roma». AlfN BOTTAMI ha incominciato per caso a 12 anni con la madre, una signora scozzese che ha una scuola di danza a Viareggio: «Sino a quel momento pensavo soltanto allo sport, giocavo a pallone. Poi sono entrato alla scuola del Royal Ballet a Londra. Lì mi hanno visto degli insegnanti russi e mi hanno invitato all'Istituto Vaganova a Pietroburgo: la scuola che è stata di Nijnskij, Nureyev e Barysìinikov. Ci sono rimasto due anni. Ed è stata la mia fortuna: perché mentre la scuola inglese insegna pulizia e stile, ma è molto anonima, quella russa sottolinea la personalità di ogni interprete. A Pietroburgo ci impiegavano per spettacoli al Teatro Kirov almeno due volte al mese. Si esce di lì che non si sa più cosa sia la paura del palcoscenico». E chi, nel dicembre scorso, lo ha visto al Carlo Felice di Genova protagonista maschile della «Bella Addormentata» capisce di cosa si sta parlando: sicurezza assoluta, consapevolezza di interprete, stile impeccabile, un vero artista. A luglio sarà con la Fracci e Paganini all'Arena di Verona per le danze del «Macbeth» di Verdi. Questa ondata di ballerini maschi che sale un po' dappertutto non può che far bene alla danza. Stimola la competitività delle donne che contrattaccano. Due nomi per tutti. Lucia Lacarra, spagnola, 21 anni, che il 31 maggio ha debuttato nel Lago dei Cigni alla Scala, e Daria Vishneva, che in Russia inanella successi. Ma nel '900 il protagonista della danza è uomo o donna? Il dibattito potrebbe proseguire per ore. Senza dimenticare che alle origini della danza accademica c'era Luigi XIV. Monarca ballerino, si chiamava il Re Sole non per lo splendore della sua corte, ma per il costume che indossava quando usciva trionfante al termine del «Ballet de la Nuit». Sergio Trombetta Da Murru a Bottami a Picone: nuove stelle che stanno battendo l'accanita concorrenza delle molte donne del monmaitaMurru, 26 anni, ha appena rande prova nel «Lago dei Marsiglia, la scorsa estate, smato il pubblico in copucia Lacarra nel nuovo Roland Petit. E non ba a Monaco di Baviera, alper, Alen Bottami, 23 anino, è chiamato a interuoli più difficili. E ancora: National Ballet Giuseppe sse '76, napoletano, è arco di gloria ad appena 18 giro per l'Europa sono acmi i fratelli maggiori di azzi: Tony Candeloro e o Molin, sui trenta anni, t star molto richieste. A Ivan Cavallari interpreta li creati da John Cranko negin, Petruccio). ta l'ondata italiana? Latie meglio dire. Perché a k, all'American Ballet ma anche in Italia dove sostelle ospiti, spopolano gli ulio Bocca e Maximiliano cubano Jose Manuel Carpagnolo Angel Corella, il ricorda quello di Miguel ovane. «Ballet's men have the Limelight» titolava a na, il 4 maggio scorso, il k Times»: i ballerini sono e luci della ribalta. Dando re prova del luogo comu00 è il secolo della ballerijnskij, e poi la grande scuola russosovietica, questo exploit non ci sarebbe. E i giovani a quei modelli si riferiscono. A Rudolf Nureyev per il coté dionisiaco; a Michail Baryshnikov per l'eleganza apollinea; a Vladimir Vassiliev per l'essenza buonista. Ma il merito è anche di coreografi come George Balanchine prima, e William Forsythe dopo, che ai danzatori chiedono sempre maggiore velocità, grinta, un modo moderno di danzare. Poi c'è chi arriva dal rap, come il nero Desmond Richardson, che dalle strade dell'Hip Hop nel Bronx è passato al Metropolitan per interpretare Otello. Se questi sono i modelli, chi sono i nuovi quattro moschettieri italiani? Da Murru a Bottama Picone: nuove stche stanno battendl'accanita concorredelle molte donneRoberto Bolle a sinistra Nurevolte di nonfatto la vita deteenagers: cdiscoteche. adesso non siza, di fronte sponsabilità bagire seriamentempo libero? cinema, esco amici. Gente fuori della davedo poca. Frequento un grgiovani della compagnia. Lmo insieme di giorno e la sermo ancora insieme. Vivo a con mio fratello Maurizio challa Bocconi: lui i libri, io laEra già così da piccoli. SonoAvevo una fidanzata, una da Massimo Murru entrò alla scuola della Scala a 11 anni Roberto Bolle a sinistra Nureyev