Aulenti, la Fenice sorge ancora

Aulenti, la Fenice sorge ancora Ieri l'annuncio: in tandem con l'Impregilo, l'architetto ha vinto la gara per riedificare il teatro Aulenti, la Fenice sorge ancora «La rifarò coni 'era nel Settecento» DMILANO A quando è filtrata la notizia della vittoria, sua e dell'Impregilo, nell'appalto concorso per la ricostruzione della Fenice, Gae Aulenti ha tenuto una bottiglia di champagne sul tavolo da lavoro. Per scaramanzia, l'architetto non ha voluto né metterla in ghiaccio, né tanto meno aprirla per anticipati brindisi. L'indiscrezione era ormai attendibilissima, qualche giornale l'aveva pubblicata, ma l'architetto ha preferito pensare ad altro, ai disegni per il Museo d'Arte Orientale di San Francisco (ha vinto di recente il relativo concorso internazionale), aspettando il verdetto ufficiale del prefetto di Venezia Giovanni Troiani. Ieri, in tarda mattinata, è stato dato l'annuncio: il tandem Impregilo-Aulenti ha battuto quelli fra il Consorzio Cooperative di Bologna e Carlo Aymonino, fra l'impresa Carena e Gino Valle, fra la tedesca Holzmann e Aldo Rossi, fra la svizzera Mabetex e Ignazio Gardella. Lo champagne è stato frettolosamente ghiacciato nel freezer, è stato stappato e lo studio Aulenti ha festeggiato. Era un appalto-concorso molto particolare quello per la Fenice. Stabilito un costo massimo di 120 miliardi, le imprese edili erano chiamate ad allearsi con un archi¬ tetto e a presentare un progetto che stesse entro quel tetto di spesa e preferibilmente al di sotto. Sm 100 punti del concorso, 47 erano riservati al preventivo che maggiormente unisse convenienza e credibilità. Al progetto, la meccanica del concorso attribuiva un punteggio inferiore e suddiviso per temi: qualità complessiva, acustica, restauro, adeguamento tecnologico, sicurezza. Ulteriori punti erano previsti per le proposte di funzionalità del delicatissimo cantiere (dovrà essere abbattuto un ponte fra le calli per permettere l'arrivo di materiali e delle macchine edilizie), per il tempo di consegna (non oltre il novembre '99) del teatro «chiavi in mano» e per i costi della futura gestione. Nell'alleanza Impregilo-Aulenti i meriti sono quasi paritetici: il preventivo ha ottenuto un punteggio di 29,6 e il progetto di 33,5, mentre il duo Holzmann-Aldo Rossi, piazzatosi al secondo posto, ha un punteggio fortemente squilibrato fra costo dell'opera (17,7) e giudizio tecnico estetico (35). L'Impregilo ha programmato una spesa di 90 miliardi, tenendosi sotto ai costi della Holzmann (99 miliardi circa) e della Mabetex (quasi 111 miliardi), ma non arri¬ vando a limarli sino agli 83 della Carena e ai 79 del Consorzio bolognese. (Abbiamo partecipato per vincere», racconta Franco Carraro, presidente dell'lmpregilo. «Di solito si storpia la frase di De Coubertin. Disse: "L'importante è partecipare". Ma aggiunse "preparandosi e impegnandosi per vincere". Noi abbiamo studiato e avanzato una proposta seria, rigorosa, mossi da motivi di prestigio e d'affetto perché l'Impregilo ha una lunga consuetudine di lavoro in Venezia, più che dai possibili margini d'interesse imprenditoriale. Ci siamo associati a due imprese veneziane, la Sacaim e l'iccem. Abbiamo chiesto la collaborazione di un grande architetto e Gae Aulenti ci ha positivamente fiatato sul collo perché, insieme, facessimo le cose al meglio. Avere vinto ci rende ovviamente felici e ci carica di responsabilità: il traguardo è arduo, il percorso si presenta accidentato. Ma staremo nei tempi e la riapertura della Fenice sarà l'evento con cui l'Italia battezzerà l'ingresso nel Duemila». Il concorso-appalto, lasciando mano libera sul corpo posteriore della Fenice (palcoscenico, macchina teatrale, servizi di scena e uffici), vincolava gli architetti al salvataggio, al restauro di quel poco che il fuoco non ha inceneri¬ to e alla ricostruzione filologica (misure, materiali, tecniche di costruzione, decorazioni, arredi) delle Sale Apollinee e del teatro vero e proprio. La sfida di Gae Aulenti, che ha associato al suo lavoro gli architetti Antonio Foscari (insieme hanno ristrutturato Palazzo Grassi), Margherita Petranzan e, per gli arredi in stile, Renzo Mongiardino, è stata quella di adeguare il guscio, la struttura da ricostruire tale e quale, alla più moderna tecnologia elettrica, termica e di sicurezza e, se possibile, di dare all'acustica una maggiore versatilità per l'uso anche sinfonico e cameristico della Fenice. «Il nostro progetto», afferma l'architetto Aulenti, «tende a ricostruire il più fedelmente possibile la l'orma settecentesca della Fenice, quella costruita dal Selva e distrutta nel 1836. Questo sul piano architettonico. Sul piano degli apparati decorativi, ripristineremo ciò che l'incendio ha ridotto in cenere, vale a dire la decorazione ottocentesca del M eduna. La platea e i cinque ordini di palchi, nel progetto, si presentano con l'identica combinazione di dialogo fra la struttura, il decoro, l'arredo e le cromie. 1 materiali sono quelli tradizionali con i quali si costruisce da sempre a Venezia». Guido Vergani Prevista una spesa di 90miliardi, consegna entro il novembre '99 «I materiali saranno quelli con cui si costruisce da sempre a Venezia» !|lfl$KiJ Ir L'architetto Gae Aulenti e in alto a destra Franco Carraro, presidente dell'lmpregilo. Sopra, da sinistra, la Fenice dopo il rogo del 29 gennaio 1996 e l'interno del ceatro prima del disastro

Luoghi citati: Bologna, Italia, San Francisco, Venezia