«Le nostre questioni private» di Giorgio Bocca

«Le nostre questioni privale» «Le nostre questioni privale» Giorgio Bocca: unioni molto rare Vamore? Dovevamo nasconderci MILANO. «Da ex partigiano, non posso che essere contento: quella donna ha combattuto e vinto dopo tanti anni una battaglia contro la burocrazia». Giorgio Bocca, giornalista e scrittore, applaude la decisione dei giudici della Corte dei conti. «Le loro sentenze spesso sono sgradevoli, questa mi piace». L'amore ai tempi della Resistenza, riconosciuto dopo più di cinquantanni: sembra un romanzo, non le pare? «Sì, ma queste sono storie rare. In quel periodo eravamo sem- pre in fuga, dovevamo nasconderci dai tedeschi. Le donne non venivano in montagna e di rado incontravano gli uomini delle bande. Avere rapporti sessuali era molto difficile e pericoloso». Ricorda altri episodi analoghi? «Un partigiano - mi sembra che fosse delia Val di Susa sposò "in articulo mortis" un'immigrata di colore per garantirle una pensione. Ma la situazione era diversa, perché allora il matrimonio fu celebrato». La «bella» del partigiano è riuscita a dimostrare che lei e il padre di sua figlia stavano insieme da oltre un anno, che lui la voleva sposare e che le nozze non poterono essere celebrate per motivi che non dipendevano dalla volontà delle parti... «Una tenacia davvero ammire¬ vole. Inseguire una miserabile pensione di Stato per tanti anni, affrontare un primo grado di giudizio, presentare ricorso. La cosa più incredibile è che sia riuscita a farsi dare ragione. E' un caso su un milione, una scommessa vinta con la burocrazia». Il suo giudizio non sarà un po' «partigiano»? «Sì, lo è senz'altro. Quando c'è un caso che riguarda la Resistenza sono tacciabile come uno che dà sempre ragione ai partigiani. Ma questa è una storia così bella che mi si può perdonare». [s. man.] A destra Giorgio Bocca, scrittore e partigiano. Sopra un'immagine della Resistenza

Persone citate: Giorgio Bocca

Luoghi citati: Milano