Secondo sgarbo all'Italia
Berisha Berisha Secondo sgarbo all'Italia TIRANA DAL NOSTRO INVIATO «Per festeggiare la festa della Repubblica e la fine della mia missione». La frase è su una strisciolina di carta, pinzata sull'invito ufficiale al party dell'ambasciatore Paolo Foresti, nella lussuosa «residenza», un tempo museo d'arte voluto da Enver Hoxha, a due passi dall'Ambasciata. Alle 18, orario dettato dal coprifuoco che scatta implacabile alle 21, qui c'è tutta la Tirana che conta, con una eccezione, anzi l'eccezione. Manca Sali Berisha, che diserta l'appuntamento a sorpresa. Motivazione ufficiale la campagna elettorale. Motivo reale i rapporti un po' freddini, degli ultimi giorni, fra il Presidente della Repubblica e l'Italia. Un'assenza che stride, che mal s'attaglia alle polemiche esplose, due settimane fa, intorno alle telefonate confidenziali fra il nostro ambasciatore e Tritan Shehu, il delfino del Presidente. «Ma non erano amici?» si chiede la gente. Proprio Shehu, che si è macinato in gran fretta i 200 chilometri di orribile strada che separano Tirana da Pogradec dove è stato per un comizio, vuole subito sottolineare che: «L'ambasciati.. s è un amico. Una persona che ha lavorato molto per l'Albania. A cui dobbiamo essere tutti riconoscenti». Frasi un po' fatte, ma quando si stringe sull'assenza di Berisha ecco i non so: «Oggi non gli ho parlato, ero fuori Tirana, non so perché manchi». E qualcuno ricorda quei cinque minuti di attesa, «inflitti» a Prodi prima dell'incontro di domenica. Sotto i sei grandi ombrelloni di iuta che troneggiano al centro del cortile c'è invece il Consiglio dei ministri al gran completo. Tiene banco Bashkim Fino, che sta imparando a muoversi - viaggio dopo viaggio anche negli ambienti internazionali, ma ancora una volta è soprattutto Fatos Nano ad attirare simpatia. Anche perché il leader carismatico del ps non nasconde nemmeno un attimo il suo affetto per Foresti: «Per me è un amico. Prima che un ambasciatore, prima che un diplomatico, prima che un mediatore. Ci sono cose che nella vita non si possono dimenticare. Io sono stato in carcere, per alcuni anni: quando sono uscito l'ho trovato subito vicino. E' venuto da me, mi ha parlato, mi ha anche confortato». Ma come? Ma non erano i socialisti a sollecitare un rapido avvicendamento in ambasciata, tassativamente prima delle elezioni. Sono notizie, e dichiarazioni, vecchie di appena 24 ore. Già dimenticate, stasera ci si vuole bene. Così Foresti naviga sicuro, fra amicicizie vere ed amicizie ostentate, fra generali pieni di stelle ed ufficialetti con tante speranze, fra le impiegate albanesi (tutte bellissime) dell'ambasciata e uomini politici per lo meno singolari. Uno per tutti: Zef Bushati, fra i leader più impegnati del partito democristiano, che è di convinta fede musulmana. Nano se ne va presto, Fino lo segue, il generale Forlani tarda (ma ha la giustificazione buona: il capo di stato maggiore Cervone da accompagnare in aeroporto), Berisha non arriva. La serata scivola verso la fine. Alle 21 tutti a casa, scatta il coprifuoco e i para, armati sino ai denti, finalmente possono uscire dalla siepe del giardino. (a. e]
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