Al comizio slogan e pugni di Fabio Poletti

Al comizio slogan e pugni Al comizio slogan e pugni Scontro fra leghisti e Rifondazione MILANO. «Padaiùa, Padania», urlano che saranno in trenta a Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, qui nella veste di consigliere comunale. E il suo primo giorno da amministratore cittadino, finisce quasi a botte. «Padania, Padania», gli urla quel drappello di leghisti, fazzoletto verde al collo e bandiera pure verde. Bertinotti si zittisce e i suoi, cento e forse più, con lo striscione, le bandiere rosse, si avvicinano minacciosi. Volano pugni, qualche schiaffo e un po' di calcioni. Poi la pohzia si infila in mezzo, tira un paio di manganellate e fa da cordone sanitario. Gli slogan si mescolano, i «Bandiera rossa la trionferà» vanno assieme a quel «Padania, Padania» cadenzato, che sembra un martello. Delle sberle in piazza Scala, ncll'ovattata sala Alessi, lampadari a goccia tirati a lucido, telecamere in posizione, flash e 80 giornalisti, si sa poco o nulla. Alle 17 spaccate, Silvio Berlusconi prende la parola come consigliere anziano - «Una volta mi sarei seccato», dice - nel senso che è quello che ha preso più preferenze. Poi fanno l'appello. Si parte da Albertini Gabriele, il sindaco, la sedia più sotto, nemmeno una parola per tre ore tre. Poi si passa a Silvio Berlusco¬ ni, appunto. E a Fausto Bertinotti, che arriva a scena iniziata, venti minuti di ritardo. Quando fanno il nome del consigliere Antonella Maiolo, si sente un accenno di applauso solitario. Giurano che a batter le mani sia stata sua sorella, Tiziana, pure lei di Forza Italia, parlamentare, prima fila tra il pubbli- co che poi è lo stato maggiore di An. In aula si vedono molte facce nuove,' rispetto all'ultimo consiglio. Il pubblico applaude solo due persone, Berlusconi e Franco Bassanini, ministro e anche lui consigliere comunale. Si infila Aldo Fumagalli, candidato trombato per l'Ulivo. E nessuno fiata. Lui sorride, un po'. Si siede, non spiaccica parola. Ma tanto si sa che è solo questione di giorni e poi, addio palazzo Marino, tornerà alla sua «fabbrichetta» in Brianza. Entra Marco Formentini, pochette verde. Si siede tra i banchi dell'opposizione. E' il primo a prendere la parola. «Grazie presidente Berlusconi per il saluto cortese», è l'esordio. Poi spara: «Qui non ci sono solo destra e sinistra. C'è pure la Lega Nord per l'indipendenza della Padania, che al ballottaggio non si è schierata». Giusto. Ma la partita è un'altra. Il Polo vorrebbe Massimo De Carolis a presiedere il Consiglio. Basilio Rizzo dei Verdi non ci sta. Per 15 minuti ne fa polpette, con Berlusconi che scalpita, quasi quasi vorrebbe andare avanti a porte chiuse. E giurano che dai tempi del sindaco Greppi (1946) ad oggi, non sia mai successo. Il sindaco Albertini, stretto tra Ombretta Colli e Riccardo De Corato, entrambi assessori, l'ulti¬ mo pure vicesindaco, guarda la bagarre davanti a sé. Sergio Scalpelli, neo assessore allo Sport è lapidario: «Mi sembra divertente». Poco più in là, l'assessore alla Cultura Salvatore Carruba, stringe mani e si presenta. Bertinotti e Berlusconi, si incontrano alla buvette, succursale milanese del Transatlantico. E sono gentilezze. Bertinotti: «Le faccio gli auguri per la sua salute e per il Milan. Anche se mi è più facile farglieli per la sua salute». Replica, Berlusconi: «Non prevedevo di farmi operare. Ho fatto la campagna elettorale, sono stato un eroe ma l'ho pagata». Fuori dal palazzo, continua la bagarre. Quando appaiono Marco Formentini e Giancarlo Pagliarini, volano gli «scemi, scemi». Formentini rivendica la presenza dei suoi: «Non siamo mica in Russia». Giusto. Questo è palazzo Marino, dove sindaco, giunta e opposizioni staranno fino al 2001. Fabio Poletti «Padania, Padania» urlano i militanti del Carroccio mentre parla Bertinotti e i suoi fans cantano «Bandiera rossa» Poi arriva la poli2ia Il capogruppo di Rifondazione Umberto Gay con il gruppo di leghisti durante i «tafferugli» davanti a Palazzo Marino

Luoghi citati: Milano, Russia