Un duello all'ultimo voto «Favorito il premierato»

ROSCENA Un duello all'ultimo voto «Favorito il premierato» ROSCENA SUSPENSE IN COMMISSIONE AROMA LL'INIZIO Massimo D'Alema esordisce con una battuta accompagnata dal sorriso per spiegare che il semipresidenzialismo alla francese, quel sistema che piace tanto al centro-destra, non è più di moda neppure nel suo Paese di origine. «Ho telefonato a Lionel Jospin per congratularmi con lui per il risultato delle elezioni in Francia - racconta ai commissari dell'uffioio di presidenza - e lui ci ha consigliato di non adottare il loro sistema dove un Presidente ha il potere di sciogliere un Parlamento solo perché dal voto è uscita fuori una maggioranza che non gradisce». La fine della riunione è un altro film, i sorrisi lasciano il posto alla rabbia: il presidente della Bicamerale, preso da sacro furore, arriva a sbattere l'astuccio di pelle degli occhiali stretto nel pugno sul tavolo di presidenza. Colpa di Domenico Nania, deputato di An, che ha l'ardire di giudicare le procedure di voto proposte «convenienti» per D'Alema. «Io - gli si scaglia contro l'interessato difendendo il proprio ruolo - sono il presidente della Bicamerale, non sostengo tesi a convenienza». E qualche minuto dopo, all'uscita della riunione, qualcuno racconta che davanti ad un gruppetto di persone tra le quali la senatrice Ida Dentamaro, D'Alema sarebbe andato oltre: «Non accetto lezioni avrebbe detto - di correttezza da un fascista». Ma qui siamo già nella leggenda. E' in questi due stati d'animo, in queste due manifestazioni opposte, U nervosismo della vigilia di D'Alema. Oggi ci sarà il voto fatidico in Bicamerale, quello che dovrebbe decidere tra premierato e semi-presidenzialismo. Un voto che dovrebbe essere scontato, visto che il premierato è appoggiato pubblicamente da D'Alema e Franco Marini e non osteggiato, se non preferito, sotto sotto da Silvio Berlusconi. Ma è troppo importante la posta in gioco, sono troppo forti gli interessi, perché tutto fui liscio. Il presidente della Bicamerale da giorni pronostica il successo del modello del premier, magari per un solo voto. Meticoloso com'è ha pianificato tutto. «Io - racconta Antonio Maccanico, ministro delle Poste - sono un sostenitore del semi-presidenzialismo alla francese. Ma non importa, va bene anche l'altro sistema. Sono sicuro, comunque, che all'accordo si arriverà. Anche l'intesa sulle tv è servita a spianare la strada. Non dico che c'è stato uno scambio, un pezzo di riforma per una tv. Dico che si sono create le condizioni per un accordo. Questo è in re ipsa». Ma anche se le cose probabilmente andranno così, nessuno può dormire sonni tranquilli: quando si gioca sul filo di un voto non si sa mai. Basta guardare alla cronaca di queste ore. Ad esempio si dice che Umberto Bossi, da quel burlone che è, abbia convocato per oggi alle 14 una riunione dei suoi commissari: il senatur vuole rovinare la festa a D'Alema? No, vuole solo aumentare la suspense. Lui come tanti altri. E' una debolezza che accomuna tutti, si tratti di personaggi importanti o no. Nessuno rinuncia al proprio momento di celebrità. Se non lo ha fatto il capo dello Stato che ha voluto mettere bocca sull'argomento, figuriamoci gli altri. Così i semi-presidenzialisti dell'Ulivo si godono fino in fondo il loro momento di gloria: Boselli, Spini, Occhetto, Rigo, D'Amico dicono che voteranno per il semi-presidenzialismo. Ma non è detto che sia vero. Passigh dice che si asterrà, chiede un rinvio del voto, forse accetterà il premierato: insomma, parla come chi non sa che pesci prendere. In fondo lui, come altri, è arrivato in Parlamento solo grazie al «sì» di D'Alema e ha difficoltà a difendere la propria autonomia. E' proprio questa situazione scontata ma aperta agli imprevisti che spinge tutti i protagonisti a giocare fino in fondo la loro partita. Nulla di più semplice, quindi, che le procedure per il voto diventino il pretesto per una dura battaglia. E' successo ieri nella riunione dell'ufficio di Presidenza. Armando Cossutta ha chiesto a D'Alema di dare l'opportunità alla Commissione bicamerale di poter valutare anche la proposta di Rifondazione. «Abbiamo adottato altre procedure - è stata la risposta del presidente della Bicamerale -. In questa fase si votano le proposte dei relatori. La vostra rimane per la cultura e per la storia». Sempre il presidente dei neo-comunisti ha posto un altro problema: se saranno votati in alternativa le ipotesi del semipresi¬ denzialismo e del premierato, come farà Rifondazione a esprimere un voto che contenga un giudizio negativo sul primo modello e un'astensione sul secondo? «Su questa votazione - è la stata la replica di D'Alema - non ci si può astenere». Naturalmente il centro-destra, o meglio, Alleanza nazionale, non si è fatta scappare l'occasione di inserirsi nella schermaglia tra il segretario del pds e Rifondazione. Tatarella ha osservato che la proposta del premier è incompleta e ha chie- sto un rinvio delle decisioni sulle procedure. Nania è andato oltre. «Qui si sta scegliendo un iter che favorisce il premierato - ha fatto presente -. C'è chi vota questo modello pensando che ne sarà data una versione debole. E chi, invece, spera che esca fuori una versione forte. Bisognerebbe promuovere una sessione di chiarimento di tre giorni». Questi movimenti non potevano non innervosire D'Alema. «Il voto ci sarà - si è limitato a dire alla fine perché è già calendarizzato». C'è da capirlo: è proprio quando tutto è scontato, quando si pensa di poter controllare gli alleati compresa Rifondazione («alla fine voteremo per il premierato», ammette Ersilia Salvato) e di poter contare sulla complicità degli avversari (Berlusconi), che può scappar fuori la sorpresa. Augusto Minzolini D'Alema litiga con Nania (An) che lo accusa di seguire «procedure convenienti» II leader della Quercia «Da lui non accetto lezioni» Contrasti anche con Cossutt«La vostra proposta non può essere messa ai voti: rimarrà per la culaira e per la storia» i, jj lljp Nelle foto da sinistra Silvio Berlusconi Giuseppe Tatarella il ministro Maccanico e, qui sopra, Cesare Salvi

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