« Con l'Italia o niente Euro »

« « Con l'Italia o niente Euro » Fabius: un'Ue non solo per Parigi e Bonn PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Laurent Fabius, dopo Roma e Londra, Parigi. Cosa cambia per l'Europa e la moneta unica con la sinistra al potere? Il partito degli euroscettici è più forte? «No. E' più forte il partito che vuole un'Europa più umana, più sociale. Che vede nell'Europa un progetto politico in grado di rispondere alle preoccupazioni della gente, non un'area di libera circolazione dei capitali. Perché i partiti dell'Internazionale socialista - il pds in Italia, i laboristi in Gran Bretagna, il ps in Francia - sono europeisti. Ma lo sono in modo diverso dalla destra. Ora che i rapporti di forza in seno alla Conferenza intergovernativa si sono rovesciati, cercheremo subito intese con i nostri partner». Il vostro contraltare a questo punto è la Germania di Kob! «Con cui la Francia continuerà ad avere buone relazioni. Occorrerà però mettere in chiaro alcuni punti, fin dal prossimo vertice. Innanzitutto: l'Italia e la Spagna devono entrare nell'euro dall'inizio. Dobbiamo fare una moneta per l'Europa, non per Parigi e Bonn. Allo stesso modo occorre far partecipare l'Italia e ascoltare la sua voce a tutti i livelli del negoziato, in vista delle scelte decisive che dovremo prendere nei prossimi mesi. E' questo lo "spirito di Delors", che noi socialisti rilanceremo». Se i comunisti ve lo permetteranno, dal momento che all'Assemblea nazionale avrete bisogno dei loro voti. Non teme che Jospin debba sottostare alle imposizioni del pcf, come Prodi in Italia? «Attenzione: il ps ha più voti di gollisti e liberali messi insieme. Siamo maggioranza. Il governo Jospin non cadrà fino a quando i comunisti non voteranno con la destra. E questo in Francia non avverrà mai. Oltretutto la Costituzione predispone meccanismi che consentono di durare anche a esecutivi privi della maggioranza assoluta, come quello di Rocard». Proprio i meccanismi che il ps critica, perché indeboliscono il Parlamento. Il «vote bloqué», ad esempio: nell'87 Rocard vi fece ricorso 27 volte, per far passare leggi con un solo voto, escludendo ogni emendamento. Farà così anche Jospin? «Credo proprio di no. Esiste un'altra possibilità...». Che il pcf entri nel governo? «Sì. Tutto dipenderà da lui. La Gauche ha una linea definita. Questa linea è stata approvata dal popolo. Se i comunisti accetteranno di far parte del governo, credo sarebbe una buona cosa». Non per gli imprenditori, già molto preoccupati da alcune misure del vostro programma, come la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore senza diminuzioni salariali. Come ci arriverete? Per decreto? O attraverso negoziati? «Seguiremo entrambe le vie. Usere¬ mo, certo, lo strumento legislativo. Ma chiederemo anche alle parti sociali di trattare. L'orario va ridotto in modo progressivo, distinguendo tra grandi e piccole imprese, tra settori in difficoltà e altri più solidi». Ma la destra ha già varato la legge de Robien, che riduce gli oneri sociali alle aziende che tagliano l'orario e creano nuovi posti. «Sì, ma con un grave limite: i benefici durano 7 anni, ma non impegnano l'impresa che per 2 anni. Negli altri 5, il padrone può fare quel che vuole...». Cosa vuole fare invece Fabius? Il ministro? «Lo escludo. No, non entrerò nel governo». Perché impegnato a presiedere l'Assemblea nazionale? «Lei lo dice...». Aldo Cazzuilo Fabius è il più probabile candidato alla presidenza dell'Assemblée Nationale

Persone citate: Aldo Cazzuilo Fabius, Delors, Fabius, Jospin, Laurent Fabius, Rocard