Dini sull'Euro di Cesare Martinetti

Dini sull'Euro Dini sull'Euro «I criteri rimangono in quanto ai tempi... » LUSSEMBURGO DAL NOSTRO INVIATO Jacques Santer, presidente della Commissione europea, continua a spargere ottimismo sul futuro dell'Europa e dell'Euro, ma nel giro di pochi giorni 10 scontro tra governo e banca tedesca e il risultato delle elezioni francesi hanno cambiato un quadro di certezze che sembravano ormai solide. Qui a Lussemburgo, nella periodica riunione tra ministri degli Esteri, Dini ha detto ieri che si tratta di vedere se ((tuttora esiste coesione e volontà politica per andare avanti con il calendario previsto». Dice Dini che i parametri di Maastricht (quelli che hanno costretto tutti i Paesi alla dura stretta economica e finanziaria degli ultimi due anni e che sono all'origine della ((protesta» intrinseca alle elezioni francesi) non possono più essere messi in discussione: «I dadi sono tratti». Ma forse i tempi sì. Non sarà l'Italia a chiederlo perché «noi saremo in regola», ha detto il nostro ministro degli Esteri, ma può darsi che qualcun altro lo faccia: «Qualora - per ragioni interne di un Paese o di un altro - ci fosse l'intenzione di riconsiderare dalle fondamenta la direzione della politica economica, allora saremmo di fronte a fatti nuovi che andranno considerati». Ma ora, tanto per incominciare, va considerato 11 fatto nuovo francese (ieri, qui a Lussemburgo, in attesa del nuovo ministro degli Esteri, era presente il solo ambasciatore presso l'Unione europea, Pierre de Boissieu) e Dini ha ragionato a lungo sulla questione insieme con i giornalisti. C'è anche stato un piccolo incidente hnguistico-diplomatico, o un involontario lapsus. Rispondendo in inglese a una domanda della Bbc, Dini ha definito il risultato francese un «seiback», che si poteva tradurre con «arretramento». «Ho sbagliato parola s'è poi corretto -, intendevo dire upset, e cioè un capovolgimento, nel senso di un risultato inatteso». Inatteso sì, ma non mgiustificato, perché, cbthe ha spiegato lo stesso Dini, negli ultimi tempi in Europa s'è fatto troppo monetarismo e troppo poca politica economica, e il voto francese altro non è stato che una «reazione alle politiche che sono state seguite in campo europeo dai singoli governi». Il risanamento finanziario imposto dal rispetto dei parametri di Maastricht è stato obbligato in un periodo di tempo breve: «Si è dovuto stringere troppo la cinghia e così s'è incrinato il sostegno sociale». Si poteva fare diversamente? Dini dice che quando fu lui a parlare della necessità di allungare di un anno i tempi di «convergenza», ci fu una sollevazione totale, un «fronte comune» contrario: «Gli ultimi sviluppi mi danno ragione, anche la Germania è ora in difficoltà». Ma ormai «il latte è versato». L'Europa ha così perso consenso presso gli europei, anche perché le politiche di stretta finanziaria hanno coinciso con i tempi di una congiuntura economica «debole»: nel vecchio continente si perdevano posti di lavoro, mentre negli Stati Uniti e in Asia se ne creavano a milioni. Troppo in fretta, troppa austerità. E ora? Il ministro tedesco Kinkel ha detto che «Francia e Germania devono rimanere il motore della cooperazione». Il presidente Santer ha manifestato fiducia, perché «l'Europa è sempre stata al centro delle ambizioni della Francia». Cesare Martinetti Il ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini