«I vincitori vogliono spodestare Chirac» di Enrico Benedetto

Clamoroso editoriale di Alain Peyrefìtte. Nella destra è già incominciata la resa dei conti Clamoroso editoriale di Alain Peyrefìtte. Nella destra è già incominciata la resa dei conti «I vincitori vogliono spodestare Chirac» // conservatore Figaro: questa coabitazione è impossibile PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A Lionel Jospin non basta essere primo ministro. Farà l'impossibile per ottenere le dimissioni di Jacques Chirac e installarsi all'Eliseo. Ma il Presidente sconfitto ha un'arma per sbarrargli la strada: sciogliere nuovamente - nella primavera '98 - l'Assemblée Nationale, con la fondata speranza che delusi dalla gauche i francesi restituiscano alla destra l'Hotel Matignon. Lo scrive Alain Peyrefitte, chiracchiano di ferro, in un clamoroso editoriale di prima pagina su «Le Figaro». La coabitazione ChiracJospin, argomenta, non ricorderà quella, morbida, tra Francois Mitterrand e Edouard Balladur. «La gauche non si darà pace finché non avrà cacciato Chirac dall'Eliseo». Come? «Spingendolo all'errore», dice l'ex ministro gollista. Aggiungeranno i maligni che la missione non è impossibile, visti i precedenti. Ma Chirac dovrà «rispondere all'attacco attaccando a suo volta». Se non lo facesse, «rinuncerebbe totalmente al primato attivo» che la Costituzione gli garantisce. Bisogna dunque aspettarsi il peggio. E per non lasciar dubbi al lettore, «Le Figaro» titola il commento «Le gros temps», cioè la buriana. Con sua buona pace, le profezie di Alain Peyrefitte non trovano riscontro nelle cronache elettorali del suo giornale né presso gli altri commentatori. Ma il tema rimane delicatissimo. Difficile dargli torto quando osserva, per esempio, che la tradizionale ripartizione delle competenze fra Eliseo e Matignon (le grandi linee di politica estera per non citare la Difesa - a Chirac, e via libera sul piano nazionale per Jospin) mostrano ormai la corda. La moneta unica è, insieme, questione internazionale e domestica, giacché determina gli orientamenti economici governativi. Del resto, il programma ps non prevede forse «quattro condizioni irriniinciabili» per aderire all'euro? Lo scontro duro fra una gauche revanchista e l'indebolito inquilino dell'Eliseo è solo questione di settimane, se non di giorni, annuncia il celebre notista. La sua analisi - solitaria e disinvolta come gli accade spesso - si presta a varie letture. Ne privilegeremmo una in particolare. Peyrefitte suona la carica per rimobilitare le truppe litigiose e depresse di un centro-destra rassegnato a «subire», dopo la sconfitta, un quinquennio di gauche trionfante. La rivincita può arrivare fra 12 mesi (il minimo consentito per sciogliere il Parlamento dopo le Politiche) senza dover attendere il 2002, suggerisce il gen. Peyrefitte. Ma chiamare a riscossa l'rpr e J'udf suonati dalla débàcle richiederebbe poteri taumaturgici. A una novella guerra anti-ps sembrano preferire entrambi il classico regolamento di conti interno. Apre le ostilità il generalissimo Séguin. Premier in pectore per neppure una settimana - tra i due turni - e ora furioso che gli elettori gli abbiano voltato le spalle senza neppure metterlo alla prova. Prevede una «lotta al coltello» in seno al partito gollista. E ne dà il buon esempio: ((Alain Juppé ha lasciato Matignon ma vuole continuare a essere il leader dell'rpr. Lui e i suoi amici ripartirebbero come niente fosse. Ma darò un calcio nel formicaio. E ci sarà una redistribuzione dei ruoti». Bicevuto per un'ora, ieri pomeriggio, dallo stesso Juppé, sembra che l'ex premier non sia riuscito ad ammansirlo. Nel frattempo, il numero 2 rpr, Jean-Frangois Mancel, rassegnava le dimissioni. La rue de Lille ha resistito alle perquisizioni giudiziarie. Ma capitola dinanzi alle faide da sconfitta elettorale. Scalpita, inoltre, Edouard Balladur, ansioso di ritrovare un ruolo emergente grazie alla disfatta dei filo-chiracchiani. Sul fronte udf, le cose non vanno meglio. Il successore di Giscard, Frangois Léotard, appare compro¬ messo. Gli si rimprovera scarsa capacità d'iniziativa, carisma seminullo e risultati rovinosi nei suoi feudi. La lotta di successione è aperta. Ne briga l'incarico Francois Bayrou, democristiano centrista che non ha demeritato come ministro dell'Education Nationale. Problema: detesta Séguin. Malgrado gli squilli di tromba, Peyrefitte stenterà a convincere i suoi che il vero nemico è il ps. Enrico Benedetto Il presidente Jacques Chirac a colloquio con Jospin nominato ieri primo ministro dopo la vittoria alle elezioni

Luoghi citati: Parigi