In dieci senza respiro

In dieci senza respiro In dieci senza respiro Mazursky e Afelio per Herzfeld bravi nella parte dei falliti Parla il regista di «Lanterne rosse», giovedì al Maggio Musicale «Un'opera che si basa sulla sfida I giovani compositori italiani dovrebbero continuare il lavoro di Puccini: cosa succede dopo?» Aprima vista potrebbe sembrare una variante dell'altmaniano «Short Cuts», stralci di vita nella San Fernando Valley a Los Angeles a comporre un mosaico deU'«America oggi»; ma in realtà le storie dei dieci protagonisti di «Due giorni senza respiro» si dipanano fino a incrociarsi tutte nel finale secondo i ben oliati meccanismi drammaturgici deUa commedia. L'occhialuto e spietato James Spader che uccide la sua vittima assistito da Danny Aiello, un killer a riposo riciclatosi come pizzettaro; Paul Mazursky, regista televisivo caduto in disgrazia, che medita il suicidio ma non sa a chi affidare il suo cane; il poliziotto buono e ingenuo Eric Stoltz, che vorrebbe far carriera nella Omicidi, e il suo risentito collega della Buoncostume Jeff Daniels; l'infermiera Marsha Mason che ha perso la persona amata nel Vietnam; Glenne Headly, segretaria complessata e sottomessa di uno yuppie isterico e prepotente. Poco a poco il caso intreccia i destini dei personaggi, dispensando la giusta punizione ai cattivi e regalando FIRENZE. Tra la sontuosità simbolica dei costumi, tutti tessuti a Pechino, gli effetti magnifici di macchineria teatrale, ricorderemo questa «Turandot» almeno per un'idea: quando è il suo turno di morire, colpevole di aver sfidato gli enigmi tremendi della «principessa di gelo», il Principe di Persia viene inghiottito dal palcoscenico, il collo stretto da una cintura di ferro, simile a quella che dovevano portare i condannati a morte cinesi. «La morte è una discesa agli inferi e il mondo è pieno di gente che stava sopra e adesso sta sotto. L'ho visto io durante la Rivoluzione Culturale, ma anche voi europei lo sapete molto bene. Sopra, il trono e il potere, sotto, gli sconfitti». Non è stata idea peregrina chiamare Zhang Yimou - il regista che abbiamo scoperto grazie a «Sorgo Rosso» e «Lanterne Rosse», l'artista dissidente che non rinuncia a vivere nel suo Paese e a confrontarsi con i suoi censori rigidissimi - a esordire nel teatro lirico firmando per il Maggio Musicale questo allestimento dell'opera cinese di Puccini. Si va in scena giovedì, per la direzione di Zubin Mehta. Il libretto dice: «A Pechino, al tempo delle favole».... «Certo, la vicenda potrebbe accadere ovunque: a Pompei o in India. Ma quando ero bambino, ho sentito anch'io i racconti di antiche principesse che prima di sposarsi volevano porre enigmi ai mariti: almeno, che fossero intelligenti». Turandot difende la sua verginità, che le consente di mantenere il potere. Si perdono insieme? «Mi sta chiedendo se Calaf vuole Turandot per amore o perché lei è la potente figlia dell'imperato- una nuova speranza a chi la merita. Sceneggiatore e regista televisivo più volte nominato all'Emmy (l'Oscar del piccolo schermo), John Herzfeld ha realizzato questo girotondo californiano con buona professionalità. Anche se il film non brilla per originalità e forse non sfrutta a pieno le occasioni comiche, Herzfeld si dimostra abile a far sorridere e a giocare sui toni crepuscolari mentre rivolge la sua simpatia ai più sfortunati. E infatti a emergere sono le figure dei «falliti» Mazursky e Aiello, che i due bravi attori rendono quanto mai accattivanti. Tuttavia, del cast ottimamente assortito, sono da segnalare almeno la spiritosa e svagata Headly e l'incisiva Mason. [a. le.] DUE GIORNI SENZA RESPIRO di John Herzfeld Con Danny Aiello, Paul Mazursky James Spader, Glenne Headly Produzione americana, 1996 Genere: commedia Cinema Eliseo Grande di Torino Alhantbra e Barberini di Roma Zhang Yimou il regista dissidente che non rinuncia a vivere nel suo Paese e a confrontarsi con i suoi censori rigidissimi

Luoghi citati: Firenze, India, Los Angeles, Pechino, Persia, Pompei, Roma, Torino, Vietnam