Gli italiani amati dagli italiani Figure della nuova scena berlinese

Gli italiani amati dagli italiani Figure della nuova scena berlinese Gli italiani amati dagli italiani Figure della nuova scena berlinese 24 agosto). Baselitz, figura centrale dell'arte contemporanea lega la propria esperienza al fatto di individuare un linguaggio visivo immediato, e al tempo stesso denso di contenuti, insieme ad un'urgenza che si concretizza in una pittura interiorizzata, di chiara marca figurativa animata da una gestualità istintiva, e da un potente cromatismo. L'artista considera l'attività incisoria non un liguaggio che ricalca banalmente l'opera unica, ma un modo per ribadire i problemi della pittura. A cura di: R. Ferrari. TORINO Momenti storici Castello di Rivoli. «Pittura italiana da collezioni italiane 1967-1997» (fino al 21 settembre). La mostra intende indagare su trenta anni di arte italiana attraverso una selezione di artisti, ciascuno molto rappresentativo di diversi momenti storici, delle diverse metodiche di ricerca intrapresa dall'arte del nostro Paese dal 1960 ad oggi. La rassegna vuol costruire una «storia» possibile di questo periodo. Si possono ammirare opere di: A. Burri, F. Lo Savio, G. Griffa, Alighiero e Boetti, V. Pisani, M. Merz, Anselmo, N. de Maria, S. Alienti, E. Marisaldi, G. Toderi. Catalogo Charta, a cura di: G. Verzotti. ROMA Ceramica geniale Galleria Netta Vespignani. «La ceramica degli artisti 19101997» (fino al 15 luglio). Questa ricca mostra è dedicata alla ceramica, oggi di grande attualità, come comprovano le molte mostre e l'interesse degli artisti, per questa antichissima tecnica. L'esposizione non vuol puntare il dito sugli specialisti ma sul lavoro di quegli artefici che ritengono la terra, e i suoi mezzi di lavorazione, a loro congeniali. Opere di: Cambel- ai.. ai.. Yfl PARIGI 1 / ERNICIATISSIMI parmi \quet apparentemente 1 innocui, finto-alto-bor! Ighesi; sotto le listelle fioriscono oscene escrescenze carnose, macule di corpi spellati e marmoreggiati come carte di Varese. Baudelairiani fiori del sesso. Anatomie completamente squassate e nere, con seni al posto degli occhi e ombelichi che si metamorfizzano in gambe: velluti intestinali e colate biomorfiche, che rigano sonoramente la «pancia» dello sguardo. Questo l'universo formicolante e polimorfo messo macabramente in scena da Hans Bellmer, l'artista nato nel 1902 a Katowice (in una Slesia ancora indecisa tra la Germania e la Polonia) che poi si sarebbe metabolizzato francese, tra l'entusiasmo di Breton e Eluard, Bonnefoy e de Madiargues, illustrando Hugnet e Apollinaire e YHistoire de l'oeil di Bataille. La feroce mostra che il Musée de la Seita gli dedica sino a metà giugno privilegia soprattutto le sue incisioni pan-erotiche e alcuni graffiati ritratti, che paiono congelarsi in stalagmiti di tagliente crudeltà fisiognomica. Terrorizzato da un padre che si annunziava con i timpani sinistri dei suoi stivali marziali e non lo voleva artista, protetto da una madre che lo soffocava invece di romanzi d'avventura, di travestimenti e giochi di prestigio, Bellmer è costretto a divenire disegnatore d'ingegneria e conserverà sempre quel nitore chirurgico di glaciale sguardo-scalpello: né stupisce che le sue prime folgorazioni siano il Gruenewald di Colmar e i bisturi sarcastici di Grosz e di Dix. Quando Hitler prende il potere, l'ingegner Bellmer si rifiuta di intraprendere «ogni mestiere utile allo Stato» e preferisce, con i resti d'un trasloco dell'infanzia, che gli conserva la provvida madre, costruirsi simbolicamente (siamo proprio nel '33) quella dinoccolata e iper-erotica Poupée, così poco ariana, che colpisce l'immaginario dei surrealisti. Così anche Madame è servita. Da un maliziosissimo breakfast post-bearsdleyano: scorticata, invasa da strane efflorescenze falliche, da straniti molluschi nemmen troppo molli, che sappiamo benissimo che cosa siano (decifrati con la coda dell'occhio del subconscio). La pelle già oscena di Autoritratto di HFeroce avdel destra gli endei sur■ per sé non comprime più alcun organo ed intraprende il suo cammino di infetta avventura del desiderio, quasi assalita da una grondante febbre tifoidea, che rende di vetro ogni epidermide: nudità ancor più nuda, spogliata, radiografata dal piacere del disfacimento, tra pipistrelli troppo umani e scaglie colloidali, che assalgono il corpo in una malvagia liturgia di purificazione eccitata delle forme. Sovrapposizioni trasparenti alla Picabia, ma con ben altre malizie. Il corpo, piagato da tutti questi incesti anatomici, diventa una fabbrica desiderante e micidiale, perché come suggeriva Artaud «il corpo sotto la pelle è un'offi- cina surriscal¬ Autoritratto di Hans Bellmer

Luoghi citati: Colmar, Germania, Katowice, Parigi, Polonia, Rivoli, Roma, Torino, Varese