Mauroy: la Borsa non ha nulla da temere
Mauroy: la Borsa non ha nulla da temere Mauroy: la Borsa non ha nulla da temere «Sin dalla vittoria dei laboristi in Gran Bretagna, la gente ha capito che il futuro è a Gauche» mai ne abbiamo la prova. Le Politiche non si vincono ricorrendo a mezzucci. I colpi di scena? Lasciamoli a Cannes. Qui non era in gioco la Palma d'Oro ma un destino collettivo. Bisogna agire diversamente». Come? «Buon programma, diffuso a largo raggio, e incontri con i cittadini. E' stata la mia linea. Almeno un meeting al giorno». Veniamo all'Europa... «Chirac finirà per ringraziare d'avere un premier socialista. Sin dalla vittoria Labour in «Finalmente siamo riusciti a portare all'Assemblea un buon numero di donne parlamentari» Gran Bretagna, gli europei indicarono che il futuro stava a Gauche. Lo scrutinio francese lo ribadisce. Un ps a Matignon facilita la missione di Jacques Chirac». E se vincevano i vostri avversari? Immaginiamo per un attimo lo scenario. «L'unica ipotesi credibile era il successo di stretta misura. Tra l'anima "sociale" - Séguin - e il liberalismo puro caro a Madelin la mediazione non si annunciava semplice. Suppongo l'intenzione di Jacques Chirac fosse rafforzare inizialmente il primo. Ma la legislatura è lunga. E sul medio termine la filosofia di Alain Madelin avrebbe finito per spuntarla. Una Francia ultraliberale, dunque. Per nostra fortuna, non la vedremo mai». Torniamo all'exploit socialista. Nell'analizzarlo, si trascura forse il peso delle elettrici. Aprire massicciamente alle donne le candidature "paga" o no? «Sì, direi. Le presenze femminili alla Camera raggiungevano finora solo il 5%. Bisognerà attendere i risultati definitivi per conoscerne il numero con certezza. Ma diverranno forse il 40%. Non saremo più, insomma, il fanalino di coda europeo. Grazie al ps». Abbiamo visto la City entusiasmarsi per Tony Blair. La Borsa francese ruzzolare invece 24 ore dopo il I Turno e ad ogni sondaggio che vi desse in pole position. L'inimicizia tra PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lionel Jospin è il nuovo Mitterrand. Ha preso una Gauche al lumicino, infondendole speranza, idee, linfa nuove. Nelle Presidenziali '95 fu l'outsider. Il 1° giugno lo incorona trionfatore. La sua Sinistra in versione Ulivo - dentro pcf, Verdi, Radicali raccoglie 328 seggi contro gli 87 che deteneva nella scorsa Legislatura. La Destra ne vanta 248 appena e il Front National - che esordisce all'Assemblée, come gli 8 ecologisti - uno. Lo choc fra i ranghi governativi non potrebbe essere maggiore. Jacques Chirac nominerà oggi pomeriggio Lionel Jospin primo ministro di un governo che sembrerebbe potersi reggere senza l'appoggio dei comunisti. Lunedì nero. Cacciato Juppé, riponeva in Philippe Séguin le speranze di un improbabile miracolo. Invano. Ieri notte Chirac era l'uomo più solo di Francia. Chiuso a Palazzo, quasi un bunker. Nessun visitatore, solo i consiglieri più intimi. Il suo harakiri farà epoca nei manuali di politologia. Aveva una maggioranza parlamentare sull'80%, record per la Destra in quasi due secoli: volatilizzata. Deve ormai rassegnarsi alla coabitazione. Lo sonfitto dell'Eliseo gli scippa Matignon. Dimidiate Chirac. Scadrà nel Duemiladue. Con la certezza di non potersi scrollare il redivivo ps. Votando nel '98 - come da calendario era forse possibile batterlo. La sconfitta odierna brucia invece doppio. Chirac voleva un investitura per Juppé. Eccolo invece perdere il premier in carica, il panchinaro Séguin, la riserva Macfelin. È ritrovarsi commissariato. Nella gaffe di Mururoa misurò le sanzioni internazionali. Ora tocca a quelle interne. Ma è Jospin che strega teleschermi e platee. Una «successstory» da brutto anatroccolo, la sua. Nel '93 voleva abbandonare la politica. Trombato alla Camera. Chiese un incarico da ambasciatore quasi per disperazione. Le cronache lo designarono «elefante rosa». Buono per la rottamazione. Il ricciolo bianco, gli occhialini da intellettuale, una moglie - la seconda - che studia Kirkegaard: professorale, anticarismatico per eccellenza, démodé. Eppure star. Domenica scorsa era intervenuto in tv mostrando la statura del leader. Moderazione, forza, ottimismo. Ieri ha finito per superarsi. Era a Centigabelle, nella sua Garonna che lo laurea al 60%. Esultanza nel villaggio. «Per favore non applaudite. La Francia ascolta». Esprime «gioia» e «fierezza». Dice grazie, parla di «sentimenti». «E' l'esigenza profonda che viene dal nostro popolo» giura, a donargli la vittoria. Cita l'organigramma delle alleanze. E - piccola coquetterie - nel lungo elenco arriva per ultimo il ps. Program-
Luoghi citati: Cannes, Europa, Francia, Gran Bretagna, Parigi
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