Bocciato anche Toubon ministro anti-mani Pulite di E. Bn.

Bocciato anche Toubon ministro anfi-Nlani Pulite Bocciato anche Toubon ministro anfi-Nlani Pulite PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sulla piazza del Panthéon nessuno monterà la ghigliottina. E dall'austera Mairie in stile neoclassico non filtravano ieri sera sussurri né grida. Eppure il sindaco di Parigi Jean Tiberi, che proprio nel V Arrondissement ha il suo feudo, appare un cadavere politico. Potrebbe conservare la poltrona sino alle Municipali del Duemilauno. Ma la testa cadrà nel paniere ben prima. Questione di settimane, o forse giorni. Mantiene per un soffio il seggio parlamentare con un povero 51%: la rivale ps, madame Cohen-Solai, fallisce ma lo umilia -, il suo bilancio catastrofico ne esige la partenza. E poi il suo impero (40 mila dipendenti comunali, diecimila miliardi di budget) fa troppo gola. Fu lo straordinario trampolino da cui Jacques Chirac spiccò il volo - due anni fa: paiono secoli - per l'Eliseo. Ne restano solo le macerie. I dati parigini annunciano un tracollo. In 19 Arrondissement Traballa la poltrona di Tiberi, il sindaco degli scandali della Ville Lumière su 20 (il ministro Bernard Pons conquistò la vittoria nel I Turno), la maggioranza perde massicciamente suffragi. Jacques Toubon, responsabile Giustizia nell'esecutivo Juppé, fallisce con una resa spettacolare - l'obiettivo: non entrerà all'Assemblée. Sanzione durissima. Toubon era una pedina chiave per l'oliata macchina chiracchiana. Voleva farsi ricompensare con l'Hotel de Ville. Ma Chirac lo bloccò. Troppi dossier giudiziari minacciavano l'establishment rpr. «Abbiamo bisogno di te in Place Vendòme» gli dis¬ se il neopresidente. Jacques il Calvo ubbidì. La sua esperienza giuridica ne fece un guardasigilli occhiutissimo. La missione era però impossibile: rallentare ad libitum Mani pulite. Moltiplicò gli ostacoli tecnici, esercitando pressioni sulla magistratura. Ma lo scandalo degli Iacp a Parigi imperversava lo stesso. E i fondi neri nelle casse golliste gli turbavano il sonno. La severa punizione tradisce l'insofferenza degli elettori verso l'insabbiatura sistematica. Tra i salvataggi perigliosi quanto inutili, proprio Jean Tiberi. Si detestavano, da sempre. Ma salvarlo è sembrato prioritario a Jacques Chirac ed Alain Juppé. Rischiava di vuotare il sacco, Tiberi. E se non lui, la moglie Xavière, incriminata per un salario di comodo. Il primo riflesso fu dunque difensivo. Sbaglio madornale. Non cambiare sindaco - e tenere Alain Juppé a Matignon - significava asserragliarsi nella cittadella senza comprendere che il pericolo maggiore era non ammettere la crisi. Ormai è tardi per mettervi rimedio. Che in pectore i gollisti avessero già deciso - scarichiamo Jean Tibe¬ ri dopo il 1° giugno - non cambia le cose. Come peraltro la tardiva partenza dal governo di Alain Juppé. La corrispondenza ParigiFrancia trova ancora una volta puntuale riscontro. Il microcosmo parigino racchiude in nuce i giochi di potere risoitisi in dramma per Chirac-JuppéSéguin. Ma l'exploit ps non basta ancora a garantire per la Ville Lumière un futuro diverso. Sul piano formale, non vi sono interferenze fra civica amministrazione e Legislative. La Gauche permane quindi minorita¬ ria. In compenso, esplode la guerra fra i vari clan che già Jacques Chirac faticava a mantenere sotto controllo. L'udf vorrebbe un suo uomo al vertice. Ma il golbsmo resiste. E azzarda Pons come leader metropolitano. Guerriglie da basso impero. E su sfondo di altre noie processuali. Pure il boss udf, Dominati - dalle origini corse, quindi un conterraneo per Tiberi - deve farsi perdonare qualche peccatuccio. Da stamane, in ogni caso, le congiure saranno all'ordine del giorno. Ai litigiosi eredi Chirac le ultime spoglie. [e. bn.]

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