Svolta in Francia, sinistra al governo

E in Germania Kohl è sull'orlo della crisi per Euro e deficit E in Germania Kohl è sull'orlo della crisi per Euro e deficit I socialisti hanno la maggioranza con i Verdi forse senza pcf. Al via la coabitazione di Jospin con Chirac Svolta in Francia, sinistra al governo LA VITTORIA DEL SILENZIO Isocialisti guidati da Jospin hanno infine vinto la propria scommessa, grazie al torbido harakiri deciso dalle destre moderate di Francia. Dopo pochi anni di purgatorio tornano al potere, in coabitazione con il Presidente Chirac, e il successo è ottenuto a dispetto di un'alleanza con i comunisti poco chiara, soprattutto sull'Europa, a dispetto di un programma per molti versi arcaico, a dispetto di un conformismo ideologico che per il momento tende a perdurare. Ma proprio questo hanno scelto i francesi, maggioritariamente: il persistere di questa ambiguità profonda, e di questo conformismo che ancora elude le grandi revisioni dottrinali. Il persistere di una sinistra che somiglia assai poco al laburismo di Blair, che non osa mettere in causa le diffuse tradizioni antiliberali di questa nazione, che non ha ancora guardato in faccia le mutazioni radicali che l'attendono: mutazione del lavoro e del ruolo della Francia nel mondo, mutazione delle abitudini stataliste e di un'economia che sfugge ormai al fermo controllo dello Stato-Nazione. Socialisti e comunisti hanno vinto grazie a una parola magica, ma equivoca: hanno promesso il «Cambiamento», rispetto al centro-destra. Hanno promesso una pagina nuova, quasi vergine. Ma quel che in realtà garantiscono è che poche cose mutino, sotto la coltre dei giuramenti verbali. Quel che garantiscono è una Francia che si protegge dalle nuove difficoltà interne e mondiali, che si chiude in una sorta di giardino consolante, lenitivo, e fittizio. In questo i socialisti sono stati aiutati non poco da un centro-destra che è esso stesso prigioniero delle tradizioni giacobine, che non osa dichiararsi liberale. Sono stati aiutati anche dalla forte affermazione del Fronte di Le Pen, che sogna giardini ancora più chiusi e che ha contribuito decisamente alla sconfitta centro-gollista. Cambiamenti e revisioni non mancheranno, una volta che le sinistre gestiranno il potere. Verranno duri momenti di risveglio, verranno le svolte quando si rivelerà difficile creare i 700.000 impieghi promessi, ridurre gli orari di lavoro per decreto e senza diminuzione di salari, bloccare le privatizzazioni, aumentare gli stipendi. Arriverà l'ora che predicono i riformatori come Jacques Delors, o i sindacalisti autocritici come Nicole Notat: l'ora in cui «la nave Francia dovrà uscire dal porto, affrontare l'alto mare, affrontare le mutazioni», come dice Delors. La trasformazione avverrà nell'azione più che nei programmi, come già è accaduto ai tempi di Mitterrand e come accade di regola anche alle destre. E nuove delusioni si accumuleranno ancora una volta, spingendo gli elettori a punire qualsiasi governo in carica, di sinistra e di destra, come fanno da più di un decennio. Hanno vinto così i socialisti, e ha vinto il narcisismo d'un Paese che non vuol affrontare i veri mali. La Francia oggi è rimpicciolita, in Europa e nel mondo. La Francia ha perso l'Africa, e dopo la caduta del Muro ha perso l'occasione di lanciare un grande Piano Marshall per l'Est europeo. Era la nazione più politica d'Europa, ma oggi gli Usa hanno la supremazia in Africa Oggi sono Clinton e Kohl che parlano di Piani Marshall. Di tutto questo non sono responsabili i socialisti. Sono stati re sponsabili Mitterrand, Chi rac. Jospin è responsabile solo del silenzio su questi mali, e del giardino immaginario recintato che ha promesso ai francesi stanchi di storia. Barbara Spinelli Il leader socialista Lionel Jospin PARIGI. La Francia ha scelto la sinistra. Al ballottaggio socialisti, comunisti e verdi hanno ottenuto ieri 328 seggi. E il ps, per governare nei prossimi cinque anni, potrebbe forse fare a meno anche dell'apporto dei comunisti. La coalizione di centro-destra, neogollisti e centristi-liberali deU'udf, dopo la sconfitta del primo turno, ha cercato un recupero impossibile, ed è finita ulteriormente penalizzata con 248 seggi. Il presidente Jacques Chirac, di cui Le Pen chiede le dimissioni, dovrà dunque coabitare con il neo premier Lionel Jospin. Il programma di tagli per rispettare i criteri di Maastricht ha intanto spinto il governo tedesco sull'orlo della crisi: il piccolo partito liberale che partecipa alla maggioranza ha minacciato di andarsene se vi sarà un aumento delle imposte. La situazione è tesa. E la nuova smentita con cui la Bundesbank ha negato di sostenere un rinvio dell'euro non ha convinto gli osservatori. Cazzuilo, Novazio, Rampino e Tiberga ALLE PAG. 2,3,4 E14 INTERVISTA