«Il Drake, fantasia e prepotenza» di Pierangelo Sapegno
«Il Drake, fantasia e prepotenza» «Il Drake, fantasia e prepotenza» L'Avvocato Agnelli: portò l'avventura nella tecnica ROMA DAL NOSTRO INVIATO Il Drake aveva fatto della velocità la sua vita. Diceva: «Quando corri, vuol dire che stai vivendo». L'Avvocato ieri diceva: «Ho guidato vetture vetecfc^Ho guidato sempre ftò" veloce p quello che avrei piovuto». La velocità non è soccorrere dén^ tro unàmacchina. E!, anche un sentimento che appartiene agli uomini, a qualche uomo, e che ci ha portato avanti. La macchina ha bisogno del coraggio dell'uomo e della sua grinta, per correre più veloce. Ha bisogno della sua classe. Il Drake disse una volta che ammirava (d'Avvocato per la sua classe». Ieri Giovanni Agnelli diceva: «Enzo Ferrari era un uomo fantasioso, prepotente. Conoscitore di uomini, con una grande passione nella tecnica per il nuovo. Era un avventuroso nel mondo della tecnica». Il Drake, però, era burbero e il figlio Piero dice che lo era ancora di più con quelli a cui voleva bene: «Era esigente». L'Avvocato non è mai burbero, invece. «E' un uomo molto signorile», disse di lui il Drake. La Ferrari è questi due uomini soprattutto, assieme a Montezemolo, a Schumacher, ai tecnici e meccanici che l'hanno fatta grande. Ieri, l'Avvocato è arrivato attorno alle 16, ed è sceso verso la pista di Caracalla parlottando con Walter Veltroni, che camminava accanto a lui. Lo aspettavano sul prato i piloti, quelli di oggi e quelli di ieri. Poi, c'erano tutte le Ferrari sparse attoriw^prato«he raccontavano la storia di una Casa e di un mondo. Nella mischia che lo avvolgeva ha chiesto 3 Jean Todi,, i! direttore tecnico di Maranello, com'erano messe le Ferrari per il Canada. «La corsa è buona», ha detto Todt. L'Avvocato è salito su un palchetto, ha salutato i piloti, ingoiato dalla folla e dalla ressa. Quand'è sceso, qualche cronista l'ha avvicinato. Il Drake aveva un rapporto strano con i giornalisti. In fondo, li amava anche quando li odiava. E forse, solo per farli divertire, raccontava spesso che quello era il mestiere che aveva sognato da bambino. L'Avvocato, invece, è sempre gentile, e si deve divertire a scherzare coi giornalisti. Gli chiedono se può parlare. Lui si ferma subito. Che cosa ha detto ai piloti?, domandano. «Ho parlato con Gonzales, che vinse il primo Gran Premio della Ferrari in FI. Gli ho chiesto quanto pesava. Indovinate che cosa m'ha risposto». Uno: «Cento chili». Eh, fa l'Avvocato: «105, pensate». E poi? «Ho salutato Alesi. Gli ho chiesto se è tornato in Sicilia. Non ancora, mi ha detto. Ho visto Surtees, Scheckter. A Surtees ho chiesto se era più pericoloso correre in moto o in automobile. Mi ha risposto in moto, ma che si è fatto più male in auto». Le macelline le ha viste? «No. Ho visto più.i giornalisti». E Schumacher? «Gón lui ci parlo spesso. L'ultima volta gli ho detto che avevo visto una signora a Montecarlo che si lamentava: mi aveva detto che lui era stato un prepotente in garage e che dovevo farglielo sapere. Ho fatto in modo che lo sapesse». Dei piloti del passato ha raccontato che gli piaceva Mansell «per la sua irruenza : non guardava quasi le vetture, si sedeva, partiva e guidava velocissimo». Due domande sulla Ferrari e sulla Juve. Chi ama di più? «Sono due cose diverse», comincia. Insistono. E lui: «Ma quest'anno la Juve è andata bene. Anzi, bisogna dire che è andata davvero benissimo». L'ultima sconfitta però è quella che brucia di più. «No, le sconfitte ci sono. E' che bisogna saper perdere. Non ci si deve lamentare degli arbitri e della sfortuna». Va avanti, ma i giornalisti non lo mollano. Un ricordo per la vittoria di Nuvolari con la Cisitalia: «Rammento quando arrivò a Torino, fu per me una grande emozione, come quando i piloti di Maranello salgono sul podio». Un altro ricordo per questo mezzo secolo di Ferrari: «Cinquant'anni di esperienza, di velocità, di grande lavoro. Ricordo in particolare le tre Ferrari Tour, le prime Ferrari bellissime, e le ultime ancor più belle. Noi della Fiat in questi 50 anni occupiamo una parte importante, un tempo più lungo della metà». Prima la Ferrari, e poi la Maserati? «Guardi, è molto tempo che Montezemolo voleva metterci le mani sopra. Finalmente c'è riuscito». S'mcammina fra le Ferrari d'epoca e si fa fotografare accanto a una 166 del'49. Pierangelo Sapegno «La Juventus? Bisogna anche saper . _, perdere»
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