Trecento cavallini rampanti nel cuore di Roma di Michele Fenu

I cinquantanni della Ferrari, la folla in coda per ammirare i prototipi e i piloti di Formula 1 I cinquantanni della Ferrari, la folla in coda per ammirare i prototipi e i piloti di Formula 1 Trecento cavallini rampanti nel cuore di Roma Scalfaro: che belle auto, verrò presto a Maranello ROMA DAL NOSTRO INVIATO «Che auto. Sono ancora belle oggi». Oscar Luigi Scalfaro ammira allo Stadio dei Marmi le trecento Ferrari disposte sulla pista d'atletica e nel prato. Una parata di stelle arricchita da uno squadrone di sedici vetture di Formula Uno. Valore, lira più lira meno, cinquecento miliardi. E' la festa dei cinquantanni del Cavallino, che stamane prosegue con la sfilata per le vie di Roma e una rievocazione storica del circuito di Caracalla, dove la Ferrari il 25 maggio '47 vinse la sua prima corsa. Una festa vera, intensa, col fior fiore del mondo politico, industriale, sportivo. Il Presidente è accompagnato da Veltroni e dal sindaco Rutelli. C'è Giovanni Agnelli, curioso e divertito, ci sono Paolo Cantarella e Fossa, a fianco delle vetture sono schierati i piloti di ieri e di oggi, capitanati da Michael Schumacher ed Eddie Irvine. E c'è Sergio Pininfarina, il maestro dello stile Ferrari. Il sole picchia sul mare di auto, e non sono tutte rosse: gialle, azzurre, blu, berlinette, spider, barchette arrivate da 24 Paesi. Luca Montezemolo, insieme con Piero Ferrari, fa gli onori di casa. Un breve discorso per ricordare il significato del cinquantenario, una battuta sui piloti che oggi guideranno a Caracalla («Li ho pregati di andare adagio, e spero che sia la prima e l'ultima volta che debbo chiederlo»), poi via con Scalfaro tra le regine di Roma. Il Presidente guarda, s'informa, si sofferma sulla «rossa» con cui Schumacher ha vinto tre settimane fa a Montecarlo. E Montezemolo gli spiega i segreti del volante. «Vede, Presidente, questi tasti servono a cambiare le marce, la macchina non ha il pedale della frizione... quel pulsante accende il motore...». Una visita lunga e attenta che comprende una sosta davanti alla Ferrari blu con tanto di lampeggiatore sul tetto utilizzata negli Anni Sessanta dalla Squadra Mobile di Roma e che si chiude con una promessa: «Verrò presto a Maranello». Lo Stadio dei Marmi sembra diventato un'appendice di Imola o di Monza, con la gente che preme per entrare, i fotografi che impazzano, i piloti che firmano autografi. Schumacher sorride. E confessa: «Avrei paura a guidare le monoposto di Formula Uno di una volta. Le nostre vetture offrono una sicurezza molto, molto più elevata». La festa si trasforma in un simpatico happening. I vip diventano degli appassionati, tout court. L'Avvocato, instancabile, gira tra le Ferrari, Pininfarina è emozionato. «La Ferrari - dice - non è solo design e bellezza, è anche meccanica, motori. Ha dimostrato fin dall'inizio che in Italia si sapeva lavorare bene pure in questi settori». E ricorda la Dino, il «primo amore». Cantarella, amministratore delegato del Gruppo Fiat, sottolinea due elementi dei 50 anni del Cavallino. «Mettersi a costruire nel dopoguerra - afferma - auto come queste, significava avere una fiducia straordinaria nella ricostruzione dell'Italia e dell'Europa. Una grande scommessa nel futuro, una scommessa vinta con coraggio e passione. E poi ritrovo una eccezionale attuante nelle Ferrari: nella stragrande maggioranza sono fresche, vive, giovani». Le celebrazioni continuano oggi e poi, in settimana, trasferimento a Modena, Maranello, Fiorano, cioè nei luoghi dove cinquant'anni fa è cominciata la leggenda del Cavalli¬ no. Allo Stadio dei Marmi ieri c'erano anche manager dei vari periodi della Ferrari, con le loro famiglie. «La Ferrari è un fatto di cuore», conclude Montezemolo. Non per nulla Scalfaro si è complimentato con lui: «La vostra è una manifestazione bella, non fredda». Michele Fenu Il presidente della Ferrari, Luca Montezemolo, accanto a una 375. Sopra, Scalfaro e Giovanni Agnelli. Sotto, Jean Todt.