«Polonia, patria mia che cambi troppo»

Il presidente Kwasniewski: voi avete fatto tanto, ma il nostro sviluppo ha sorpreso tutti Il presidente Kwasniewski: voi avete fatto tanto, ma il nostro sviluppo ha sorpreso tutti «Polonio, patria mia che cambi troppo» Il Papa, commosso, non risparmia qualche crìtica BRESLAVIA DAL NOSTRO INVIATO Pioggia, freddo e commozione per Giovanni Paolo II a Breslavia, prima tappa del lungo pellegrinaggio polacco. E anche qualche iniziale tirata d'orecchie al suo Paese, troppo rivolto pensa Papa Wojtyla - a cercare successi e soddisfazioni materiali, a scapito dello spirito. Sorridendo, già sull'aereo Giovanni Paolo II aveva lasciato cadere una battuta significativa. «E' deluso dei cambiamenti avvenuti nel Paese?» era stata la domanda. «Sì, sì certo - aveva risposto con aria scherzosa il Pontefice -. Di meglio in peggio. Ma speriamo. Buona continuazione. Coraggio». Divertente, ma forse non diplomaticissimo verso la nuova maggioranza di sinistra che ha sostituito quella del «dopo Muro», e soprattutto Lech Walesa, l'uomo in cui il Papa riponeva tutta la sua fiducia. Il primo impatto, ieri, è stato emotivo. Il Papa si è fermato a lungo sulla scaletta dell'aereo, come se volesse riempirsi gli occhi di Polonia, come se considerasse, ogni volta, il ritorno una grazia particolare. Era grigio, nuvole basse, freddo, e pioveva, ma a Karol Wojtyla sembrava un paesaggio bellissimo. Ha anche scherzato sul sole di Roma, e sul clima «severo» trovato qui: «ma è il clima della Polonia, il mio clima, ci sto bene». «Così di nuovo mi trovo tra voi come pellegrino, cari fratelli e sorelle, figli e fighe della nostra comune madre Patria. - ha detto all'aeroporto -. E' ormai il sesto viaggio del Papa polacco alla terra nativa. Ogni volta, tuttavia, immutabilmente mi pervade una profonda commozione del cuore. Ogni ritorno in Polonia è come il ritorno sotto il tetto della casa paterna, dove ogni piccolissimo oggetto ci ricorda ciò che è più vicino e più caro al cuore». Un emigrante non avrebbe potuto avere accenti più caldi di questi. «Ti saluto, Polonia, patria mia! - ha continuato il Pontefice -. Anche se mi è toccato di vivere lontano, non cesso tuttavia di sentirmi figlio di questa terra, e nulla che la riguardi mi è estraneo. Mi rallegro con voi dei successi che riportate e partecipo alle vostre preoccupazioni, dttadini polacchi»! E qui il tono del discorso è cambiato, si è tramutato quasi in una risposta diretta alle parole pronunciate, poco prima, dal Presidente della Repubblica, Alexander Kwasniewski. «La Polonia è cambiata in questi anni - ha esordito il Capo dello Stato -. E' cambiata per il meglio. Pochi credevano che avremmo ottenuto così tanto così in fretta». Kwasniewski ha elogiato Solidarnosc, i comitati di Difesa dei Lavoratori degli Anni '80, e i <anilioni di polacchi» degli anni duri, senza dimenticare il Papa: «che questo risuoni chiaro oggi: non ci sarebbe stato nessun cambiamento senza Vostra Santità e la Chiesa cattolica polacca. Ma quei tempi sembrano lontanissimi, lo sguardo è rivolto altrove: «Una Polonia piena¬ mente indipendente e democratica, una Polonia di una crescita economica che viene riconosciuta dai partners stranieri, una Polonia che non rallenta il passo nelle riforme». Non solo. «La Polonia oggi è un Paese di grandi, nuove chances. Probabilmente per la prima volta nella storia moderna non siamo obbligati a scegliere il male minore, e libertà, sicurezza e sviluppo possono essere il nostro dividendo». Ha concluso: le saremo grati per gli «insegnamenti, incoraggiamenti e avvertimenti». Non ha dovuto attendere a lungo. «Senza dubbio - ha detto il Papa - infonde ottimismo il processo in realtà non facile dell'"apprendimento della democrazia" e il graduale consolidamento delle strutture di uno Stato democratico e di diritto. Vanno registrati non pochi successi nel campo dell'economia e delle riforme sociali, ri- conosciuti dalle prestigiose istanze internazionali». E subito dopo: «Però non mancano anche i problemi e le tensioni, a volte molto dolorosi, che bisogna risolvere con uno sforzo comune e solidale di tutti rispettando i diritti di ogni uomo, e specialmente di quello più indifeso e debole». Un accenno all'aborto, nota dolentissima nei rapporti fra il Papa e il suo Paese, e che certamente tornerà nei prossimi giorni nei suoi interventi. Lungo le strade c'era folla, a dispetto della pioggerella fredda, per dargli il benvenuto. Nel pomeriggio il Papa, che sembra stanco, e tremante, ha celebrato, di fronte alle migliaia di partecipanti al Congresso Eucaristico, una cerimonia ecumenica, chiedendo passi più decisi verso l'unità: «Non basta la tolleranza! Non basta la reciproca accettazione. Gesù Cristo attende da noi un segno leggibile di unità, attende una testimonianza comune». In questi giorni si deciderà se sarà realizzato l'incontro storico del Papa e di Alessio II, Patriarca di tutte le Russie, a Vienna: il primo fra un Pontefice e un Patriarca moscovita dai tempi dello scisma ortodosso. Marco Tosati!