Il '68 degli studenti delusi

Il '68 degli studenti delusi Il '68 degli studenti delusi Hanno scelto la sinistra, ma senza illusioni IL VOTO DEB GIOVANI PARIGI DAL NOSTRO INVIATO La crisi francese vista allo specchio ha il volto dell'Ena, la scuola d'amministrazione degradata da mito formativo a obiettivo polemico («La Gran Bretagna ha l'Ira, la Spagna l'Età, l'Italia la mafia e noi l'Ena», dice il candidato di Chirac al ministero dell'Economia, Alain Madelin). Della fac Pasqua, il primo campus ad alta tecnologia, assediato dagli studenti senza aule e senza computer di Nanterre. E di queste torri di cemento, vetro e soprattutto amianto. Siamo a Jussieu, sulla Rive Gauche, il più grande ateneo della capitale (55 mila studenti, due università, Paris VI e Paris VE). Il 14 luglio scorso Chirac ne aveva annunciato la chiusura: «Per tutelare la salute dei ragazzi occorre togliere subito l'amianto». All'ingresso c'è un pannello con le tappe dei lavori. Data conclusiva: primo giugno '97. Oggi. In effetti non ci sono ponteggi né cantieri. Perché i lavori devono ancora cominciare. Alla torre centrale, vicino alla fontana postmoderna ridotta a triste vasca senz'acqua, gli studenti hanno appeso una scritta: «Danger cancer», pericolo cancro. Oggi, assemblea. Presiede Boris Sonilhac, segretario dell'Unef-Id, l'associazione degli studenti di sinistra. Alle ultime elezioni universitarie la Gauche ha sfondato. Qui a Jussieu è andata oltre il 60%. L'Uni, Unione nazionale interuniversitaria, vicina al partito neogollista, che il settimanale di centro- destra «Le Point» definisce «l'Opus Dei degli atenei», è precipitata al 15%. I giovani, che due anni fa si erano schierati in massa per Chirac, sembrano averlo abbandonato. Gli studenti di Jussieu anticipano le oscillazioni dei francesi. Alla vigilia delle politiche del '93, in facoltà prevalevano disincanto e indifferenza. Poi l'innamoramento per Chirac. Ora Jospin può contare su una buona riserva di voti, anche se Boris il sindacalista non lo ama. «Molti di noi erano alle medie o al liceo quando Lionel era ministro dell'Istruzione, e non ha fatto granché. Chirac, però... Dopo aver promesso di liberare il campus dall'amianto, ha scoperto che non sapeva dove metterci. Poi voleva mandarci in banlieue, in prefabbricati senza laboratori né biblioteche». Ora il presidente del Consorzio per Jussieu, Bernard Dizambourg, ha annunciato che i lavori partiranno in autunno. Dureranno, nel migliore dei casi, fino al 2000. Costo previsto: mille miliardi. Con il rischio, denunciano gU scienziati, di liberare nell'atmosfera milioni di fibre cancerogene. Nell'attesa dell'apocalisse fina- le, Boris e i suoi preparano i primi scioperi contro il nuovo governo, qualunque sia. Spiegano che le occupazioni del dicembre '95, in concomitanza con lo sciopero dei servizi pubblici, non sono servite a nulla. Il rninistro Francois Bayrou ha scucito 500 miliardi per assumere qualche «tutor» e costruire qualche impianto antincendio. Troppo poco, secondo i ragazzi. Che si accalcano in coda allo sportello Mnef, la mutua integrativa, a stipulare polizze sulla sicurezza all'interno dell'università. «Abbiamo paura di tutto - spiega Boris -. Del futuro, delle prospettive che non si vedono, delle industrie che non ci assumono, dei professori che non ci ascoltano, anche perché siamo in 500 per ognuno di loro. Mio padre ha fatto il '68 per chiedere più libertà: libertà di fare, di andare. Noi ne abbiamo fin troppa, e non sappiamo cosa fare, dove andare. Loro gridavano contro il potere che li soffocava. Noi chiediamo che il potere si avvicini, ci prepari un avvenire. E il potere di noi se ne frega». Le statistiche disegnano un quadro meno drammatico. La disoccupazione giovanile, che in Francia supera il 20%, scende sotto il 10 tra chi ha frequentato almeno due anni di università. Quattro studenti su 5 trovano lavoro in meno di 6 mesi. E la grande calamita resta la pubblica amministrazione. Nelle facoltà umanistiche 3 iscritti su 4 lasciano i libri per un posto statale. Chi, dopo almeno tre anni di studi e un severo concorso, entra nel solenne palazzo di rue de l'Université, sede dell'Ena, può ancora dire di avercela fatta. Oggi il palazzo è deserto. Gli allievi, che alternano un semestre a Strasburgo a uno a Parigi, sono impegnati in uno stage di una settimana nei vari ministeri. Presto ci torneranno da funzionari. Che però, agli occhi dei francesi, sono diventati tecnocrati, prigionieri del «pensiero unico», monetarista e burocratico. Queste elezioni hanno tenuto a battesimo il «partito anti-Ena». E Chirac contrappone l'«esprit fonctionnaire» all'«esprit de conquète» di cui vorrebbe animare la Francia. Alla conquista della fac Pasqua, i ragazzi di Nanterre si sono lanciati più volte. C'era la polizia ad attenderli. Il Póle Léonard-deVinci, vero nome del campus che Charles Pasqua ha finanziato con il denaro della Regione di cui è presidente, la Haut-Seine, pare davvero una fortezza, con il torrione bianco e il ponte levatoio che la collega alla Défense. Eric Carlier, direttore della filiale europea, che tiene i contatti con gli atenei gemelli, ci guida alla scoperta delle meraviglie high-tech. Ottocento computer, tutti collegati con Internet. Infoteca con 40 mila volumi e 2 mila cd-rom. Aule ad acustica perfetta. E poi: 5 palestre, 4 ristoranti. Ci sarebbe posto per 5 mila, ce ne sono 2 mila. Christine Allègre, 19 anni, matricola di legge, ci fa strada invece lungo i corridoi di linoleum di Nanterre, un chilometro più in là. Ai tempi di Cohn-Bendit gh allievi erano 18 mila, ora sono più del doppio. Biblioteca di Lettere: 48 posti per 5 mila ragazzi. Seminario nell'aula C, 30 posti: 200 iscritti. Alla fac Pasqua la retta, alloggio escluso, è di 26 mila franchi l'anno (quasi otto milioni di lire), 13 volte più che a Nanterre. AldoCazzullo

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Italia, Parigi, Spagna, Strasburgo