« Non torneremo all'Ottocento »

Non temeremo all'Ottocento « Non temeremo all'Ottocento » «Salverò il modello sociale francese» IL LEADER DEL PS PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Strappare dichiarazioni a Lionel Jospin nella calca di fotografi, cameramen e supporter non è semplice. Dal 25 maggio, il segretario ps conosce solo «marce trionfali» attraverso il Paese. Ma senza trascurare Parigi. Eccolo dunque paracadutarsi a sorpresa sulla rue Monge, dove Line Cohen-Solai ha il suo quartier generale. Sarà forse lei, stasera, la regina rosa della Ville Lumière. Ha costretto al ballottaggio il sindaco Jean Tiberi e Jospin le augura un nuovo miracolo. «Il 30% del primo scrutinio è magnifico. Sono qui per sostenerla nell'ultima battaglia». Vorrebbe parlare solo di madame Cohen-Solai. Ma poi si lascia convincere ad affrontare temi più ampi. Il suo staff gli ha spiegato che Ti¬ beri è vicinissimo, stringe mani lungo i banchi del mercato. Il leader ps vuol evitare l'incontro. Ostaggio nella sezione del V Arrondissement, si piega quindi per qualche attimo al rito. Ormai Jacques Chirac fa campagna per Philippe Séguin. E il suo braccio destro in un futuro governo rpr sarebbe Alain Madelin. Lei si dice scettico sulla bontà della soluzione. Perché? «Li ritengo una "coppia impossibile". S'ingenera solo caos facendo coabitare il meno europeista e il più antisociale nei ranghi rpr-udf. Nessuno può davvero crederli capaci di una vera sintesi. L'unico risultato significativo sarà la confusione». Una pura mossa strategica, allora. Non ritiene che, dopo il «vi ho compresi» di martedì sera, l'Eliseo voglia cambiar politica? «Il 1° giugno i cittadini si faranno guidare nella loro scelta da ragioni grandi e forti. La messinscena delle candidature frettolose non li interessa». Un recupero in extremis a destra... Sorride. «L'elettorato è sovrano. Bisogna aspettare ancora un poco. Io non canto vittoria. E tuttavia che i nostri avversari ce la facciano a invertire la tendenza mi sembra difficile». Per «La Stampa» Jospin evoca anche i temi europei e la «teoria del domino» che vorrebbe contagiosa oltre Manica la vittoria laborista. Alain Madelin vi accusa di «arcaismo», laddove Tony Blair incarnerebbe appieno l'ideologia innovatrice cara a Chirac. Che gliene pare? «Mi viene da ridere. Che un no stalgico di Margaret Thatcher c'insegni la modernità... Occorre fare chiarezza. Blair non ha vinto le politiche perché "liberale". Al contrario, il successo Labour affonda le radici nell'uscita dal thatcherismo. Era la sua promessa agli inglesi. Introduzione di un salario minimo, carta sociale, nuovi impieghi. Ha inoltre difeso il sistema sanitario. Citerei infine le tasse sulle aziende privatizzate. E' liberalismo? domando». Ma allora le critiche sulle vostre reticenze all'Europa del 1° gennaio '99? «Vorrebbero farci smantellare la spina dorsale delle nostre proposte. Cioè il "modello sociale europeo". E' un mixing di istituzioni e meccanismi diversi ma che finiscono per convergere, messo in piedi dalle nostre società negli ultimi decenni. Garantisce un'esistenza collettiva preferibile al cieco liberalismo anglosassone. Intendiamo beninteso modernizzarlo e avanzare nelle riforme. Ma non lo affosseremo certo accampando quale alibi il volerci adattare alla mondializzazione. Nasce proprio qui il braccio di ferro in corso sull'euro. Bisogna sì innovare, ma preservando le comuni battaglie democratiche e sociali. Non è tornando alle regole in vigore nel XIX secolo che varcheremo la porta del Duemila». Lionel Jospin si libera, infine, dall'assedio. Una Renault l'attende fuori. Gorilla, ma nessun flic. Preferisce lasciarli a Jean Tiberi, che gira scortatissimo per evitare aggressioni. Una sgommata e via. Solo clacson, per ora. Sirena e auto blu arriveranno con Matignon. [e. bn.] Lionel Jospin ha riunito la sinistra: comunque vada II voto non sarà considerato sconfìtto. Sopra: un corteo studentesco

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