«Fazio ci ha promesso 3 anni difficili» di Roberto Ippolito

La reazione di industriali e sindacati al discorso del governatore. Fossa: bene per quattro quinti La reazione di industriali e sindacati al discorso del governatore. Fossa: bene per quattro quinti «Fazio ci ha promesso 3 anni difficili» Agnelli: l'Europa è un continente malato, la ripresa è lenta ROMA. La vecchietta cammina piano. Poi finalmente giunge sotto il tempio della moneta in via Nazionale: appena vede Palazzo Koch, costruito a fine Ottocento e sede della Banca d'Italia, si infiamma. E strilla: «Abbasso le tasse». Poi fioccano gli insulti, contro tutti e soprattutto contro il governo di Romano Prodi. La vecchietta credeva di cogliere l'occasione dell'annuale assemblea di Bankitalia per prendere di mira tutto il potere. Ma, per tradizione, quando il governatore Antonio Fazio legge le «considerazioni finali» gli uomini di governo non mettono piede a Palazzo Koch testimoniando l'autonomia dell'istituto. Un'autonomia radicata, tanto che lo scorso 14 maggio ha fatto parlare l'insolita visita di Prodi, invitato a pranzo da Fazio. Quel giorno, stando alle versioni ufficiali, non si è parlato del tasso di sconto che, per il governo, Fazio deve ridurre. E in assemblea il governatore (guardingo sulle prospettive economiche e il risanamento dei conti pubblici) non promette nulla. Fa bene a non annunciare il taglio del tasso di sconto? «Questo è il suo mestiere, non il mio», afferma il presidente onorario della Fiat Giovanni Agnelli. Per Agnelli le «considerazioni finali» danno comunque un messaggio chiaro: «Fazio - dice - ci ha promesso tre anni difficili per problemi difficili come quelli di tutta l'Europa. Nel mondo l'Europa è il continente malato». All'Avvocato «sembra lento» il ritmo della ripresa. Agnelli ascolta in prima fila le parole di Fazio, al suo fianco c'è il presidente dell'Antitrust Giuliano Amato. A Palazzo Koch arriva, come è sua abitudine, guidando lui stesso una Lancia K grigio chiaro. Accanto a lui c'è il presidente del gruppo Cesare Romiti; sul sedile posteriore Ernesto Auci, direttore del quotidiano «Il Sole 24 ore». Entrato nel cortile, Agnelli si incammina verso l'ascensore che si trova sulla destra. E' un ascensore riservato agli ospiti più illustri: gli addetti al cerimoniale selezionano l'accesso. Per esempio può entrare Carlo De Benedetti, ancora primo azionista dell' Olivetti, ma non Taniministratore delegato Roberto Colannino (giunto con lui). A Colannino viene chiesto di rinunciare all'ascensore: «Ancora non mi spetta - scherza - ma ho tempo davanti per maturare anch'io il diritto all'ascensore». Diritto che l'Avvocato non esercita subito: cede il posto a Ottaviano Del Turco, presidente della commissione parlamentare antimafia. In pochi minuti il pomposo salone al primo piano del tempio della moneta, teatro dell'assemblea, si riempie. Ultimo a entrare, prima che Fazio cominci la relazione, è Sergio D'Antoni, segretario della Cisl. E' soddisfatto di avercela fatta: «E' importante che il governato¬ re denunci l'esistenza di due milioni e quattrocentomila lavoratori in nero; regolarizzandoli, cambierebbero i conti dello Stato, pensioni comprese». La cifra indicata da Fazio colpisce anche De Benedetti, seduto (ironia della sorte) in quarta fila insieme aU'amministratore delegato dell'Enel Franco Tato, un tempo plenipotenziario alla Olivetti e ora possibile rivale nei telefonini. De Benedetti osserva che «sarebbe meglio togliere certe rigidità del mondo del lavoro per evitare perversioni» come il lavoro nero. Mentre Fazio parla, fotografi e cameramen si scatenano (i giornalisti ascoltano invece nelle sale accanto con la tv a circuito chiuso). Il governatore si spazientisce, nota che gli operatori quasi legano con i cavi le gambe di Agnelli. Fazio fa segno di intervenire. Quindi sbuffa: «Per favore, non voglio fotografi né telecamere». Commenta Nerio Nesi, responsabile economico di Rifonda¬ zione: «Non è da lui essere così arrabbiato, si vede che è seccato per qualcosa. Forse la ragione è il tasso di sconto: credo sia oggetto di pressioni enormi». Ma, insomma, il tasso va toccato o no? Il presidente della Confindustria Giorgio Fossa ricava l'impressione che Fazio sia «molto cauto». E sottolinea il riferimento «alla manovra del 1997 troppo basata su tagli temporanei e su tasse e non sulle riforme strutturali che sarebbero state il segnale necessario per poter tagliare maggiormente il costo del denaro». Aggiunge Sergio Bilie, presidente Confcommercio: «Se il governatore non diminuisce ulteriormente il tasso di sconto significa che non ha fiducia che ci sia la crescita prevista dal governo». Gli imprenditori ascoltano le «considerazioni», pesando le parole sulla ripresa. In seconda fila ci sono Romiti, Leopoldo Pirelli, il presidente dell'Ili Michele Tedeschi. Colpiscono le osservazioni sulla disoccupazione e il richiamo di Fazio a investire. Osserva Agnelli: «Investimenti ne facciamo molti, spesso però oggi si fanno non per aumentare il personale ma per ridurlo». Il presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera non accetta il richiamo: «Lo stesso Fazio dice che ci devono essere le condizioni per maggiori investimenti, come la maggiore flessibilità». Mentre Fazio sta per finire il discorso, cominciano a lasciare via Nazionale i dipendenti della Banca di Roma e della SicDcassa che protestano per la situazione delle loro aziende. Poi il governatore conclude la fatica, saluta gli ospiti. E va a trovare il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. La giornata era cominciata alle 7 con la Messa, dopo una notte quasi in bianco per limare la relazione. Roberto Ippolito D'Antoni: il governatore ha denunciato l'esistenza di 2 milioni e mezzo di lavoratori in nero Regolarizzandoli tornerebbero in nero i conti dello Stato min I lavoratori di alcune banche protestano davanti alla sede della Banca d'Italia

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