Prodi: non decidono le banche

Prodi: non decidono le banche Prodi: non decidono le banche «L'ultimaparola tocca a Kohl, Chirac e me» PALAZZO CHIGI DICE NO CROMA osa dite? Non ci toccherà mica fare l'Euro senza la Francia e la Germania». Romano Prodi ha tagliato corto con questa battuta, mentre scendeva dalla bicicletta dopo la consueta pedalata del weekend. Ma poi ha specificato ai microfoni del Tg3: «Diverso è il compito dei governatori delle banche centrali da quello dei governanti dei Paesi. La decisione sull'unione monetaria la prenderemo noi, io, Kohl, Chirac e non i governatori delle banche». Dunque, per il presidente del Consiglio, di un rinvio dell'euro, come ipotizzato dal governatore della banca centrale tedesca Hans Tietmeyer, non se ne parla nemmeno. E di un tenore del tutto analogo sono le impressioni dei maggiori economisti, della Confindustria e dei sindacati. Soltanto Rifondazione comunista, per bocca di Fausto Bertinotti, ò apparsa soddisfatta da una simile eventualità. Super partes il presidente d'onore della Fiat, Giovanni Agnelli che, avvicinato a margine dell'assemblea della Banca d'Italia, non si è voluto schierare: «Ho appreso queste ipotesi stamattina, ma non sta a me commentare le ipotesi». La determinazione di Prodi a non mancare l'appuntamento con l'euro trova conforto nella posizione espressa in un'intervista dal ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi: «Bisogna andare avanti, proseguire con costanza. Nessuno di noi ha mai parlato di un rinvio dell'euro, sarebbe la fine del progetto». La pensa allo stesso modo il presidente della Camera, Luciano Violante: «Noi comunque dobbiamo andare avanti», ha detto al termine della commemorazione di Luciano Lama. Nella maggioranza stride solo l'opinione di Rifondazione. «Si sono fatti i conti senza l'oste - ha detto Bertinotti -. Cioè si è pensato unicamente a risanare i bilanci senza rendersi conto che così facendo si producevano crisi economiche in tutti i Paesi europei». E l'opinione del leader viene rafforzata dal parere tecnico dell'economista di partito Nerio Nesi: «Un rinvio dell'euro sarebbe la soluzione migliore». Non dissimile l'opinione di Maurizio Gasparri (an): «Tietmeyer ha trovato il coraggio di dire ciò che tutti pensano ma nessuno dice. Se l'Uem sta dando difficoltà al gigante tedesco figuriamoci al nano Prodi». Al partito trasversale del «vade retro Tietmeyer», invece, si sono iscritti in massa gli economisti presenti all'assemblea della Banca d'Italia. «Si era capito benissimo - ha detto l'ex ministro del Tesoro Piero Barucci che tutto si andava complicando. Si tratta comunque di un mancato rispetto del trattato che richiederà una discussione tra i Paesi firmatari». «Dobbiamo esigere che si rispettino i tempi per l'Europa - ha detto il presidente del San Paolo Gianni Zandano perché restarne fuori significherebbe un grave turbamento». Ma per il segretario repubblicano ed economista Giorgio La Malfa, il duello Tietmeyer-Waigel è un gioco delle parti: «Secondo me Waigel con la rivalutazione dell'oro si proponeva lo stesso scopo: arrivare a un rinvio dell'unione». Chi invece vede questa ipotesi come una tragedia, sono le parti sociali, sia sindacali sia confindustriali. «L'idea di rinviare - ha detto Sergio Cofferati leader della Cgil - rischia di produr¬ re una cancellazione dell'unione monetaria. I fautori dell'Europa monetaria e solo, di quella si stanno muovendo.»'Credoche questa'Sia'una ragione in più per pretendere un rispetto di quanto convenuto». «Io penso che non bisogna prestarsi a queste voci - ha detto il segretario della Cisl Sergio D'Antoni -, è necessario che l'Italia s'impegni per stare nel gruppo di testa». Ancora più categorico Pietro Larizza, numero uno della Uil: «Se Germania e Francia dovessero chiedere un rinvio dell'unione, il governo, dopo tutto quello che è stato fatto per raggiungere i parametri di Maastricht, dovrebbe insistere sulla data del primo gennaio '99». Concorda Giorgio Fossa, presidente della Confindustria: «Un rinvio dell'euro colpirebbe soprattutto gli anelli più deboli della catena e l'Italia lo è. Non abbiamo dunque nessun interesse a rinviare. Ormai il Paese ha fatto tanti sacrifici e dobbiamo assolutamente fare l'ultimo passo per centrare i pa rametri di Maastricht». Raffaello Masci Violante: «Andiamo avanti òòihunque» Solo Rifondazione applaude: sarebbe la soluzione migliore Ciampi: «Nessuno di noi ha mai parlato di slittamenti Sarebbe la fine del progetto» dell'occasiore il primato Parlamento vrano nella nota come questa sia la via giusta per risanare il Paese, poi aggiunge che il rischio d'inflazione c'è sempre e io sono d'accor- CHIGI ROMA Non ci toc fare l'Euro e la Germarodi ha ta questa batndeva dalla la consueta kend. ecificato ai g3: «Diverso governatori flazionca del ne», Prodi: non de«L'ultimaparola to

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