«Rinviamo l'Euro», è bufera a Bonn
Braccio di ferro tra governo e Bundesbank, che smentisce le indiscrezioni dello Spiegel Braccio di ferro tra governo e Bundesbank, che smentisce le indiscrezioni dello Spiegel «Rinviamo l'Euro», è bufera a Bonn Waigel replica a Tietmeyer: non se ne parla neanche BERLINO. Il braccio di ferro senza precedenti fra la Bundesbank e il governo di Bonn sulla rivalutazione dell'oro è giunto ieri a toccare il progetto che più sta a cuore al Cancelliere Helmut Kohl attualmente, l'avvìo dell'Euro al primo gennaio 1999. Il ministro delle Finanze Theo Waigel è stato costretto a scendere in campo per respingere qualsiasi ipotesi di un rinvìo del progetto dopo che l'autorevole settimanale «Spiegel» aveva scritto, sulla base di informazioni avute da sue fonti, che il presidente dell'Istituto di emissione Hans Tietmeyer rompendo un tabù aveva posto la domanda se Francia e Germania non dovessero ritardare l'avvìo della moneta unica qualora non si riuscisse a centrare tutti i parametri di Maastricht. A distanza di alcune ore un portavoce della Bundesbank ha poi smentito che Tietmeyer abbia avanzato «una proposta di rinvio», ma intanto Waigel, il «rivale» diretto nel braccio di l'erro sull'oro, aveva approfittato dell'occasione per riaffermare il primato della politica: «Il Parlamento deve essere sovrano nella sua attività legislativa così come la Bundesbank è sovrana in politica monetaria», ha detto il ministro. Offrendo però così il fianco agli attacchi dei socialdemocratici all'opposizione il cui presidente, Oskar Lafontaine, ha chiesto nuove elezioni senza attendere l'autunno del 1998 quando la legislatura giungerà alla sua scadenza naturale. L'attuale coalizione cristiano-liberale è così divisa, ha detto Lafontaine, da aver perso la capacità di agire e la politica economica e finanziaria del governo Kohl così fallimentare che il ricorso alle urne si impone per il bene della Germania e dell'Euro. Come se non bastasse, gh' alleati liberali del Cancelliere nelle stesse ore hanno minacciato di abbandonare la coalizione se, come anticipato ieri dal giornale domeni¬ cale «Bild am Sonntag», durante una riunione della maggioranza in programma per stasera Waigel cercherà di imporre aumenti tributari per far fronte a disavanzi, stimati secondo il giornale in una somma pari a 20 mila o 25 mila miliardi di lire, che già si profilerebbero nel bilancio 1998. I liberali, un piccolo partito che rappresenta però un puntello indispensabile per Kohl che di¬ spone di appena dieci seggi di maggioranza in Parlamento, da tempo legano le loro fortune politiche agli sgravi fiscali. Ma anche all'interno delle stesse unioni cristiane (CduCsu) del Cancelliere continua un dissenso sotterraneo, alimentato dal conflitto sull'oro e che potrebbe rivelarsi fatale quando, a metà della prossima settimana, il progetto governativo approderà in Parlamento. Tanto che Wolfgang Schaeuble, capogruppo parlamentare del partito e stretto collaboratore di Kohl, è intervenuto con un richiamo all'ordine. In una lettera ai deputati il cui testo viene pubblicato oggi dal giornale domenicale «Welt am Sonntag» Schaeuble difende dalle critiche la decisione di rivalutare le riserve auree fin dall'anno in corso e, echeggiando Waigel, ricorda che la decisione di merito spetta al legislatore «la cui indipendenza non è inferiore a quella della Bundesbank». Tutto, in queste ore, sembra ruotare attorno all'Istituto di Francoforte. Come Kohl, anche Tietmeyer si è chiuso nel silenzio dopo il clamoroso strappo di mercoledì. I suoi collaboratori fanno sapere che il presidente è fuori sede per il fine settimana e che tornerà alla scrivania non prima di domani. Ma di certo il clamore suscitato dalla frase attribuitagli dallo «Spiegel», «Non vi sarebbe la possibilità di giungere, assieme alla Francia, ad un rinvìo della partenza dell'Euro?», è giunto fino alle sue orecchie. Da qualche parte si è avanzata l'ipotesi che Tietmeyer, forte dell'enorme patrimonio di credibilità della Bundesbank, abbia risposto all'affondo sull'oro toccando il sensibilissimo nervo dell'Euro. E il settimanale «Focus» in edicola domani anticipa che i vertici della coalizione di governo stanno considerando la possibilità di giungere ad un compromesso. Alberto Gini Tensioni anche nella maggioranza I liberali: «In caso di nuove tasse per l'Europa noi abbandoneremo la coalizione» min
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