I'ombelico congelato

I/ombelico congelato I/ombelico congelato Per curare leucemie e talassemie NEGLI Anni 60 per curare le malattie del sangue si tentò per la prima volta il trapianto di midollo osseo da donatore sano (trapianto allogenico). Con il tempo si è imparato a ridurre il rischio di rigetto e a utilizzare per il trapianto non solo le cellule midollari ma anche quelle circolanti nel sangue periferico, anch'esse ricche di progenitori staminali, le cellule che garantiscono l'attecchimento. Il trapianto allogenico è quindi diventato una terapia consolidata per leucemie, aplasie, talassemie e altre gravi malattie. Tra il donatore e il ricevente deve però esistere una istocompatibilità, che viene accertata con un test. Purtroppo le barriere di istocompatibilità sono tali che un ammalato che necessiti di trapianto da un donatore sano ha solo il 25 per cento di probabilità di avere un familiare identico. Per offrire al maggior numero di malati la possibilità del trapianto ci si muove in due direzioni. La prima è quella di creare grandi «banche dati» di potenziali donatori di midollo osseo. Su questa base è stato istituito un Registro Mondiale dei Donatori (più di tre milioni di volontari iscritti). Nonostante le dimensioni del Registro, meno del 35 per cento dei pazienti può trovare un midollo identico e in caso di minoranze etniche la probabilità è ancora minore. La ricerca richiede tempi lunghi, non inferiori ai sei mesi, e i costi sono alti. La seconda via consiste nel trapiantare anche soggetti che presentano una istocompatibilità solo parziale. Alla fine degli Anni 80 si è intravista una nuova possibilità per offrire il trapianto a un maggior numero di pazienti pediatrici: utilizzare il sangue del cordone ombelicale. In un articolo pubblicato proprio su «Tuttoscienze» poche settimane fa, Febee Gavosto ha raccontato la storia scientifica che, partendo dagli Anni 70, ha permesso di giungere, negli Anni 90, ad utilizzare il sangue del cordone ombelicale per il trapianto sfruttando l'elevato numero di cellule staminali che esso contiene. Altre caratteristiche peculiari del sangue cordonale sono il ridotto rischio di contaminazione virale e soprattutto l'immaturità immunologica, per cui è possibile eseguire trapianti anche in caso di istocompatibilità solo parziale. Un limite del sangue cordonale è tuttavia legato al suo basso volume complessivo, per cui, pur avendo una maggiore potenzialità emopoietica rispetto al midollo, è stato finora utilizzato principalmente nel trapianto di bambini di peso inferiore ai 30 chilogrammi. Qt ttitih it gQueste caratteristiche, unite al fatto che può essere prelevato dopo il parto senza alcun rischio né per la madie né per il neonato e che quando è congelato è rapidamente disponibile in caso di necessità, rendono il sangue del cordone ombelicale adattissimo per costituire «banche di cellule staminali» per trapianto. Nel novembre 1990 a Torino è stato congelato DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA RACCOLTA SANGUE CORDONE CONGELAMENTO COLLOQUIO INFORMATIVO CON LA MADRE E FIRMA DEL CONSENSO PRELIEVO ALLA MADRE PER ESCLUDERE MALATTIE INFETTIVE E GENETICHE TRASMISSIBILI ESAMI VIROLOGICI, ESAMI BATTERIOLOGICI, HLA E GRUPPO SANGUIGNO, VALUTAZIONE DELLA CELLULARITA' STAMINALE «-»«:■:«■:■:■>:■ >»>:>:'>:':■:•:■:■:<■:■>>:■:■: >\->\<-.-y.-v.-v.->:- : VERIFICA NEGATIVITÀ'ESAMI DELLA MADRE DOPO SEI MESI INSERIMENTO CAMPIONI E DATI NELLA BANCA EUROPEA il primo sangue cordonale. Negli anni successivi si è giunti a una vera e propria banca di sangue cordonale e in parallelo ne sono sorte altre in diverse città (Roma, Milano, Firenze, Padova, Bologna). Su questa base dal 1994 si è costituito il Grace (Gruppo di Raccolta e Amplificazione delle Cellule Emopoietiche), che si è coordinato con altri centri in una banca europea. Torino, fin dall'inizio, ha fatto parte di questa iniziativa. Attualmente sono conservati presso la Banca di Sangue Cordonale di Torino oltre 300 campioni. La maggior parte dei cordoni, oltre 250, sono a disposizione di chiunque nel mondo ne abbia necessità; i rimanenti sono riservati a un nucleo familiare definito. Essi infatti sono di consanguinei di soggetti con gravi malattie per i quali è probabile il trapianto. Non si ritiene opportuno, invece, conservare indistintamente ed esclusivamente per uso personale le cellule di cordone ombelicale in quanto le probabilità di dover utilizzare il proprio sangue cordonale sono una su 60.000. Ma quello che è un discorso non logico, sia in termini organizzativi sia di costi, a livello del singolo individuo, è utile a livello di sanità pubblica. In questo quadro si inserisce l'attività dell'Adisco (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale), una associazione nazionale con una sezione piemontese che ha lo scopo di potenziare le banche per renderle di dimensioni tali da garantire il tra- TIMO® LINFONODI© ANTICORPI (3) PLACENTA 0 CORDONE OMBELICALE (?) pianto a qualunque bambino ne abbia bisogno. L'Adisco promuove anche la ricerca scientifica, volta soprattutto a superare il limite principale del trapianto di cordone: il ridotto volume. La tecnica di espansione in vitro, in cui il gruppo torinese è all'avanguardia, potrebbe portare nel corso degli anni alla possibilità di trapianto del sangue cordonale anche nei pazienti adulti. Delle opportunità terapeutiche derivanti dal sangue de) cordone ombelicale si parlerà venerdì 30 maggio a Torino, Molinette Incontra, in occasione di un convegno promosso dal Comitato Gigi Ghirotti (informazioni: 011-65.68.336). Franca Fagioli Enrico Madori

Persone citate: Associazione Donatrici, Franca Fagioli Enrico, Gavosto, Gigi Ghirotti, Gruppo Sanguigno

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Milano, Padova, Roma, Torino