SCIMMIA, ECCO I TUOI DIRITTI

SCIMMIA, ECCO I TUOI DIRITTI SCIMMIA, ECCO I TUOI DIRITTI Uomo, basta sevizie agli animali GLI ANIMALI E LA RICERCA Stefano Cagno Franco Muzzio pp. 158 L. 22.000 GLI ANIMALI E LA RICERCA Stefano Cagno Franco Muzzio pp. 158 L. 22.000 IVISEZIONE. Una parola che fa venir la pelle d'oca. Che denuncia senza mazzi termini l'uso disinvolto che si fa degli animali in molti laboratori scientifici. Si infliggono spesso torture inutili che provocano sofferenza e dolore. Perché ormai si fa sempre più strada la convinzione che gli animali siano sensibili al piacere e al dolore, che godano e soffrano, anche se in modo diverso da noi. Il capitolo della sofferenza animale si fa sempre più ricco e documentato. Non solo scimmie, cani, topi, cavie, gatti, e in genere animali a sangue caldo, sono sensibili al dolore, ma lo sarebbero perfino i pesci che si dibattono disperatamente quando vengono tolti dal loro elemento naturale, l'acqua. I ricercatori definiscono la loro sofferenza come un senso di angoscia straziante. Un dito puntato contro la crudeltà dei pescatori. In questa nuova ottica è naturale che si parli dei diritti degli animali. E loro paladini sono perfino filosofi come Tom Regan e Peter Singer o giuristi come Silvana Castiglione. Da ogni parte si levano voci brucianti contro tutte le forme di oppressione abusiva che l'uomo esercita da secoli nei confronti degli animali. Ed esce ora un nuovo libro contro la vivisezione, Gli Animali e la Ricerca di cui è autore un medico, Stefano Cagno. Certo, basta metter piede in un laboratorio dove si pratichi la sperimentazione in vivo su scimmie, cani o topolini per diventare antivivisezionisti. Basta entrare in un mattatoio e assistere alla morte violenta di mucche, vitelli, maiali o agnelli terrorizzati per sentirsi stringere il cuore in gola e dar ragione ai vegetariani. Basta visitare uno dei tanti zoo ancora strutturati all'antica, dove gorilla o scimpanzé vengono tenuti in gabbie anguste, dove la tigre, abituata a spaziare in territori enormi, dispone soltanto di pochi metri quadrati di recinto, dove gli orsi bianchi, padroni delle immense distese artiche, nuotano in una minuscola piscina, per rendersi conto che questi animali esotici, strappati brutalmente al loro habitat e al loro branco, soffrono, intristiscono o diventano nevrotici, anche se hanno il cibo a domicilio e magari un partner da amare. Qualche anno fa la voce accorata di Jane Goodall, la studiosa che ha trascorso trent'anni fra gli scimpanzé selvatici, aveva denunciato le condizioni spaventose in cui vengono tenuti nei laboratori questi nostri pelosi cugini. Languiscono per settimane o per mesi in gabbia, poi vengono infettati con il virus dell'Aids o con altri virus. E diventano una sorta di contenitori viventi in cui il virus si conserva e si riproduce. Dacché si è intensificata la ricerca medica sull'Aids è aumentata la richiesta di scimpanzé selvatici che vivono ancora nella foresta equatoriale africana del Camerun e dello Zaire. E l'aumentata richiesta di una specie protetta ha fatto riesplodere il bracconaggio. Il sistema più usato è la fucilazione di una madre che si rifugia terrorizzata su un albero tenendosi stretto al petto il suo piccolo. La scimmia colpita cade a terra agonizzante. Il cucciolo, se non rimane ucciso anche lui, viene catturato. Si calcola che per ogni scimpanzé che giunge vivo a destinazione, almeno otto ne muoiano durante la cattura o durante il fortunoso trasporto. E gli animali domestici? L'uomo che per secoli aveva addomesticato i bovini, limitandosi a nutrirli secondo natura per ricavarne lavoro, carne, latte, cuoio e altri prodotti, ha creato negli ultimi decenni un animale nuovo che ben poco ha da spartire con la specie originaria. E tutto ciò è stato ottenuto con una tecnica allucinante che priva il bovino di ogni contatto con la natura, con i pascoli fragranti di erba tenera, con la tiepida carezza del sole, con l'avvicendarsi del giorno e della notte, con l'alternarsi delle stagioni. E gli ha tolto persino i piaceri fondamentali della vita, come l'accoppiamento e l'allattamento. Sostituiti l'uno dall'inseminazione artificiale, l'altro dalle macchine mungitrici. Il discorso sui maltrattamenti inflitti dall'uomo agli animali sarebbe troppo lungo. Ci sarebbe da parlare dei polli allevati in batteria, delle oche ingozzate a viva forza per ottenere il prelibato paté de foie gras o ancora degli animali costretti a dare spettacolo nei circhi, ammaestrati con sistemi spesso tutt' altro che indolori. Parlare dunque solo di vivisezione mi sembra limitativo. Comunque bisogna essere obiettivi. Se la vivisezione non è stata ancora abolita per legge in nessun Paese, compresa la zoofilissima Gran Bretagna, come ci conferma Cagno nel suo libro, significa che in alcuni settori della ricerca non si sono ancora trovati mezzi sostitutivi della sperimentazione animale. Però le statistiche ci dicono che il numero degli animali impiegati nella ricerca di laboratorio è sensibilmente diminuito negli ultimi anni. E da parte dei ricercatori si fa ogni sforzo per ridurre al minimo la sofferenza dei soggetti. Si cerca di trattare gli animali con più «umanità» se possiamo far uso di questa parola senza ironia. Ma, a scanso di equivoci, una cosa va detta. Se si diventa vegetariani, non basta rinunciare alle bistecche, bisogna anche rinunciare alle scarpe di pelle con suola di cuoio, ai portafogli, alle cinture o agli altri articoli fatti con la pelle degli animali. E, mi domando, quanti sono i vegetariani coerenti fino in fondo? Isabella Lattea Colfmann

Persone citate: Franco Muzzio, Jane Goodall, Peter Singer, Silvana Castiglione, Stefano Cagno, Tom Regan

Luoghi citati: Cagno, Camerun, Gran Bretagna, Zaire