LIGABUE LE ANIME SALVE DELLA VIA EMILIA
INTERISTA INTERISTA LIGABUE : LE ANIME SALVE DELLA VIA EMILIA FUORI E DENTRO IL BORGO Luciano Ligabue Baldini & Castoldi pp. 179 L. 22.000 TORINO E DENTRO IL BORGO Luciano Ligabue Baldini & Castoldi pp. 179 L. 22.000 UELLA faccia un po' così, da indiano saggio, le braccia conserte, il viso acceso da un'idea, una tradizione, un'ora lieta, come se ne incontrano nelle nuvole di Tex, lungo il crinale roccioso o intorno al fuoco. Luciano Ligabue, dopo un fiotto di ed ovvero compact disc andati a ruba («Buon compleanno Elvis»), scocca e manda a segno una freccia narrativa. Un mannello di racconti fuori e dentro il borgo, il suo borgo, Correggio, non lontano da Reggio Emilia. Più fuori che dentro, a dire il vero, anche se un «fuori casa» merita una sosta, ponte com'è fra la chitarra e la penna. E' a Torino, gli capita in sorte di suonare con Mick Taylor degli Stones. Prova, con Mick, le canzoni di Mick. Poi offre i suoi brani, da «Vivo morto o x» all'hit «Certe notti». Mick - eccoci in pagina - «annusa qualche problema. Questa infatti è una canzone che, nella sua apparente semplicità, si fonda su un giro armonico brigoso da mandare a memoria. Inoltre gli accordi da usare sono parecchi, cosa che normal¬ mente ai bluesmen non piace mai più di tanto». Non è un vanesio, Luciano Ligabue, non ama le scorciatoie, le furberie, i soliti sentieri. Non a caso alterna i fogli extrastrong allo spartito: «Sono storie scritte di getto, felicemente, libera¬ mente. La canzone, certo: non la abbandono, la accudisco con la passione di sempre. Ma è un esercizio tirannico, lastricato di tanti, troppi vincoli». Fuori e dentro il borgo esordisce in spazi scapigliati: come «Smemoranda», come «Dire fare baciare». Un volume collettivo, Tondelli e la musica, anticipa il volume d'autore: ospita «Qualcuno tre piani sopra». E' Pier Vittorio Tondelli, anch'egli di Correggio, morto «tre piani sopra», nella stessa casa della star che non è una star: «Era rock la sua fisicità, la sua leggerezza, la sua tossicità, la sua urgenza, il suo ritmo, il suo essere popolare, la sua ansia di vita...». Un narratore delle pianure, Ligabue, mescolato alla terra emiliana, agli umori, alle bizze, alle lune, ai sapori ancestrali, genuini, incorrotti. Via via chiama in scena un'allegra brigata di irregolari, di matte teste zavattiniane e guareschiane e, perché no, palezzeschiane: ci sono l'Ines e il geometra Bodoni, di professione conviventi; c'è il Condor, il macellaio che riconosce al tatto le chitarre, che indovina dal rumore i camion, marca e modello, che si accomiata barando, versione «Amici miei»; c'è Bonanza, «sotto il culo un Gilera 50», che ora si crede il libero del Milan ora Bruce Lee ora un pistolero di Sergio Leone... Un'isola idilliaca, una fetta di paradiso, Correggio? «Le figure che ritaglio si sono salvate, ma il loro è un ceppo che va estinguendosi. Il nostro angolo non è intonso, non è a prova di mondo: i veleni, i fiati, gh' orrori forestieri si infiltrano pure qui. La differenza la fanno gh antidoti, robusti, atavici: l'ironia, i grani di foiba, una disposizione beffarda». Fuori e dentro il borgo, un debito sciolto con il luogo che calamita «le strade blu dell'Ameribassa» («Ora, se avete voglia, possiamo procedere a rete muovendoci fra le strade blu, quelle più nascoste, quelle dove l'America non ha lasciato solo merda ma anche qualche profumo»)? «Nel senso di una testimonianza d'affetto per la fauna che mi ha nutrito, sì» ammette Ligabue, ma non indugiando, subito all'erta, sbarrato alle trappole nostalgiche, giulebbose, campanilistiche. «Fuori e dentro il borgo»: l'esordio del cantautore di Correggio che si ispira al «rock» di Tondelli «Sogni di rock'n'roll» e «Bar Mario», «Balliamo sul mondo» e «Sopravvissuti e sopravviventi», «Urlando contro il cielo» e «Ultimo tango a Memphis», «Seduto in riva a un fosso» e «Lambnisco coltelli rose & pop corn». Sono scampoli, anelli, motivi della colonna sonora di Fuori e dentro il borgo. Parole e note nell'album di Ligabue si rincorrono, si richiamano, si intrecciano, modulando una visione artigianale, domestica, autentica dell'umana commedia. Un'ancora che impedirà Io smacco. Sa, il cantastorie, che il successo è «aleatorio e capriccioso e fuggevole», sa che «verrà per fargb ciao con la manina». Un goccio di lambnisco, nel bar Mario, attende, fedelissimo, di medicare l'eventuale, remoto crepuscolo. Brano Quaranta
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