Eltsin e Kiev, la fragile pace

Eltsin e Kiev, la fragile pace EXURSS Ma resta aperto il problema dell'eventuale adesione dell'Ucraina alla Nato Eltsin e Kiev, la fragile pace Conclusa la rissa per dividersi la flotta MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Eltsin è arrivato a Kiev per quello che il suo portavoce ha definito «il più difficile e più importante atto di politica estera di quest'anno». Cioè perfino più importante del recente viaggio a Parigi per firmare l'accordo con la Nato. Che è tutto dire. E, quanto a difficoltà, la si può misurare con la constatazione che la visita del presidente russo in terra ucraina è stata rinviata per ben sei volte dal 1991, anno primo dell'indipendenza di Kiev, anno primo della fine dell'Urss. E' prevista la firma di quattro importanti documenti, tra cui un patto di amicizia e cooperazione, di validità decennale, che tocca tutti i temi bilaterali, inclusi quelli della sicurezza, e prevede l'impegno dei due Paesi a «regolare tutte le controversie senza fare ricorso alla forza», oltre a vietare ai due partner la firma di alleanze internazionali che vadano a detrimento della sicurezza dell'altro. Una clausola che, senza dubbio alcuno, non mancherà di essere impugnata da Mosca non appena Kiev cercherà di realizzare quello che è l'obiettivo strategico della sua attuale leadership: entrare a pieno titolo nella Nato. Il Cremlino non ha nascosto che si opporrà in ogni modo all'ingresso nella Nato di qualsiasi Repubblica ex sovietica. Perfino a Parigi, qualche giorno fa, firmando il documento solenne d'intesa con l'Alleanza Atlantica, Eltsin ha ribadito che un tale sviluppo comprometterebbe le relazioni tra la Russia e l'Occidente. Il che significa che Mosca considera questa eventualità come tale da recare pregiudizio alla sua sicurezza. Anche in questo caso, dunque, la politica di Mosca sembra procedere a piccoli passi, e contraddittori, verso direzioni sconosciute. L'essenziale, per Eltsin come per Kuchma, è muoversi in armonia con le indicazioni occidentali, poiché l'uno e l'altro sono altamente dipendenti dagli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. E il Cremlino in particolare intende dimostrare a Washington che non metterà a repentaglio in alcun modo l'indipendenza di Kiev. Il viaggio a Kiev serve anche per eliminare finalmente dal tavolo del contenzioso la questione della divisione della Flotta del Mar Nero, che ha avvelenato i rapporti tra le due capitali ex sorelle lungo tutti questi anni. Mosca e Kiev sembrano essersi messe d'accordo sulla spartizione e ciò che più conta per Kiev - il Cremlino si accontenta di «affittare» i moli della Crimea e in particolare di Sebastopoli, senza pretendere in alcun modo alla perduta sovranità sulla penisola. Le cento navi da combattimento russe, insieme agli oltre 1000 natanti rimasti in mano russa, e a circa 30 mila marinai e soldati, resteranno acquartierati in territorio ucraino. A Kiev Mosca concede altre 7 navi da combattimento oltre alle 30 che sono già in suo possesso, e salirà a 115 il numero dei natanti da guerra di supporto logistico, comunicazioni ecc. Questo l'accordo. Ma la prudenza invita a non considerarlo definitivo. Giulietta Chiesa Eltsin con l'ucraino Kuchma

Persone citate: Eltsin, Giulietta Chiesa, Kuchma