«Primo ordine: fare presto» di Francesco Grignetti

«Primo ordine: fare presto» «Primo ordine: fare presto» La strategia del neo-commissario L'EROE DEL LIBANO ROMA. «Il compito che mi hanno dato è di fare bene e fare presto». Il generale Franco Angioni è il nuovo commissario straordinario del governo per l'Albania. A sorpresa, il consiglio dei ministri di ieri l'ha incaricato di «coordinare le iniziative italiane in Albania, finalizzate a supportare le autorità albanesi nel processo di ricostruzione del Paese». Fino al settembre scorso, dopo una lunghissima carriera militare, Angioni è stato segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti. Nella sua vita con le stellette, è stato uomo di azione (comandante di paracadutisti, bersaglieri e incursori), ma anche di stato maggiore (Forza mobile alleata, a Heidelberg; Forze terrestri Nato del Sud Europa, a Verona). Quattro anni fa si era pure candidato a sindaco di Roma, salvo poi ritirarsi. Attualmente era presidente della «Marconi elettronica», industria di armamenti. Torna a palazzo Chigi, dove fu consigliere militare di Ciriaco De Mita dal gennaio al luglio 1989, con un prestigioso inca- rico di commissario. Generale Angioni, a lei che divenne famoso tanti anni fa in Libano, comandante della prima spedizione militare italiana all'estero del dopoguerra, ora tocca l'Albania. Da un Paese disastrato all'altro. Si vede che è destino. Esattamente cosa andrà a fare? «Guardi, il governo ha individuato i settori d'intervento in cui l'Italia, unitamente agli altri Paesi europei, intende agire per cercare di concorrere a portar fuori l'Albania da questo grave momento di crisi. Il commissario straordinario, che poi sarei io, ha la responsabilità di coordinare in ambito nazionale gli sforzi che i singoli dicasteri hanno promosso. Il tutto per rendere più efficace l'intervento». Diciamo un lavoro di armonizzazione. «Certo. I settori sono numerosi: ristabilimento della pacifica convivenza, riorganizzazione della giustizia, organizzazione penitenziaria, istruzio¬ ne, sanità, risorse alimentari, economia, stabilizzazione monetaria, attività più tipicamente sociali. I ministeri interessati sono almeno dodici. E' questo lo sforzo dell'Italia per aiutare l'Albania a uscire dalla sua crisi». Effettivamente l'impressione finora era di tante iniziative ministeriali slegate tra loro. Serviva sicuramente uno sforzo di coordinamento. Questo significa che lei si trasferirà a Tirana? «No, affatto. Il mio impegno rientra in uno sforzo tipicamente nazionale. In Albania ci sarà il ministero degli Esteri italiano che farà da interfaccia tra ciò che l'Italia vuol fare e le autorità albanesi che dovranno ricevere questi aiuti». Lavorerà insomma in stretto raccordo con l'ambasciata. «Può darsi che l'ambasciata nemmeno sia sufficiente, visto che c'è questa concentrazione di sforzi. Molto probabilmente il ministero degli Esteri affiancherà l'ambasciata con una struttura "ad hoc"». Lo da quasi per sicuro. «Sì». Ma lei, generale, è già stato in Albania? Ha fatto qualche viaggio esplorativo? «No, ancora no. E' troppo presto. Devo prima riordinare le idee». Ne avrà parlato con Prodi, però. Il presidente del consiglio le avrà dato qualche obiettivo ben preciso. «Sì, certo. Il presidente mi ha dato personalmente il manda¬ to che poi è stato formalizzato nel consiglio dei ministri. Indubbiamente il primo parametro è il tempo: fare presto. E poi la pacifica convivenza: fare in modo che l'Albania arrivi alle elezioni e che possa scegliere democraticamente i propri rappresentanti». E' già stato fissato un termine per questo suo incarico? «No. Una data non c'è. Ma è chiaro che il tempo gioca un ruolo importante». Lei ora si installa a palazzo Chigi? «No. Avrebbe potuto essere a palazzo Chigi, ina non necessariamente nell'edificio. Comunque l'incarico è strettamente alle dipendenze del presidente del Consiglio. E ci sistemeremo in un ufficio nelle adiacenze». Questo vuol dire che si appoggerà al personale della Difesa e degli Esteri? «Ma nooo, niente affatto. Ci sarà un piccolo staff e in più i rappresentanti dei singoli dicasteri. Un normale comitato esecutivo». Francesco Grignetti «Lavorerò a stretto contatto con Prodi e avrò un mio staff Bisognerà affiancare alla ambasciata una nuova struttura» Il generale Angioni commissario straordinario per l'Albania. Era presidente di un'industria di armamenti

Persone citate: Angioni, Ciriaco De Mita, Franco Angioni, Heidelberg, Marconi, Prodi